
Conflitto Pakistan – India, dopo i bombardamenti raggiunto accordo di pace
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ToggleAd annunciare l’accordo è il presidente Usa Donald Trump in seguito a una escalation del conflitto Pakistan – India che ha preoccupato tutti, considerato l’arsenale atomico a disposizione delle due nazioni
Lo scontro ha subito una nuova impennata per una rivalità mai sopita tra le due nazioni, arrivate alla guerra in più riprese nel corso della storia, in cui si contano almeno 4 momenti di lotta armata, tra cui la guerra cruenta del 1971, finita con la creazione del Bangladesh. Oggi il rischio, solo potenziale al momento, era quello di uno scontro atomico. Da diverse settimane infatti, il nuovo conflitto avveniva con scambi di droni armati, con l’esercito pachistano all’attacco con almeno 400 droni di fabbricazione turca capaci di arrivare a 36 siti nel Jammu e Kashmir.
I rapporti internazionali dei due Stati

La veemenza degli attacchi e le intenzioni dei due Stati di non fermarsi hanno portato a una riposta delle grandi potenze, come la Cina che ha esortato l’India a non alzare l’asticella del conflitto: «Invitiamo con forza sia l’India che il Pakistan a dare priorità alla pace e alla stabilità, a mantenere la calma e la moderazione, a tornare sulla strada della risoluzione politica attraverso mezzi pacifici e a evitare di intraprendere azioni che possano aumentare ulteriormente le tensioni», aveva affermato un portavoce del ministero degli Esteri cinese dopo che il premier indiano Narendra Modi aveva dato carta bianca all’esercito. La guerra è pure uno scontro che ha delle ripercussioni internazionali: ad avallare l’azione del Pakistan c’è infatti la Turchia, che fornisce i droni alla nazione di Islamabad, mentre la Cina, che da un lato con il governo invita alla pace, rappresenta il maggior fornitore di aerei. Dall’altro lato l’India si rifornisce dalla Russia, altro Paese che ha messo in crisi la stabilità internazionale e, per i droni, da Israele, oggi in guerra per il controllo della Striscia di Gaza.
Il cessate il fuoco

Lo scacchiere internazionale è quindi in una fase critica, considerando le già presenti guerre e le alleanze dichiarate o non dichiarate, sotto l’ombra del gigante arsenale nucleare posseduto dalle due nazioni. L’accordo di pace, che non risolve però l’eterno conflitto tra i due Stati, arriva dopo che il Pakistan aveva lanciato missili contro le basi indiane in Kashmir e Punjab come risposta ai bombardamenti di New Delhi che a sua volta aveva preso di mira basi militari pakistane. Anche il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, aveva esortato alla pace le due nazioni: «Assieme ai miei colleghi ministri del G7, in rappresentanza di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America, e l’Alto rappresentante dell’Unione Europea – ha dichiarato in una nota – ho firmato una dichiarazione per condannare fermamente l’atroce attacco terroristico di Pahalgam del 22 aprile. Invitiamo India e Pakistan a dare prova della massima moderazione. La continua escalation militare rappresenta una seria minaccia per la stabilità regionale. Siamo profondamente preoccupati per la sicurezza dei civili da entrambe le parti. Chiediamo un’immediata de-escalation – ha esortato Tajani – e incoraggiamo entrambi i Paesi ad avviare un dialogo diretto per giungere a una soluzione pacifica. Continuiamo a monitorare attentamente gli eventi ed esprimiamo il nostro sostegno a una risoluzione diplomatica rapida e duratura». Appelli, come quello di Tajani, che sono serviti per un cessate il fuoco arrivato nel pomeriggio di oggi.
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