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ToggleStanchi delle solite maschere? Allora seguiteci alla scoperta delle quattro tradizioni di Carnevale più curiose e originali del Vecchio Continente. Una è in Italia...
L’etimologia della parola “Carnevale” non ha un’interpretazione univoca, ma secondo l’ipotesi più accreditata deriverebbe dal latino “carnem levare”, ovvero “eliminare la carne”, dal momento che indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di Carnevale (il martedì grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.
Se l’origine della parola Carnevale non è certa, quella della festività in sé è avvolta ancor più nel velo scuro della notte dei tempi. I caratteri della celebrazione del Carnevale, infatti, trovano le loro origini in festività antichissime, come per esempio le “Dionisie” greche e i “Saturnali” romani, durante le quali si rompevano e ribaltavano temporaneamente le gerarchie sociali e ci si abbandonava al divertimento sfrenato, allo scherzo e anche alla dissolutezza.
Celebrato tradizionalmente in tantissimi Paesi con tripudio di maschere e meravigliose sfilate di carri allegorici, il Carnevale è la festa della trasgressione per eccellenza. Proprio per questo, in alcune località si sono sviluppate delle tradizioni autonome del tutto originali. Ve ne raccontiamo quattro tra le più particolari d’Europa.
La "Battaglia delle arance" a Ivrea, in Piemonte

Per scoprire una delle tradizioni carnevalesche più stravaganti non dobbiamo andare poi molto lontano. Basta dare un’occhiata al Carnevale di Ivrea, considerato il più antico Carnevale storico d’Italia e nel corso del quale si svolge la cosiddetta “Battaglia delle arance”, un appuntamento storico attesissimo che chiama ogni anno migliaia di visitatori da ogni dove (quest’anno dall’1 al 5 marzo).
Ma di cosa si tratta? La “Battaglia delle arance” è una spettacolare rievocazione di una tradizione di Ivrea, che affonda le sue radici nel Medioevo ed è legata a un’antica leggenda. La storia narra di una giovane donna che, opponendosi allo “ius primae noctis”, uccise il signorotto locale, dando così il via a una rivolta popolare. Ed è proprio questo spirito di ribellione che viene ancor oggi rappresentato simbolicamente in questa battaglia a colpi di agrumi, che mette in scena la lotta tra il popolo, rappresentato da quelli che lanciano le arance a piedi, e le guardie del signore tiranno, impersonate da coloro che invece lanciano le arance sfilando sui Carri da Getto. Uno spettacolo unico che mixa folklore popolare e divertimento sfrenato e che trasforma le vie della città in un coloratissimo campo di battaglia. Ma niente paura, le arance utilizzate (più di quattro milioni) sono solo quelle che non possono essere destinate a un uso alimentare, quindi nessuno spreco!
“El Entierro de la Sardina” (“Il funerale della sardina”) a Murcia, in Spagna

Spostandoci non troppo lontano, in diverse città della Spagna, ma in particolare a Madrid e Murcia, scopriamo che qui il Carnevale si conclude con una cerimonia davvero divertente e singolare: “El Entierro de la Sardina” (“Il funerale della sardina”). Si tratta di una processione burlesca in cui viene simbolicamente sepolta una sardina, rappresentando la fine del periodo di festa e l’inizio della Quaresima. Una vera e propria parodia di un rito funebre che unisce umorismo e tradizione religiosa.
A Murcia questa tradizione ha delle caratteristiche originali. La prima è la data in cui si festeggia, ovvero una volta terminata la Settimana Santa, proprio alla fine della settimana successiva (quest’anno si celebra il 26 aprile). L’origine di questa “stranezza” risale al 1850, quando un gruppo di studenti formò un corteo presieduto da una sardina che simbolizzava il digiuno e l’astinenza, per rivivere la festa che si faceva nel Carnevale.
La festosa parata è organizzata da una trentina di gruppi di “sardineros”, che hanno il compito anche di animare la città durante i giorni precedenti alla sfilata. In particolare, la notte precedente, dal balcone del municipio, viene letto addirittura il testamento di “donna Sardina”, nel quale si commentano con umorismo i fatti di attualità politica e sociale.
Il giorno successivo si svolge la grande parata, che consta di due elementi diversi: la prima parte, quella iniziale, mette in campo giganti e testoni, comparse e “charangas” (bande di musica popolari); la seconda parte è tutto uno sfilar di carrozze, dedicate alle divinità dell’Olimpo, da dove vengono lanciati sul pubblico migliaia di giocattoli. La rappresentazione della sardina viene scortata dalla folla fino al luogo in cui verrà bruciata, nel bel mezzo di uno spettacolo di fuochi artificiali e di un’enorme festa popolare che termina solo con le prime luci dell’alba.
Busójárás a Mohács, in Ungheria

