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ToggleGli oceani coprono circa il 70% della superficie del pianeta, ospitano la più ampia biodiversità di specie animali e vegetali e rendono possibile la vita sulla Terra. Per questo è fondamentale proteggerli e salvaguardarli.

Che cos’è la giornata mondiale degli Oceani?
La Giornata Mondiale degli Oceani si celebra ogni anno l’8 giugno, in occasione dell’anniversario della Conferenza Mondiale su Ambiente e Sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992. Riconosciuta dalle Nazioni Unite nel 2008, è un momento importante per sensibilizzare l’intera opinione pubblica, ma anche per attirare l’attenzione sulle gravi minacce che mettono a rischio la salute degli ecosistemi marini. In particolare, l’iniziativa vuole sottolineare l’importanza vitale degli oceani per il nostro pianeta: oltre a custodire una straordinaria ricchezza naturale, regolano il clima, producono oltre la metà dell’ossigeno che respiriamo, assorbono l’anidride carbonica, proteggono le coste e offrono cibo e lavoro a più di tre miliardi di persone in tutto il mondo. Sono, per questo, considerati il “polmone blu” della Terra.
L’edizione del 2025
L’8 giugno 2025 la Giornata sarà celebrata a Nizza, in Francia, a ridosso della Conferenza ONU sugli Oceani, che si terrà dal 9 al 13 giugno 2025. L’obiettivo è quello di produrre un ambizioso Piano d’azione per gli oceani, che si basa su 3 priorità principali: completare con successo i processi multilaterali legati alla protezione marina, alzando il livello di impegno globale; mobilitare fondi per l’Obiettivo 14 dell’Agenda 2030 e promuovere un’economia blu sostenibile; infine, migliorare la diffusione delle conoscenze scientifiche legate agli ecosistemi marini, così da guidare decisioni politiche più efficaci.
Il tema scelto per l’edizione di quest’anno è “Wonder: Sustaining What Sustains Us”, ovvero “Meravigliarsi di ciò che ci sostiene, per imparare a proteggerlo”. Un invito a riconoscere il valore insostituibile degli ecosistemi marini e ad agire con urgenza per la loro protezione.

Perché gli oceani sono a rischio?
La salute degli oceani è sempre più compromessa da una serie di fattori, molti dei quali sono strettamente legati alle attività umane.
Una delle minacce più gravi è rappresentata dall’inquinamento da plastica.
Ogni anno finiscono negli oceani milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, e nei casi più drammatici arrivano a formare vere e proprie “isole di plastica”. La più famosa è situata nell’Oceano Pacifico, la Pacific Trash Vortex, ma ormai si sono sviluppate in tutto il Globo.
L’inquinamento marino da plastica è quindi un problema globale, riconosciuto anche dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Nello specifico, l’Obiettivo 14 dell’Agenda 2030, denominato “La Vita Sott’Acqua”, mira a conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine. Anche l’Unione Europea è intervenuta sul tema, adottando azioni rigorose, come ad esempio la direttiva sulla plastica monouso, entrata in vigore nel 2021, che vieta diversi prodotti in plastica monouso e impone ambiziosi obiettivi di riciclo.
Ma la plastica non è il solo nemico per la salute degli oceani. Infatti, anche l’aumento delle temperature sta avendo un impatto sempre più evidente. Come riporta l’ottava edizione dell’ Ocean State Report, nel 2022 il Mediterraneo occidentale ha subito ondate di calore marine senza precedenti. Le ondate di calore marine stanno diventando un evento sempre più comune e distruttivo per gli equilibri degli ecosistemi marini.
Un altro problema sempre più crescente riguarda l’acidificazione degli oceani, causata dall’aumento della quantità di anidride carbonica assorbita dall’oceano. Sebbene gli oceani continuino a catturare una quota significativa di CO₂, la loro capacità di farlo non è illimitata. Intere catene alimentari sono infatti minacciate da questo fenomeno.

Una questione che riguarda tutti
Oggi più che mai è necessario prendere maggiore coscienza dell’impatto delle nostre azioni quotidiane. Tutelare questi preziosi ma fragili ecosistemi è essenziale per la nostra sopravvivenza, ma anche per l’economia, la sicurezza alimentare e la vita di milioni di persone, soprattutto nei Paesi più vulnerabili della Terra.
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