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ToggleEsercizi commerciali aperti o chiusi nei giorni festivi? Torna l’eterno dibattito che divide la politica e le associazioni di categoria. Questa volta la proposta di chiudere tutto arriva da Fratelli d’Italia e in particolare da Silvio Giovine della Commissione Attività Produttive, depositata alla Camera dal capogruppo Giangaleazzo Bignami. In realtà si sta parlando di 6 giorni all’anno (25-26 dicembre, 1 gennaio, la domenica di Pasqua, 1 maggio e 15 agosto) e solo di negozi e supermercati. Esclusi dalla proposta bar, ristoranti e i punti vendita all’interno di aeroporti e stazioni di servizio. Per i trasgressori scatterebbe una multa da 2 mila a 12 mila euro e, per i recidivi, l’obbligo di chiusura per 10 giorni. «Non si tratta di un provvedimento né di destra, né di sinistra, ma semplicemente di buon senso», è il commento di Silvio Giovine. «È dal 2012 – spiega – che il decreto “Salva Italia” del governo Monti ha tolto ai Comuni e alle Regioni la possibilità di decidere sulle aperture festive. La ratio del provvedimento è di incidere soprattutto sulla qualità della vita dei lavoratori, migliaia di impiegati che hanno tutto il diritto di poter trascorrere queste giornate di festa con le proprie famiglie».

Cosa ne pensa Confesercenti
Scettiche le associazioni di categoria che spostano l’attenzione sulle reali sfide di oggi che non sono più tra il piccolo negozio di vicinato e il grande centro commerciale ma tra tutti questi e l’e-commerce globale. «Bisogna riconoscere dunque – spiega Confesercenti – che il contesto odierno è profondamente cambiato; la vera sfida concorrenziale proviene dal confronto tra il retail fisico e le piattaforme di e-commerce, le quali, grazie alla loro struttura multinazionale e ai vantaggi fiscali, distorcono la competizione.» «La liberalizzazione degli orari e dei giorni di apertura delle attività commerciali – sottolinea ancora Confesercenti -, prometteva un incremento dei consumi. La realtà è stata ben diversa con un trasferimento di quote di mercato dai piccoli ai grandi; in tal modo si è moltiplicato l’effetto desertificazione e il risultato più tangibile è stato un aumento delle difficoltà per i lavoratori e una maggiore pressione concorrenziale sui piccoli negozi, che non dispongono delle risorse per sostenere aperture continue. L’imposizione di chiusure obbligatorie non cambierebbe le carte in tavola.»

L'opinione di Federdistribuzione
La pensa allo stesso modo il presidente di Federdistribuzione Carlo Buttarelli che tuttavia si dice disposto a collaborare, pur paventando il rischio che le chiusure potrebbero spostare ancora più clientela sul web. Per Mario Resca, presidente di Confimprese, si tratterebbe invece di una proposta totalmente anacronistica: «Invece di andare avanti facciamo passi indietro. Il ritorno alle chiusure festive dei negozi sarebbe un danno enorme perché metterebbe a rischio troppi posti di lavoro. Vanno invece giustamente tutelati i lavoratori con turni sostenibili, giorni di riposo e incrementi retributivi per il lavoro festivo». Per Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, «gli esercizi commerciali svolgono un ruolo cruciale nel mantenere vivibili e accoglienti le città, e non va dimenticato il fondamentale ruolo sociale e di presidio alla sicurezza». Barbieri attira l’attenzione anche verso i tanti piccoli Comuni che proprio nei giorni festivi attraggono turisti. Opinione fortemente negativa quella del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali che chiede di tutelare i consumatori e i lavoratori: «L’industria dei centri commerciali genera un impatto, in termini di occupazione, di quasi 750 mila addetti – precisa il presidente Roberto Zoia – Senza contare che è proprio nei giorni festivi che registriamo il flusso più elevato di presenze, che contribuisce in modo determinante alla sostenibilità economica degli operatori.»

La proposta Di Maio nel 2019
Ci aveva già provato lui, Luigi Di Maio, quando era ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali nel governo Conte I. Allora la proposta era un meccanismo di turnazione con il 25% delle attività commerciali aperte e tutte le altre chiuse a turno. I dirigenti di Eurospin sentirono di appoggiare la proposta dichiarando di voler mettere al primo posto «la qualità della vita dei dipendenti del gruppo, sapendo che questa migliorerà se la domenica sarà dedicata agli affetti e alla famiglia. Consapevoli anche del fatto che non ci sarà alcun ritorno negativo sui profitti. È bello che qualcuno si ricordi che il profitto non è tutto e che la felicità dei lavoratori è un valore anche per l’azienda». Oggi un assist del genere viene da Ernesto Dalle Rive, presidente di Ance-Coop: «Crediamo che un numero molto limitato di chiusure festive obbligatorie possa essere un compromesso possibile tra le istanze dei lavoratori e l’esercizio di impresa senza generare disservizi per i consumatori e senza ledere i principi di liberalizzazione che ci hanno sempre visto favorevoli».
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