
Flop referendum, i votanti fermi al 30%. Lontano il raggiungimento del quorum
Per votare i quesiti del referendum si è recato alle urne il 30,56%, degli aventi diritto al voto. Un dato lontano dalla soglia del 50% + 1 dei voti, utili per l’abrogazione delle leggi. Esultano i partiti di centrodestra.
Non è stato raggiunto il quorum del referendum abrogativo sui temi di cittadinanza e lavoro. I votanti si sono fermati al 30,56%, un dato lontano dalla soglia del 50% + 1 dei voti, utile per l’abrogazione delle leggi. Un risultato che porta a festeggiare i partiti di centrodestra e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e segna una sconfitta dei partiti di opposizione al Governo, promotori, insieme a Cgil e associazioni, dei 5 quesiti del referendum. “Avete perso” è il primo messaggio di Fratelli D’Italia che sui social esulta con una foto dei leader dell’opposizione sostenitori dei referendum, Riccardo Magi, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli, Elly Schlein e Nicola Fratoianni. “L’unico vero obiettivo di questo referendum – si legge nel post diffuso sui social – era far cadere il Governo Meloni. Alla fine sono stati gli italiani a far cadere voi”. A questa esultanza fa eco il partito di Forza Italia: “Il fallimento dei referendum voluti dalla CGIL di Landini, dal M5S, dalla sinistra radicale, a cui si è accodato il PD che ormai è diventato la brutta copia di AVS e dei 5 Stelle, è una buona notizia per l’Italia – afferma Raffaele Nevi, vicepresidente vicario dei deputati e portavoce nazionale di Forza Italia – Dimostra che gli italiani hanno archiviato definitivamente lo scontro tra lavoratori e imprenditori che si voleva riproporre”.

I quesiti su cui sono espressi i cittadini e le cittadine volevano abrogare la disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti che si applica alle aziende con più di 15 dipendenti, una norma introdotta nel 2015 con il Jobs Act del governo Renzi. Il secondo quesito proponeva di cancellare i limiti massimi previsti per l’indennizzo nei casi di licenziamento illegittimo nelle piccole imprese. Il terzo quesito riguardava una stretta sui contratti a tempo determinato, stabilendo il ricorso solo in presenza di determinate condizioni. L’altro quesito voleva abolire una norma del 2008 e dare maggiori responsabilità ai committenti sugli infortuni. Mentre l’ultimo quesito riguardava la cittadinanza, al fine di ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza necessari per poterla richiedere.
Secondo i primi scrutini si sono espressi in favore del “sì” tra l’86 e l’88% dei votanti per i primi 4 quesiti. Diverso l’esito dell’ultimo quesito sulla cittadinanza, dove i favorevoli si attestano intorno al 63%.

In una battaglia diventata politica, il governo aveva invitato i suoi sostenitori a non votare, come ha fatto la stessa presidente del Consiglio che ieri era andata al seggio senza ritirare le schede. “Sapevamo che non sarebbe stata una passeggiata – ha detto il numero della Cgil Maurizio Landini – in un Paese in cui c’è una crisi democratica evidente, assumere la questione della democrazia e della partecipazione come elemento centrale. Consideriamo questa esperienza molto importante, un investimento, un inizio di un lavoro che non può assolutamente terminare”. Questo risultato non inficia la sua posizione, spiega poi Landini, che ribadisce la volontà di rimanere al proprio posto e di confrontarsi con tutti i partiti.
Il fallimento del quorum porta di nuovo in auge la valenza del referendum proposto in questo modo in una Italia dove sempre meno gente si reca alle urne. In questo senso va la proposta dell’associazione “Basta quorum” per abolire la soglia dai referendum abrogativi previsti dall’articolo 75 della Costituzione. La raccolta firme per questa causa è stata depositata alla Corte di Cassazione: “Continuare a mantenere il quorum significa abolire i referendum”, spiegano i proponenti. Sui costi del referendum si concentrano invece i partiti di destra: “Forse bisogna cambiare la legge sui referendum – ha detto il numero uno di Forza Italia, Antonio Tajani – servono probabilmente più firme, anche perché abbiamo speso tantissimi soldi per esempio per portare centinaia di migliaia, milioni di schede per gli italiani all’estero che sono tornate bianche”.
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