Uova rotte nel paniere per Fabio Fazio: dopo il caso di Chiara Ferragni, anche il conduttore televisivo finisce sotto i riflettori per le sue uova di Pasqua griffate.
Se pensavate che il caso che ha travolto Chiara Ferragni, prima con il pandoro e poi con le uova al cioccolato, fosse stato l’apice delle polemiche zuccherine, vi sbagliavate di grosso. La primavera ci regala, infatti, un’altra delizia mediatica: un nuovo caso delle uova di Pasqua… con sorpresa polemica. E indovinate un po’? Questa volta nel pentolone ci finisce Fabio Fazio, il re del garbo in TV.
Ma cosa è successo?
Il noto conduttore televisivo di Che tempo che fa è finito al centro di una controversia riguardante l’azienda Lavoratti 1938, che Fazio aveva rilevato due anni fa salvandola dal fallimento. L’azienda, che produce uova di Pasqua di alta gamma (un uovo può costare anche 80 euro, per intenderci!), è stata multata per 100.000 euro a causa di irregolarità nell’etichettatura dei prodotti, in particolare per l’uso improprio di indicazioni geografiche protette come DOP e IGP su ingredienti generici. Il Codacons ha richiesto così il risarcimento per i consumatori coinvolti.
Fazio e Ferragni, uniti da un insolito destino
Ricordate quando, qualche tempo fa, Chiara si presentò da Fazio per la sua prima intervista dopo il pandoro-gate? Fu un momento chiave: tra sguardi intensi, silenzi pesati e frasi da ufficio stampa, sembrava quasi una confessione a bassa voce davanti a un prete molto elegante.
E ora, ironia del destino, è proprio Fazio a ritrovarsi… con la glassa sulle mani. Qualcuno potrebbe pensare che sia una sorta di “karma pasticcere”: prima ospiti la regina del rebranding dolciario che per un ormai famoso “errore di comunicazione” ha scambiato la beneficenza per un’operazione commerciale, poi ti ritrovi anche tu in mezzo a una tempesta di cioccolato e malintesi.
La vicenda ricorda, infatti, proprio il precedente caso Ferragni, coinvolta in una controversia per la promozione di pandori e uova di Pasqua con finalità benefiche non chiaramente specificate. L’imprenditrice digitale ha affrontato le accuse per pubblicità ingannevole, poi ha raggiunto un accordo con le associazioni dei consumatori, pagando una somma significativa e donando a cause benefiche... Ma a settembre andrà comunque a processo.
Operazione verità
Il problema, ça va sans dire, è tutto nella trasparenza. Entrambi i casi hanno sollevato interrogativi sulla necessità di essere chiari nelle iniziative commerciali con o senza finalità benefiche. Le critiche, infatti, anche nel caso di Fazio, si sono concentrate sulla necessità di comunicazioni veritiere: è fondamentale garantire chiarezza e onestà nella comunicazione con il pubblico, per mantenere la fiducia dei consumatori.
Nel caso specifico di Fazio, controlli a sorpresa dei Nas hanno scoperchiato la pentola (anzi, lo stampo) del cioccolato. A finire sotto la lente, come dicevamo, le etichette. Promettevano ingredienti pregiati e certificati — pistacchi di Bronte, nocciole di Giffoni, sale di Trapani — ma dentro le uova e le praline c’erano versioni più “generiche” e senza marchio DOP o IGP.
Insomma, sembrava cioccolato da passerella, ma era più da discount gourmet. Risultato? Multa da 100mila euro (poi scontata a 62.400 per buona condotta aziendale) e sequestro di 6.600 confezioni tra uova di Pasqua, praline e tavolette.
La reazione di Fazio
Al momento Fazio non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali. L’azienda, però, ha emesso una nota che spiega l’accaduto: «Tutte le nostre materie prime, a cominciare dal cioccolato, sono di altissima qualità e attentamente selezionate. La sanzione amministrativa ricevuta ben quattordici mesi fa, riguarda un’etichettatura relativa alla Nocciola Tonda di Giffoni, ritenuta non conforme dal nucleo dei Carabinieri.
La sanzione è stata sanata e il packaging regolarizzato immediatamente – precisa l’azienda – Per quanto riguarda invece il pistacchio, sono state riscontrate 44 tavolette e 62 vasetti di crema, su una produzione di migliaia di pezzi, in cui è stato utilizzato erroneamente del pistacchio siciliano privo della dicitura DOP, perché si trattava di pistacchio acquistato per prove tecniche, a differenza di tutte le altre nostre produzioni in cui viene regolarmente impiegato pistacchio certificato Dop.
Ci dispiace profondamente per questo attacco frontale e gravemente lesivo dell’immagine dell’azienda, per il quale ci riserviamo ogni azione legale – conclude la nota -. Nonostante sia sempre più difficile fare impresa in Italia, continueremo a lavorare con la stessa cura, trasparenza e serietà che da sempre ci contraddistinguono».
Il Codacons non molla
Intanto il Codacons non molla: «Una vicenda – denuncia – che coinvolge un numero imprecisato di consumatori, spinti all’acquisto attraverso presunti messaggi ingannevoli in etichetta. Per tali motivi stiamo studiando le azioni risarcitorie da intraprendere contro l’azienda Lavoratti e contro Fabio Fazio che, secondo quanto emerso, all’epoca dei fatti risultava presidente del CdA, e invitiamo tutti i consumatori che prima del febbraio 2024 abbiano acquistato cioccolatini, tavolette, praline, uova di pasqua e altri prodotti con ingredienti Dop e Igp riportati in etichetta a rivolgersi alla nostra associazione per tutelare i propri diritti e chiedere il giusto risarcimento danni».
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