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Addio al premio Nobel Mario Vargas Llosa
AttualitàLibri

Addio al premio Nobel Mario Vargas Llosa

Laura Baiocco
Laura Baiocco
Aprile 20, 2025

Sommario

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  • Scomparso a Lima a 89 anni, lo scrittore peruviano è stato uno dei più importanti romanzieri e saggisti contemporanei e un grande protagonista della rinascita della letteratura sudamericana.
  • La letteratura
  • Non solo Nobel…
  • L’impegno politico
  • Un episodio celebre: la scazzottata con Gabriel Garcia Marquez
  • La corsa alla presidenza, la cittadinanza spagnola e il titolo di Marchese
  • “La letteratura è il simbolo della libertà”: le parole nel 2021 a Più libri più liberi
  • Vita privata: le tre donne di Mario

Scomparso a Lima a 89 anni, lo scrittore peruviano è stato uno dei più importanti romanzieri e saggisti contemporanei e un grande protagonista della rinascita della letteratura sudamericana.

Mario Vargas Llosa, primo peruviano a vincere il Premio Nobel per la letteratura nel 2010, si è spento all’età di 89 anni a Lima domenica 13 aprile. Ad annunciarlo è stato il figlio Álvaro sul suo account ufficiale di X: “Con profondo dolore, rendiamo pubblico che nostro padre, Mario Vargas Llosa, è morto oggi a Lima, circondato dalla sua famiglia e in pace”, ha scritto.

Letterato, accademico, drammaturgo e giornalista peruviano naturalizzato spagnolo, Vargas Llosa è stato paladino convinto di una letteratura intesa come impegno civile e forza capace di trasformare la visione della realtà.

La sua vita è stata lunga e densa di avvenimenti, quasi come quella dei protagonisti dei suoi romanzi. Originario di Arequipa, una città del Perù meridionale, dove nacque nel 1936, ha trascorso i primi dieci anni a Cochabamba, in Bolivia, e ha sempre vissuto tra l’America Latina e l’Europa: a Parigi (dove ha frequentato Sartre, di cui è diventato amico e su cui è tornato nel saggio Tra Sartre e Camus), Barcellona, Madrid, Londra e anche in Italia.

La letteratura

Mario Vargas Llosa negli anni '80.
Mario Vargas Llosa negli anni '80.

Tra i principali esponenti della rinascita della letteratura latino-americana insieme a Gabriel García Márquez, Julio Cortázar, Carlos Fuentes, Jorge Luis Borges e Octavio Paz, cominciò la carriera letteraria nel 1959 con la raccolta di racconti Los jefes (“I capi”), ma il successo arrivò nel 1963 con La città e i cani, considerato il suo capolavoro. Pubblicato in Italia per la prima volta da Feltrinelli nel 1967, il libro è ambientato nell’accademia militare di Lima, frequentata dallo scrittore in gioventù e di cui ha immortalato la ferrea disciplina; in Perù venne bruciato perché considerato dissacrante e fu criticato aspramente dalle gerarchie militari peruviane, che accusarono Vargas Llosa di essere al soldo del governo ecuadoriano. La città e i cani è redatto con una particolare tecnica, in cui narrazione e sovrapposizioni di tempi e piani si alternano in uno stile quasi cinematografico. La stessa tecnica con cui lo scrittore realizzò anche La Casa Verde (1966), nel quale narra le vicende di una ragazza sottratta a una tribù india della regione amazzonica e successivamente fuggita dalla comunità religiosa in cui era stata cresciuta, per diventare prostituta nel più famoso bordello della città di Piura, la Casa Verde. Con questo romanzo Vargas Llosa vinse la prima edizione del Premio Rómulo Gallegos (creato in Venezuela nel 1964 e considerato uno dei premi di narrativa in lingua spagnola più prestigiosi al mondo), battendo la concorrenza di Gabriel García Márquez e di molti altri scrittori importanti.

