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ToggleIn concomitanza con le celebrazioni del Giubileo e fino al 6 luglio, Palazzo Barberini ospita 24 capolavori (più uno) di Michelangelo Merisi (1571-1610), detto il Caravaggio. Una mostra senza precedenti, che brilla per prestiti internazionali, esposizioni inedite e aperture eccezionali
“Epocale, faraonica, non replicabile”, così è stata definita Caravaggio 2025 da Clement Thomas Salomon, il direttore di Palazzo Barberini. E, per descrivere la mostra evento dedicata a Michelangelo Merisi e allestita dal 7 marzo al 6 luglio presso le Gallerie Nazionali di Palazzo Barberini a Roma, aggiungeremmo altri due aggettivi: imperdibile e (probabilmente) non prorogabile.
Ventiquattro opere che arrivano da tutta Italia (Napoli, Milano, Firenze), ma anche da tutto il mondo (Stati Uniti, Spagna, Irlanda) e che si stagliano sul fondale scuro di un allestimento semplice ed elegante articolato in quattro sale.
Considerando che il catalogo ufficiale delle opere Caravaggio oscilla tra quaranta e poco più di sessanta opere, è evidente come questa mostra vanti una concentrazione di tele altissima e probabilmente irripetibile.
Il percorso, curato da Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Clement Thomas Salomon, è prevalentemente cronologico, ma si presta anche a una lettura “trasversale” seguendo il tema delle molteplici committenze della vita dell’artista milanese, grazie alla puntuale presenza di didascalie “ragionate”.
Esposizioni inedite e aperture straordinarie

Prima di avventurarci nel tour virtuale delle sale, vi anticipiamo che tra i tanti capolavori esposti ce n’è anche uno del tutto inedito: L’Ecce Homo, la tela più attesa. Perduta e ritrovata recentemente a Madrid in modo del tutto fortuito, è qui esposta per la prima volta in assoluto in Italia.
Come se non bastasse, in via del tutto eccezionale, Caravaggio 2025 offre la possibilità, inclusa nel biglietto d’ingresso, di visitare il cinquecentesco casino Boncompagni Ludovisi, a quattrocento metri di distanza da Palazzo Barberini. Qui si trova la venticinquesima opera della mostra, Giove, Nettuno e Plutone, l’unico dipinto murale eseguito da Caravaggio nel 1957 su committenza del cardinal Francesco Maria del Monte, l’uomo che fu il primo e più appassionato mecenate-protettore dell’artista, e normalmente inaccessibile. Nel casino fu attivo dal 1621 anche Guercino, che qui dipinse il celebre affresco de L’Aurora e sarà possibile ammirare anche quest’opera (il Casino, infatti, è conosciuto pure come Casino dell’Aurora).
La prima sala – Le opere giovanili

La prima sala si apre con lo splendido Bacchino, prestato dalla Galleria di villa Borghese, che va ad affiancare il Narciso, padrone di casa a Palazzo Barberini (la cui attribuzione a Caravaggio è considerata dubbia), e il Ragazzo che monda un frutto, che dovrebbe essere un’opera giovanile, proveniente dalle collezioni reali inglesi, solo una fra le tante versioni esistenti di questo soggetto.
Il magnifico quadro intitolato I Musici, prestato dal Metropolitan di New York, è uno dei più celebri, belli e interessanti della produzione di Caravaggio. Il soggetto è amoroso, con tanto di giovane Eros nudo con ali e faretra a sinistra, e rappresenta quattro efebiche figure maschili. In una, sullo sfondo, c’è chi ha riconosciuto un autoritratto dell’autore; in un’altra c’è chi ha rintracciato le fattezze dell’allora sedicenne Mario Minniti, amico intimo e «coinquilino» di Caravaggio.
In sequenza abbiamo anche I Bari, un altro dei prestiti internazionali arrivato dal Kimbell Art Museum di Fort Worth, Texas. Un capolavoro che si associa, per soggetto e dimensioni, alla Buona ventura, celebre opera giovanile di Caravaggio che al contrario non viene da molto lontano, provenendo dalla Pinacoteca Capitolina. L’opera apparteneva, anche questa al cardinal del Monte, che ospitò a lungo Caravaggio nella sua casa, il palazzo detto «Madama» oggi sede del Senato della Repubblica.
Seconda sala – I due Maffei a confronto e tre tele per una sola modella

La seconda sala ci offre una novità assoluta, la possibilità di ammirare in un raffronto ravvicinato i due Maffeo Barberini, il futuro papa Urbano VIII, primo proprietario di palazzo Barberini e committente di Caravaggio. Uno dei due ritratti, noto ed esposto più volte, è di proprietà dei principi Corsini di Firenze, imparentati con i Barberini. L’altro invece, sempre appartenente a una collezione privata, è esposto per la prima volta in assoluto e lo Stato italiano ne sta trattando l’acquisto.
Non meno interessante è il confronto tra tre opere qui esposte, L’estasi di Santa Caterina che arriva dal museo Tyssen Bornemisza di Madrid, Giuditta che taglia la testa a Oloferne di Palazzo Barberini e La Maddalena (con Marta) tela prestata dal Detroit Institute of Art. Tutti e tre questi soggetti, infatti, sono stati realizzati da Caravaggio utilizzando la stessa modella, che un’ipotesi molto suggestiva vorrebbe identificare in Fillide Melandroni, prostituta e celeberrima cortigiana del tempo, di cui si dice sempre che Caravaggio sia stato amante. Quel che è sicuro è che Fillide fu legata a Ranuccio Tomassoni, l’uomo che Caravaggio uccise nel maggio 1606 destinandosi così per sempre a una vita da fuggiasco.
Terza sala – Il leggendario Ecce Homo ritrovato