Il Carnevale di Mohács, pittoresca cittadina ungherese adagiata sulle rive del Danubio, è conosciuto localmente come “Busójárás”.
I protagonisti indiscussi dei festeggiamenti sono i “Busó”, uomini misteriosi e a dir poco spaventosi che indossano maschere di legno e costumi tradizionali realizzati dalla maestria degli artigiani locali. Questi stranissimi personaggi sfilano per le strade della città, facendole risuonare al tradizionale grido “bao-bao”, dando vita a uno spettacolo molto suggestivo. La sfilata dei “Busò” è accompagnata da musica tradizionale, balli e canti e trasforma le solitamente tranquille strade del paese, in un’esplosione di folklore.
È una festa che mescola l’allegria dirompente tipica del Carnevale con la ricca eredità culturale ungherese e le sue origini sono molto antiche. La leggenda vuole che, durante la guerra contro i Turchi nel XVII secolo, i soldati ungheresi e gli abitanti di Mohács ricorsero a una tattica, ovvero di spaventare gli avversari a morte. Una notte, vestiti con pelli di capra, maschere di legno dipinte col sangue e con tutti gli armamentari che ora fanno parte del costume tradizionale dei “Busó”, si avvicinarono all’accampamento nemico con le barche dal fiume, riuscirono a cogliere i Turchi di sorpresa e a terrorizzarli così tanto che scapparono per sempre a gambe levate.
I buongustai saranno lieti di sapere che a Mohàcs il Carnevale è una festa dei sensi a trecentosessantacinque gradi, perché le strade si riempiono anche di bancarelle che offrono un’occasione imperdibile per assaporare le prelibatezze culinarie ungheresi, come succulenti piatti di carne e il famoso vino della regione. Anche le ciambelle sono grandi protagoniste di questa festa: dolci, salate, vuote o ripiene… dipende solo dai gusti!
Carnevale di Aalst, in Belgio

Se vi trovate nelle Fiandre tra il 2 e il 4 marzo, non potete perdere assolutamente il Carnevale di Aalst, riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio culturale immateriale. Le sue origini risalgono ai tempi medievali ed ha come elementi caratterizzanti l’umorismo irriverente e le parodie satiriche, che denunciano senza reticenze questioni politiche, ma anche culturali e sociali.
Tutto ha inizio la sera del sabato, quando un umoristico consiglio comunale consegna una chiave della città a un finto “Principe del Carnevale”. Il giorno successivo, domenica, la celebrazione inizia ufficialmente con un’imponente parata lungo le vie della città. I carri allegorici sono più di cento e migliaia sono le persone mascherate che li accompagnano danzando per le strade. La parata, che dura quasi cinque ore, ha l’intento dichiarato di ridicolizzare i politici locali e stranieri.
Il lunedì, i Gilles (figure simili a clown vestite con zoccoli e abiti ricamati con simboli araldici tipici del Belgio e in particolare della cittadina di Binche, anch’essa famosa per il Carnevale) mostrano la loro tradizionale “Danza della Scopa” nella Piazza del Mercato, un rituale che scaccia i fantasmi dell’inverno. Nel frattempo, il finto Principe e il suo comitato danno inizio al “Lancio della Cipolla”: lanciano cipolle alla folla dal balcone del municipio. Cento cipolle contengono numeri vincenti della lotteria con il premio principale che è una cipolla d’oro.
Si conclude in bellezza il martedì grasso, con un’altra parata durante la quale gli uomini si vestono con abiti femminili, indossano seni finti e usano accessori vari e stravaganti come corsetti, ombrelli rotti e pellicce. Alla fine, una gigantesca marionetta, che simboleggia il Carnevale stesso, viene incendiata nel centro della città. Un rituale catartico con cui ci si lascia i bagordi alle spalle e ci si prepara a tempi più austeri.
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