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La natura selvatica dei pappagalli
Un tripudio di piume coloratissime e suoni vivaci: sono sempre di più quelli che scelgono di dare alla propria casa – e alla propria vita – una vena di esotica allegria, grazie alla presenza di un pappagallo o di una cocorita. Siamo ormai talmente abituati a vederli chiusi nelle loro gabbiette, o a sentirne il cinguettio provenire da qualche appartamento, che spesso ci dimentichiamo della loro natura selvatica. Il fatto che questi volatili non siano addomesticabili, o che comunque lo siano molto meno rispetto a cani, gatti e altri animali da compagnia, spesso porta i padroni a pensare che non si tratti dell’uccello giusto per loro, e di aver avuto la sfortuna di trovare un esemplare con un carattere particolarmente difficile da trattare. Per molti, quindi, la soluzione più ovvia è sceglierne un altro. Che grave e ingiusto errore! È vero, questi pennuti richiedono molte attenzioni e qualche sacrificio – anche a livello economico il loro mantenimento potrebbe rivelarsi impegnativo – ma sono uccelli dotati di grande intelligenza e sensibilità, in grado di affezionarsi ai loro padroni ed esserne ottimi compagni di vita. Bisogna solo avere la pazienza di andare incontro alle loro necessità e di impegnarsi a creare un ambiente che gli permetta di crescere al nostro fianco, in modo sereno.

Le specie comunemente adottati
Di questi uccelli variopinti e chiacchieroni, capaci di farci viaggiare con la fantasia più di tanti altri animali – e forse è proprio per questo che ci piacciono tanto – ci sono moltissime specie. Quelle che vengono proposte in commercio sono le più comuni, e sicuramente tutti avremo già sentito parlare di Inseparabili, Parrocchietti e del pappagallo Cenerino. Quest’ultimo, originario dell’Africa, è di medie dimensioni e prende il nome dal suo piumaggio color della cenere. La coda può essere rossa o marrone, a seconda della sottospecie di cui fa parte, così come il becco può essere sia nero che color avorio. Fra tutti, il Cenerino è il vero e proprio giullare di corte (tanto che anche il Re Enrico VIII d’Inghilterra lo aveva scelto come suo animale domestico), insuperabile nelle imitazioni.

È un tipetto tosto, sempre attivo e instancabile e, siccome si annoia facilmente, ha bisogno di molte attenzioni: è un eterno bambino di cui ci si deve prendere cura.
I più romantici fra noi non potranno non essere affascinati dagli Inseparabili. I “lovebirds”, come li indicano in inglese, devono i loro nomi al fatto che, quando due di loro si incontrano, poi non si lasciano più. Vanno infatti a creare un legame indissolubile, che durerà per tutta la loro vita – che in media è di 10 o 15 anni – e che li porterà a prendersi cura l’uno dell’altro, soffrendo terribilmente in caso di separazione. Sono solitamente verdi e piccoli (circa 13/17 cm) e fra i più facilmente addomesticabili. Con un po’ di pazienza, potremmo insegnar loro a starci tranquillamente appoggiati sulla spalla, o addirittura a fischiare.
I più allevati al mondo, però, sono i Parrocchietti, conosciuti anche con il nome di Cocorite. Simpatici e socievoli, questi pennuti originari dell’Australia sono fra gli uccellini domestici più apprezzati , secondi solo ai canarini. Il perché è facilmente comprensibile, se si pensa che il loro nome scientifico significa “pappagallo melodioso”. Sono di piccola taglia, con becco robusto e piumaggio variopinto. Originariamente erano verdi, ma adesso è possibile trovarne di tutte le sfumature del blu, del viola, del bianco e ti tante altre tonalità.
Animali estremamente intelligenti e pieni di spirito, dunque, e proprio queste loro caratteristiche li rendono complessi e non sempre facili da prendere.
Linguaggio non verbale
Conoscere il linguaggio del corpo del proprio pappagallo è fondamentale per poterlo comprendere a pieno e prevenire che abbia comportamenti spiacevoli nei nostri confronti. Dobbiamo soffermarci sugli occhi e sui movimenti della testa, estremamente mobile, e delle piume. Per esempio, se il pappagallo ha la coda aperta, le pupille ristrette e le piume della testa sollevate, vuole farci capire che non è il momento migliore per avvicinarci a lui. Rispettando il suo bisogno ci eviteremo qualche beccata.
Educare un pappagallo e gestire comportamenti problematici.

Si dice che i pappagalli mordano, distruggano la casa e facciano un gran rumore. A voler essere onesti, non si può negare che tutto questo possa accadere, ma si tratta di atteggiamenti che nascono da una cattiva, se non mancata, educazione da parte dei padroni. È bene ricordarlo: i comportamenti degli animali sono sempre influenzati dal clima che li circonda, e sta a noi umani fare in modo di evitare che si creino situazioni per loro spiacevoli.
Se troppo chiassosi, dunque, facciamogli capire che ci sono altri modi per attirare la nostra attenzione, mentre se mordono significa che abbiamo invaso il loro spazio, e che non siamo stati in grado di cogliere gli altri segnali che hanno precedentemente usato, per provare a comunicarcelo. Come? Con il linguaggio del corpo, fondamentale da capire per convivere serenamente con loro.
Per quanto riguarda la casa, invece, un buon metodo per evitare che facciano qualche danno, non appena li lasciamo liberi di sfogarsi, è non tenerli sempre in gabbia e fare in modo che non si annoino. Anche se cresciuti in cattività e di piccole dimensioni, i pappagalli hanno bisogno di poter allargare spesso le ali e sentirsi liberi di giocare.
Iperattivi e curiosi, i pappagallini domestici non sono animali per tutti e, per averne uno, è necessario avere un caratterino tosto almeno quanto il loro. Tutto vero, ma se riusciremo a educarli e a prenderli per il verso giusto, si riveleranno capaci di dare moltissimo amore e coloreranno di gioia le nostre case.

Considerazioni da fare all’acquisto di un pappagallo.
La prima cosa da fare, al momento dell’acquisto di un pappagallino, è scegliere un buon allevamento. Cerchiamone uno serio, che venda soltanto piccoli autonomamente e completamente svezzati – lo svezzamento è un momento molto delicato e se non sia ha alcuna esperienza rischiamo di provocare gravi danni. Controlliamo, poi, che ci venga fornita tutta la documentazione adatta alla sua detenzione, come previsto dalle norme della CITES, e in particolare la Dichiarazione di nascita che serve a dimostrare che l’animale sia nato in cattività.
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