La terza sala si colora di un rosso porpora per far da sfondo ai temi evangelici e legati alla Passione di Cristo. Dalla National Gallery di Dublino arriva La Cattura di Cristo nell’Orto, dalla Pinacoteca di Brera La Cena in Emmaus, ancora al centro domina la Flagellazione di Cristo, in prestito dal Museo Capodimonte di Napoli, e si prosegue con il meraviglioso Davide e Golia di Villa Borghese, con il celebre autoritratto di Caravaggio che deforma il suo volto nella testa mozzata di Golia.
Ed è in questa sala che viene esposto, come dicevamo, per la prima volta il leggendario Ecce Homo, il quadro attribuito a Caravaggio e frutto di un rocambolesco ritrovamento in Spagna. Ci sono voluti tre anni per giungere ad attribuire a Michelangelo Merisi un olio su tela di 111 x 86 centimetri che l’8 di aprile del 2021 comparve all’interno di un anonimo lotto d’asta da Ansorena, con la dicitura “scuola di Ribera” e una ridicola quotazione di 1.500 euro. Da allora, una serie di specialisti di pittura italiana del Seicento, capitanati da Cristina Terzaghi (una delle curatrici della mostra), si sono dedicati a rintracciare documenti e prove pittoriche per suffragare quella che, in origine, era solo un’intuizione visiva, ma che sembrava convincere quasi tutti. Attualmente l’opera è conservata nel museo del Prado di Madrid e, con l’attribuzione a Caravaggio, il suo valore è schizzato a 30 milioni di euro.
Quarta sala – Il Martirio di Sant’Orsola, l’ultimo Caravaggio

Per richiamare l’incarnato vitreo di Sant’Orsola che va al martirio, l’ultima sala si tinge di grigio. Facente parte della Collezione Intesa Sanpaolo (Gallerie d’Italia, Napoli) e da poco restaurato, Il Martirio di Sant’Orsola fu commissionato da Marco Antonio Doria in onore della figliastra Anna Grimaldi, monaca in un monastero di Napoli con il nome di Orsola, ed è considerato probabilmente l’ultimo quadro dipinto a Napoli dal pittore poco prima dell’ultimo, fatale viaggio di rientro verso Roma, nel 1610.
Il giallo del Caravaggio perduto e che (probabilmente) non rivedremo mai più

Se grazie alla mostra di Palazzo Barberini ci sarà possibile ammirare quadri mai esposti o che difficilmente avremmo potuto vedere (al netto di viaggi all’estero anche piuttosto impegnativi), dobbiamo ricordare che, purtroppo, c’è una tela di Caravaggio che quasi certamente non rivedremo mai più. È una grande tela di 268 cm per 197, una Natività, l’unica dipinta dall’artista, che un mercante di Siena gli commissionò nel 1600 per portarla in Sicilia. Approdata a Palermo, restò per 369 anni nell’oratorio di san Lorenzo poiché, accanto alla Madonna, Caravaggio pose proprio Lorenzo e Francesco D’Assisi.
Nel 1969, il 18 ottobre nella notte di San Luca, il quadro sparì dalla faccia della Terra e qualsiasi tentativo di ritrovarlo si è rivelato vano. Caricato in fretta su un furgoncino della frutta, l’opera è svanita nel nulla e ne restano solo il telaio e pochi brandelli. Un vero e proprio giallo, un mistero irrisolto per spiegare il quale sono state fatte ipotesi fantasiose (che sia stato divorato dai topi), ma anche tragiche, perché le indagini, di cui si è occupato anche l’FBI, propendono per un furto su commissione e per conto della mafia.
Informazioni pratiche

DOVE
La mostra Caravaggio 2025 si tiene a Roma, presso Palazzo Barberini, in via della Quattro Fontane, 13.
QUANDO
Dal 7 marzo al 6 luglio 2025.
ORARI
Da domenica a giovedì 9:00-20:00, venerdì e sabato 9:00-22:00. Il lunedì la mostra è aperta solo per il pubblico organizzato.
BIGLIETTI
La prenotazione è fortemente consigliata e il biglietto è nominativo.
Intero € 18,00
Ridotto € 15,00: 18 – 25 anni.
Ridotto € 12,00: possessori di Gallerie Nazionali Pass e convenzioni.
Ridotto € 9,00: dipendenti Intesa e Soci ALI.
Integrato € 25,00: Mostra Caravaggio 2025 e ingresso Gallerie Nazionali di Arte Antica (valido 20 giorni dal primo utilizzo per visitare Palazzo Barberini e Galleria Corsini).
Integrato ridotto € 17,00: 18 – 25 anni, mostra Caravaggio 2025 e ingresso Gallerie Nazionali di Arte Antica (valido 20 giorni dal primo utilizzo per visitare Palazzo Barberini e Galleria Corsini).
Gratuito: Minori di 18 anni, scolaresche e insegnanti accompagnatori dell’Unione Europea (previa prenotazione), studenti e docenti di Architettura, Lettere (indirizzo archeologico o storico-artistico), Conservazione dei Beni Culturali e Scienze della Formazione, Accademie di Belle Arti, dipendenti del Ministero della Cultura, membri ICOM, guide e interpreti turistici in servizio, giornalisti con tesserino dell’ordine, portatori di handicap con accompagnatore; personale docente della scuola, di ruolo o con contratto a termine, dietro esibizione di idonea attestazione sul modello predisposto dal Miur.
VISITE RISERVATE
Possibilità di organizzare eventi e visite in mostra fuori orario. Per informazioni e dettagli: caravaggio2025.eventi@cultura.gov.it
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