
Oltre la cartolina: l’anima più autentica della Polinesia Francese
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TogglePolinesia Francese, un viaggio che va oltre la superficie
Ci sono tanti modi per conoscere un luogo. Un po’ come succede con le persone. Ci si può fermare sulla superficie e limitarsi al primo approccio, alla prima impressione: l’estetica di una destinazione. Oppure, si può desiderare di più, decidere di andare a frugare nella sostanza di un nuovo incontro: l’essenza di una destinazione. Sarebbe facile definire la Polinesia Francese un luogo quasi leggendario. Lo stereotipo del paradiso in terra, descritto come uno dei posti più belli del mondo, meta eletta per una luna di miele indimenticabile. Sarebbe facile, è vero, perché la Polinesia è proprio come la si può immaginare: meravigliosa. Una bella che balla. Al contempo, però, questa gemma incastonata nell’oceano Pacifico ha molto altro da raccontare rispetto agli indimenticabili scorci da cartolina che ci si aspetta (e che si troveranno, copiosi!). Ed è proprio il suo volto più genuino, quello meno patinato e pettinato, che vogliamo raccontarvi, accompagnandovi un po’ più vicino all’Anima pulsante di questa Collettività d’Oltremare della Francia, che ha tanto da mostrare. E molto da insegnare.
Benvenuti a Tahiti, più che una semplice accoglienza

Non solo luna di miele, dunque. E, soprattutto, non solo resort esclusivi. La Polinesia che vi raccontiamo non è fatta necessariamente di strutture lussuose, ma certamente di esperienze autentiche, che vi porteranno a contatto con le persone, con il loro stile di vita e le loro antiche tradizioni, immersi nella natura più incontaminata secondo un approccio ecosostenibile volto al totale rispetto dell’ambiente. A darvi il benvenuto non appena atterrati sarà Pape’ete, capoluogo dell’isola di Tahiti, il cui aeroporto fa da hub per spostarsi e raggiungere tutte le altre isole della Polinesia. Avete presente quell’immagine un po’ stereotipata dell’accoglienza polinesiana fatta con le ghirlande di fiori? Bene. Toglietevi dalla testa che sia uno stereotipo: la profumatissima ghirlanda di benarrivato (hei, nella lingua autoctona) è una genuina espressione della cultura locale, simbolo di rispetto e affetto verso il nuovo arrivato.

I polinesiani accolgono i loro ospiti con i fiori e si accomiatano da loro con collane di conchiglie, un portafortuna volto ad augurare buon viaggio e un possibile ritorno nella terra di Tahiti. La prima cosa che quindi apprenderete, una volta arrivati, sarà l’importanza dei boccioli colorati per i suoi abitanti (non è raro incontrare donne e uomini che portano il tiare, la gardenia, appuntato dietro l’orecchio destro se si è liberi; dietro quello sinistro se il proprio cuore è occupato) e, più in generale, la centralità della natura. Che qui non è parte della cultura: è la cultura stessa, è colei che scandisce i ritmi della vita quotidiana, che governa e decide. La natura è saggezza e spirito che pervade ogni cosa. E che respira nel respiro di chi si sintonizza con lei. Siete pronti a fare questo viaggio tutto d’un fiato? Venite insieme a noi in un itinerario all’insegna della sostenibilità, siamo sicuri che anche voi, quando tornerete, proverete un profondo senso di gratitudine e penserete che il mondo sia un posto migliore. In Polinesia Francese, infatti, si crede fermamente nell’Amore e nell’umiltà, si ha fede nella vita e nell’umanità. E si ritiene sia saggio restare ancorati al terreno, a stretto contatto con la Madre Terra. I polinesiani sono un popolo gentile, sorridente e desideroso di condividere la propria cultura (da qualche anno hanno ricominciato a studiare la lingua tahitiana nelle scuole). Girano preferibilmente a piedi scalzi e sono pervasi da un grande senso di gratitudine: mauru’uru (grazie)!
Pa'ea, un battesimo culturale

Atterrerete a Tahiti, dove vi consigliamo di trascorrere almeno due notti prima di partire alla volta di altre isole. Cuore dell’arcipelago, qui la natura è rigogliosa. La mancanza di spiagge di sabbia bianca è compensata da montagne ombrose e ricche cascate ammantate di misticismo. Oltre che da bellissime spiagge di sabbia nera riparate da lagune azzurre. L’atmosfera di fermento del capoluogo Pape’ete (dove troverete negozi, ristoranti, club, spa, hotel, mercati, musei) vi metterà a contatto con le diverse culture sparse nelle isole, che qui trovano un punto di incontro. Tipiche di Pape’ete sono le caratteristiche roulottes sul lungomare, furgoncini per la vendita di delizioso cibo da strada. Da fare anche un giro nel pittoresco mercato Marché de Pape’ete, dove troverete di tutto: dal celeberrimo olio di Monoi per il corpo, a coloratissimi parei, souvenir e articoli locali. Ma se desiderate entrare a pieno nella visione della vita polinesiana, vi consigliamo un’esperienza che molto si avvicina a un viaggio iniziatico, un “battesimo” che riceverete dallo spirito del posto.