Nel 1969 pubblica il terzo romanzo, Conversazione nella Cattedrale, un’analisi profonda e senza sconti della storia politica e sociale del proprio Paese, alla ricerca delle origini del suo fallimento sociale, politico e morale.

Mario Vargas Llosa nel 2021 è stato eletto membro dell'Académie française al seggio numero 18, primo membro che non ha scritto nessuna opera in lingua francese, pur parlandola fluentemente.
Mario Vargas Llosa nel 2021 è stato eletto membro dell'Académie française al seggio numero 18, primo membro che non ha scritto nessuna opera in lingua francese, pur parlandola fluentemente.

Più leggeri e densi di humour, seguirono Pantaleón e le visitatrici, romanzo satirico pubblicato nel 1973, e La zia Giulia e lo scribacchino, del 1977, che lo vedono cimentarsi con uno stile diverso da quello dei suoi primi lavori.

Ma la vera vocazione di Vargas Llosa resta la narrazione del potere in tutte le sue forme.

“La finzione è sempre una denuncia, è la prova di una rivolta, perché il romanziere è un ribelle, un uomo indignato per un aspetto o l’altro della realtà” scriveva nel 1969 lo scrittore, e sono molti i suoi romanzi in cui ha denunciato le dittature, i soprusi, il colonialismo. Oltre a quelli già citati, ricordiamo: La guerra della fine del mondo, I quaderni di don Rigoberto, Lettera a un aspirante romanziere, Elogio della matrigna, La festa del Caprone, Storia di Mayta, Il Paradiso è altrove, I cuccioli, Chi ha ucciso Palomino Molero?, Avventure della ragazza cattiva, Appuntamento a Londra, Il caporale Lituma sulle Ande, Il narratore ambulante, Elogio della lettura e della finzione, La Chunga e Il sogno del celta, ispirato alla figura del diplomatico britannico e indipendentista irlandese Roger Casement, grande amico di Joseph Conrad, primo a denunciare gli orrori del colonialismo belga in Congo di cui fu console all’inizio del XX secolo, all’epoca del boom del caucciù. Giungiamo così al suo ultimo romanzo, nel 2024, Le dedico il mio silenzio.

Non solo Nobel…

Mario Vargas Llosa riceve il Premio Nobel per la letteratura nel 2010.
Mario Vargas Llosa riceve il Premio Nobel per la letteratura nel 2010.

Considerato uno dei massimi romanzieri e saggisti contemporanei, Vargas Llosa ha conseguito il Premio Nobel per la Letteratura nel 2010 per «la propria cartografia delle strutture del potere e per la sua immagine della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell’individuo». Appresa la notizia, lo scrittore commentò: “Penso che sia un premio letterario, e spero che me lo abbiano assegnato più per la mia opera letteraria che per le mie opinioni politiche. Ora, se le mie opinioni politiche – in difesa della democrazia e della libertà, e contro le dittature – sono state prese in considerazione, allora è fantastico”. Il Nobel arrivò inaspettato per lo stesso scrittore, che aveva già collezionato nel passato un ricchissimo curriculum di premi, tra cui il Premio Cervantes nel 1994, il più importante per la lingua spagnola, il Premio Príncipe de Asturias de las Letras nel 1986, il Biblioteca Breve nel 1962, il Rómulo Gallegos nel 1967 e il Planeta nel 1993.

L’impegno politico

Il poeta cubano Heberto Padilla (1932-2000).
Il poeta cubano Heberto Padilla (1932-2000).