Nel comune di Pa’ea, a Tahiti, si trova il Marae di Arahurahu, antico luogo di culto e sito archeologico tra i meglio conservati della Polinesia, dove a luglio si fanno delle ricostruzioni storiche. In questo luogo sacro, immerso nella rigogliosa valle di Tefa’aiti, potrete concedervi un bagno di cultura polinesiana. La Nani Travels propone un percorso di benessere fisico e mentale, che consigliamo ai curiosi e a chi sia aperto a questo tipo di esperienze: dopo una meditazione di benvenuto, sarete accompagnati attraverso la foresta, nella quale conoscerete la colorata vegetazione della valle. Arriverete poi nei pressi di un fiume, dove incontrerete una sciamana che vi darà un nome polinesiano, preparerà con voi uno scrub fatto con pasta di cocco, fiori ed erbe aromatiche raccolti nella valle e vi porterà nell’acqua del fiume per fare un bagno purificatore, prima di condividere del cibo con voi.
Le Isole Gambier: un paradiso remoto

Il viaggio prosegue verso le isole Gambier, destinazione affascinante e piuttosto remota, che si trova 1660 km a sud est di Tahiti. Per raggiungerle, dovrete prendere un aereo che da Tahiti arriverà a Mangareva dopo 4 ore di volo (interrotte da una sosta su un isolotto per fare rifornimento). All’approssimarsi della vostra destinazione, godrete di uno spettacolo incantevole, per cui vi raccomandiamo di scegliere un sedile accanto al finestrino: una barriera corallina punteggiata di minuti motu (isolotti) sabbiosi circonda un piccolo arcipelago di lussureggianti isole montuose, disseminate in una laguna azzurra e trasparentissima (forse la più bella delle isole di Tahiti). Queste isole furono colonizzate tra i secoli X e XIII e la prima missione cattolica della Polinesia Francese, la Congregazione del Sacro Cuore, fu fondata qui nel 1834. Padre Honoré Laval e il suo assistente divennero di fatto i governanti dell’arcipelago, lasciando numerose tracce del loro passaggio, prima di essere allontanati per via di lamentele sulla loro condotta. La gran parte della popolazione delle Gambier abita a Mangareva, nel minuscolo villaggio di Rikitea, capoluogo delle Gambier, e qui vive a stretto contatto con la natura, tra galline e galli che si aggirano liberi per l’isola offrendo, questi ultimi, un puntuale servizio di sveglia cantata verso le 4 del mattino, cani che scortano scodinzolanti i turisti lungo le strade e gatti che sonnecchiano placidi e vi scrutano da sotto i baffi. Inutile dire che gli animali fanno parte integrante delle bellissime famiglie allargate di Rikitea, dove non di rado giovani nonni “adottano” e crescono i nipoti per permettere ai figli di trovare la loro stabilità finanziaria e affettiva. Il maggiore apporto all’economia locale viene dato dall’allevamento di perle: quelle di Mangareva, le “perle di Rikitea” (il cui acquirente maggiore è il Giappone), sono particolarmente pregiate e quasi tutti gli abitanti sono impiegati nella loro produzione.

Ma cosa visitare in questo arcipelago quasi incontaminato e poco abituato alla presenza di turisti? A Rikitea va vista la cattedrale Saint-Michel: andate di domenica mattina e assisterete alla suggestiva messa cantata da una congregazione di devoti, rigorosamente ornati di fiori (soprattutto di ibiscus): se le donne li portano tra i capelli, gli uomini vi guarniscono il copricapo. Suggestivi i resti del Convento di Rouru, che in passato ospitava 60 suore. Quando una baleniera approdava sull’isola, pare che Laval facesse nascondere l’intera popolazione femminile nel convento. Proprio di fronte a Mangareva si trova poi una spiaggia di sabbia bianca lambita da acque turchesi e punteggiata di palme: aderite a una gita organizzata, potrete fare un emozionante snorkelling nell’acqua limpida e calda della laguna (incredibile ma vero: qui le meduse non pungono!). Se amate le escursioni e il trekking, potete percorrere il sentiero che porta alla cima del Monte Duff e che si raggiunge dopo circa 1 ora e 30 di cammino. La fatica della salita sarà ricompensata dal panorama mozzafiato.

Non solo Mangareva: meritano una gita (tutte le guest house ne organizzano) anche le altre isole dell’arcipelago che, oltre a incarnare la tipica immagine paradisiaca delle isole tropicali, conservano alcuni interessanti edifici storici:
- Taravai: oggi i residenti sono appena sette. Vi sorge la chiesa di San Gabriele del 1868, con delle splendide decorazioni di conchiglie. Suggestiva l’arcata che accoglie i visitatori che arrivano dal mare e sulla quale campeggiano due cuori, simbolo della Congregazione del Sacro Cuore.
- Aukena: conserva i resti del periodo missionario, tra cui la torre panoramica esagonale, l’ex seminario dove, nel momento di massima espansione, vi erano 80 seminaristi, e una fornace di calce.
- Akamaru: ospita la maestosa chiesa di Nostra Signora della Pace del 1841.
- Mekerio: è disabitata. Vi campeggiano tre croci lasciate lì dalla Congregazione. Arrivare sulla cima dopo un breve trekking offre una vista impareggiabile su tutto l’arcipelago
Bora Bora: non solo lusso

Bora Bora è così come ve la immaginate: da togliere il fiato. Lo capirete già mentre la sorvolerete dall’alto: una tavolozza di zaffiro, indaco e turchese vi si parerà davanti allo sguardo. La laguna, con il suo fondale sabbioso, infatti, riflette il cielo in infinite sfumature di blu. Il quadro viene completato degli altissimi picchi di basalto ammantati di foresta pluviale del monte Otemanu, vulcano spento. Durante la Seconda Guerra Mondiale, in risposta al bombardamento giapponese di Pearl Harbour nel 1941, gli americani stabilirono a Bora Bora una base di rifornimenti. In quegli anni, fino al 1946, il volto dell’isola venne cambiato: rimangono di quel periodo la pista di atterraggio sul Motu Mute e otto grandi cannoni navali, di cui sette ancora al loro posto. Benvenuti dunque nel paradiso dei bungalow sull’acqua, che qui raggiungono davvero l’eccellenza.

Tuttavia, questa isola non è solo deputata al turismo di lusso e all’ozio: è infatti possibile svolgere diverse attività all’aria aperta e trovare soluzioni per dormire piuttosto accessibili. E se vi venisse in mente di giurarvi amore eterno, tenete presente che, vicino al porticciolo di Farepiti, ci sono i resti di un piccolo marae dove vengono celebrate cerimonie nuziali con rito locale. Un’esperienza che dovrete senza dubbio fare è quella di immergervi nelle acque tiepide dell’isola, lungo la barriera corallina che digrada dolcemente. La ricchissima fauna marina, che comprende anche razze e squali limone, è visibile nelle acque poco profonde della laguna, ma anche all’esterno della barriera, che protegge l’isola dalle maree. Fare un’escursione in barca sarà una delle esperienze più belle di tutto il vostro viaggio: potrete così visitare dei giardini di corallo e nuotare in luoghi altrimenti inaccessibili. Lagoon Service organizza dei tour che vi permetteranno di fare diverse soste per lo snorkelling insieme alla fauna marina (squali compresi!) e per attraversare un colorato coral garden. Indimenticabile il pranzo che farete su un motu seduti su tavoli con i piedi nell’acqua trasparente dove nuotano tanti pesci colorati. Che volete di più? Forse restare più a lungo!?
Ra'iatea: il cuore spirituale della Polinesia
Dopo pochi minuti di volo, atterrerete da Bora Bora a Ra’iatea. Montuosa e imponente, quest’isola emette un’energia misteriosa; è la seconda per grandezza dell’Arcipelago delle Isole della Società, dopo Tahiti, ed è considerata il centro spirituale del Triangolo Polinesiano. L’assenza di spiagge è compensata dalla presenza di tanti piccoli motu di soffice sabbia bianca con alte palme e dalla vasta laguna circondata dalla barriera corallina dove campeggiano incantevoli giardini di corallo. Qui si trova il vasto Marae Taputapuatea, costruito nel XVII secolo in onore di ‘Oro, dio della guerra: era in passato il tempio tradizionale più importante della Polinesia e, secondo molti, emana ancora un forte potere e magnetismo. Tutti i marae costruiti sulle altre isole dovevano incorporare una delle pietre del Taputapuatea, come simbolo di fedeltà e appartenenza spirituale.