Se la prima e più profonda vocazione dello scrittore peruviano fu sempre la letteratura (”Non importa quanto sia effimero, un romanzo è qualcosa, mentre la disperazione non è nulla”, era solito ripetere), Vargas Llosa è stato protagonista anche di un impegno politico intenso, che non verrà mai meno nel corso della sua lunga esistenza. Negli anni Cinquanta, Vargas Llosa ha sostenuto apertamente la rivoluzione cubana guidata da Fidel Castro, per poi però distanziarsene e criticarla in concomitanza con il c.d. «affaire Padilla». Il governo cubano, infatti, aveva fatto arrestare e poi costretto a una pubblica autocritica in cambio della libertà il poeta cubano Heberto Padilla, per avere scritto contro la Rivoluzione e il castrismo. A seguito di questo evento, Vargas Llosa e molti intellettuali socialisti e comunisti, tra cui, Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Alberto Moravia, Federico Fellini e altri, firmarono una lettera di critica al governo cubano, rompendo di fatto i loro rapporti e il sostegno a Castro: Gabriel García Márquez, al contrario, fu l’unico a rifiutarsi di firmare questa lettera aperta e questa divergenza di posizioni fu la causa dell’aspra polemica tra lui e Vargas Llosa, che sfociò in rottura drastica tra i due ex amici.

Un episodio celebre: la scazzottata con Gabriel Garcia Marquez

Addio al premio Nobel Mario Vargas Llosa
Gabriel Garcia Màrquez (1927-2014) e Mario Vargas Llosa nel 1967 a Lima.

Più che una vera e propria scazzottata si trattò di un pugno in piena faccia che Vargas Llosa scaricò in un cinema di Città del Messico nel 1976 all’indirizzo del grande amico di una vita Gabriel Garcia Màrquez, per motivi che non sono mai stati chiariti per volontà di entrambi. L’episodio, che segnò la rottura dei rapporti tra i due (anche se non definitiva), potrebbe essere stato causato dal fatto che Màrquez avrebbe consigliato alla moglie di Vargas Llosa di separarsi dopo il presunto tradimento dello scrittore peruviano alla causa di Fidel Castro. Probabilmente non lo sapremo mai…

I due scrittori sudamericani non si sono parlati per oltre trent’anni, avendo troncato definitivamente ogni contatto dopo l’acceso litigio. Solo nel 2007, nonostante Vargas Llosa non avesse avuto ripensamenti sulle sue posizioni anticomuniste, ci fu una parziale riappacificazione, quando lo scrittore peruviano permise la pubblicazione di un suo saggio del 1971, nell’introduzione di una nuova edizione di Cent’anni di solitudine, il capolavoro dello scrittore colombiano.

La corsa alla presidenza, la cittadinanza spagnola e il titolo di Marchese

Addio al premio Nobel Mario Vargas Llosa
Alberto Fujimori, presidente del Perù dal 28 luglio 1990 al 17 novembre 2000. Morto l'11 settembre del 2024.

Negli anni Ottanta, Vargas Llosa rinnegò completamente le idee giovanili abbracciando il neoliberismo. Nel 1987, la destra peruviana si strinse intorno a lui e al suo Movimento Liberad contro il governo dell’Alleanza Popolare Rivoluzionaria Americana (APRA) di Alan García Pérez.

Incominciò così la sua breve carriera politica, culminata con la partecipazione alle elezioni generali del 1990 come candidato Presidente della Repubblica peruviana, ma che lo vide sconfitto dal suo principale rivale Alberto Fujimori.

Nel 1993 Vargas Llosa chiese e ottenne dal governo spagnolo (allora a guida socialista) la cittadinanza spagnola, che acquisì senza dover rinunciare a quella peruviana e nel 2011, un anno dopo il Nobel, fu insignito anche del titolo di marchese dal re Juan Carlos I di Spagna.

“La letteratura è il simbolo della libertà”: le parole nel 2021 a Più libri più liberi

Mario Vargas Llosa a "Più libri più liberi", Roma 2021.
Mario Vargas Llosa a "Più libri più liberi", Roma 2021.