Come per Tahiti, anche a Ra’iatea potrete fare un viaggio spirituale oltre che un’immersione nello stile di vita locale. Se siete aperti a questo tipo di esperienze, vi consigliamo di trascorrere la vostra giornata al Niu Shack, un universo, più che un luogo, che porta a contatto con lo spirito della natura e anche con il proprio. Condotto da Vicky (Victorine Tihopu) e da sua figlia Eva, questo posto, oltre che meta per una sosta giornaliera, è anche una guest house che sorge nella valle di famiglia: Tepuhapa. Durante il vostro soggiorno potrete fare attività come yoga e meditazione, ricevere dei meravigliosi massaggi polinesiani, curare la vostra pelle con degli scrub al cocco e dei tonificanti bagni nel fiume adiacente. Soprattutto, potrete seguire una deliziosa alimentazione vegana preparata dalla signora Vicky con i prodotti del suo orto. La storia di questa donna vi sarà da ispirazione: dopo un cancro e la fine del suo matrimonio, Vicky era rimasta senza alcuna entrata economica. Senza perdersi d’animo, ha deciso di tornare nella tenuta della sua famiglia e di vivere in perfetta simbiosi con la natura, ha chiamato sua figlia che è tornata dalle Hawaii per aiutarla e che ora gestisce la comunicazione della loro struttura che offre pace, sollievo per lo spirito e bellezza per il corpo. La guest house è alimentata da energia solare e da quella idrica prodotta dal fiume adiacente. Un perfetto esempio di ecosostenibilità.
Taha’a: l'isola dell'orchidea
Circondata dalla stessa laguna di Ra’iatea, Taha’a è però molto diversa, essendo composta da colline basse e pittoresche e ricordando, nella sua forma, un’orchidea. È celebre per la sua dolce vaniglia profumata (per una visita a una piantagione vi consigliamo quella di Fare Vanira), e per l’allevamento di perle (visitate una factory e fatevi spiegare il processo di produzione di una perla; ce ne sono diverse sull’isola, una molto bella è nella baia di Apu). Qui la vita scorre placida e tranquilla. Una strada costiera asfaltata segue quasi tutto il perimetro dell’isola, il molo principale è a Tapuamu, mentre Patio è la cittadina più grande. Interessante scoprire il processo di produzione di rum locale: alla Pari Pari Rhum Factory (www.domaineparipari.com/) potrete vedere la distilleria e fare una degustazione del loro pregiatissimo rum. Le baie di Taha’a si prestano particolarmente per l’ancoraggio e, quindi, per un soggiorno in barca. Vista l’assenza di spiagge, vi consigliamo vivamente di provare l’esperienza del catamarano nella laguna di Ra’iatea e Taha’a: con Tahiti Yacht Charter potrete affittare diverse soluzioni, che includono anche una persona a bordo addetta a cucinare ottimi piatti polinesiani.

La ricca cucina polinesiana
La cucina locale è un vero piacere per il palato, mix di influenze francesi, cinesi e polinesiane: i piatti possono essere conditi con la besciamella, ma anche con la salsa di soia o con il latte di cocco. Un paradiso per gli appassionati di pesce, ma anche per i vegetariani che qui gusteranno verdura e frutta saporitissime. Chi ama la carne potrà ordinare nei ristoranti i migliori tagli della Nuova Zelanda. Una nota speciale va al pesce d’altura: tonno, pesce spada e mahimahi (lampuga) sono la base di piatti molto saporiti. Il poisson cru, insalata di pesce crudo al lime con la crema di cocco, è squisito, così come il korori (ostrica perlifera) che viene cucinata in tantissimi modi. Da provare anche i firi firi, ciambelline fritte con il latte di cocco: buonissime.
Dove dormire e dove mangiare
- A Tahiti: Te Moana Tahiti Resort, dove vi consigliamo di provare il ristorante.
- A Mangareva: Pension Bianca & Benoit. Un’allegra guest house a gestione familiare con alcuni bungalow con pareti di bambù intrecciato che, dalla collina, affacciano sulla laguna. La mezza pensione è praticamente indispensabile e non ve ne pentirete, poiché la cuoca è davvero brava. Mangerete insieme a Bianca e agli altri ospiti. Il kokori, l’ostrica perlifera, è l’ingrediente principale dell’arcipelago e qui viene cucinato in molti modi.
- A Bora Bora: ottimo il ristorante La Villa Mahana, in un’ambientazione molto curata. Da provare anche il Saint James, che affaccia sull’acqua e prepara deliziosa cucina polinesiana.
- A Ra’iatea: Niu Shack, se amate il contatto con la natura e con le persone del luogo, questa guest house è un posto incantevole sia per soggiornare che per mangiare.
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