Il Premio Nobel Mario Vargas Llosa nel 2021 fu ospite a Più libri più liberi, Fiera della piccola e media editoria a Roma, per raccontare inediti retroscena del suo Tempi duri, un romanzo in cui lui impone una riflessione profonda su quanto la letteratura sia importante nei tempi incerti in cui viviamo. Un ragionamento cui fanno eco le sue parole rilasciate all’ANSA nel dicembre del 2021: “La situazione che stiamo vivendo ha creato molte incertezze. Durante la pandemia, in cui siamo stati costretti a essere reclusi in casa, molti hanno riscoperto il valore della letteratura. In molti Paesi hanno venduto più libri. La cultura crea sensibilità” spiegò. “Il simbolo della libertà in una società è sempre la letteratura. Quando c’è libertà la letteratura fiorisce e quando viene meno soffre moltissimo” sottolineò Vargas Llosa, aggiungendo che la libertà “è inseparabile dalla letteratura”. Parole che possiamo forse considerare il suo prezioso lascito intellettuale al mondo. La sua eredità è, infatti, un invito permanente a non cedere al conformismo, a mantenere acceso il fuoco della critica e dell’immaginazione, anche di fronte alle tempeste del potere.

Vita privata: le tre donne di Mario

Mario Vargas Llosa con la moglie Patricia Llosa.
Mario Vargas Llosa con la moglie Patricia Llosa.

La vita sentimentale di Vargas Llosa, intensa e complessa, è stata decisamente all’altezza dei suoi romanzi. All’inizio fu Julia Urquidi, una zia acquisita più grande di lui di dieci anni, come avrebbe rivelato nel romanzo autobiografico La zia Julia e lo scribacchino, che Vargas Llosa sposò nel 1955; il matrimonio non durò a lungo, terminando in un divorzio nel 1964. Nel frattempo, Patricia Llosa, una cugina di primo grado che lo scrittore conosceva da sempre, si era trasferita nella casa che Mario e Julia condividevano a Parigi per iniziare a studiare letteratura alla Sorbona: il loro rapporto tra cugini andò ben oltre la parentela e i due si sposarono appena un paio di mesi dopo il divorzio da Julia, nonostante la contrarietà delle rispettive famiglie. Da allora, Patricia è stata la stella polare attorno alla quale ha ruotato l’intera esistenza di Vargas Llosa, la sua roccia e il suo principale punto di riferimento, occupandosi anche di organizzargli gli impegni quotidiani, di fargli da principale critica letteraria e aiutandolo a rivedere tutti i testi che scriveva. Con lei ebbe tre figli: Álvaro (nato nel 1966), Gonzalo (1967) e  Morgana (1974).

Sembrava una fiaba a lieto fine, ma poi, nel 2015, poco dopo aver da poco festeggiato i cinquant’anni di matrimonio, lo scrittore lasciò la moglie per legarsi a Isabel Preysler, regina della vita mondana spagnola, da poco rimasta vedova dell’ex ministro spagnolo Miguel Boyer ed ex moglie del cantante Julio Iglesias. Isabel, ex modella filippina, faceva a tempo perso la giornalista e conobbe Vargas Llosa quando lo intervistò per Hola, oramai decenni orsono. A quei tempi Preysler, archiviata la storia con Iglesias e anche il successivo matrimonio con il marchese di Griñón Carlos Falcó, stava per sposare Boyer, e lei e Vargas Llosa si sono frequentati con i rispettivi partner per anni fino al disvelamento della loro relazione.  

Naufragata la passionale storia d’amore con Preysler nel 2022, Vargas Llosa si riavvicinò all’ex moglie Patricia, con cui ha vissuto a Lima gli ultimi tre anni della sua vita. Nell’ottobre 2023, Vargas Llosa ha pubblicato Le dedico il mio silenzio, il suo ultimo romanzo, dove in prima pagina appariva una dedica che era una dichiarazione d’amore: «A Patricia».

Mario Vargas Llosa con Isabel Preysler.
Mario Vargas Llosa con Isabel Preysler.

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