
In questo articolo
ToggleGabriele Rossi senza filtri
L’intensità della vita si riflette nei volti di chi sceglie di raccontarsi senza filtri, proprio come Gabriele Rossi. Attore, produttore e artista dal cuore pulsante, Gabriele si muove con eleganza tra le ombre del noir del suo ultimo film Buio come il cuore e le luci della quotidianità, esplorando i temi universali del dolore, dell’amore e della resilienza. In questa chiacchierata ci ha accompagnato in un viaggio che intreccia la sua arte e la sua anima, rivelando pensieri profondi e passioni autentiche, con una sincerità che vibra a ogni parola.
Ha messo in luce il suo lato oscuro

Il film esplora i lati oscuri della psiche umana. Se si guarda dentro, quali sono i suoi e come riesce a farci i conti?
«I lati oscuri sono parti di noi che è importante illuminare e lo dico con la consapevolezza del percorso di psicoterapia che seguo da anni. Spesso tendiamo a tenerli nascosti, ma quando li porti alla luce accade qualcosa di grandioso. I miei lati oscuri sono traumi e ferite che devo ancora affrontare; sono la base del nostro carattere, delle esperienze che ci segnano. Credo che il segreto sia imparare a convivere con il proprio buio, senza temerlo».
Il noir spesso esplora il conflitto tra ciò che appare e ciò che è. Quanto di Gabriele Rossi nella vita reale resta nascosto agli occhi del pubblico?
«Il mio disvelamento al pubblico è avvenuto quando il mio ex compagno (Gabriel Garko, ndr) fece coming out, trascinandomi in un vortice mediatico che ha messo al centro un aspetto della mia vita di cui non avevo parlato. Credo di essermi svelato molto e mi sento coerente con quello che mostro. Certo, il gossip in passato ha distorto la mia immagine, ma col tempo la verità emerge sempre e così è stato. Ora, a 36 anni, so cosa voglio e sono in pace con me stesso».
E cosa vuole?
«Una vita semplice, immersa nella natura. Non a caso, ho lasciato Roma per trasferirmi a Fumone, un borgo della provincia di Frosinone. La tranquillità e il contatto con il verde sono per me essenziali».
Quel tritacarne mediatico...

Nel mondo dello spettacolo, le maschere sono un tema ricorrente. Le capita mai di indossarne una per proteggersi o per adattarsi alle richieste dello showbiz?
«Indossare maschere è stato necessario, soprattutto in adolescenza, quando volevo convincere gli altri di essere migliore. Oggi non mi interessa più; non devo dimostrare nulla a nessuno. Se mi scelgono per un film, sanno già chi sono e cosa posso dare. Le maschere non mi servono più, perché il feedback che ricevo è autentico e legato alla mia vera essenza».
Il film Buio come il cuore di cui è protagonista parla anche di un viaggio interiore. Qual è stato il suo viaggio più difficile come uomo? Poc’anzi, ad esempio, ha citato il suo ex Gabriel Garko e il coming out che l’ha tirata dentro un tritacarne mediatico…
«Sì, il periodo più difficile è stato quello del tritacarne mediatico. Ma ho imparato a gestirlo con fermezza, senza lasciare che gli altri parlassero al posto mio. I social, però, restano un mondo complicato per me: non tollero gli haters, anche se devo dire che ne ho pochi. Quando leggo un commento negativo, sento l’impulso di rispondere, ma ho capito che è una perdita di tempo perché nella maggioranza dei casi ricevo le scuse e la persona capisce di aver sbagliato, ma il tempo perso a convincere uno sconosciuto di essere nel torto non me lo ridà nessuno. La resilienza al giudizio altrui è fondamentale in questo lavoro».
Il film tocca anche il tema delle passioni e delle ossessioni. Quali sono quelle che la spingono a dare il massimo nella vita?
«La danza è stata la mia prima ossessione. Lavoravo senza sosta per raggiungere obiettivi chiari e precisi e quella disciplina mi ha formato. Una passione che ho sempre avuto è quella per la musica, che oggi vivo attraverso il mio fidanzato Lorenzo Licitra. Se solo le avessi dedicato più tempo in passato, forse oggi potremmo incastrarci meglio anche da questo punto di vista. La mia attuale ossessione, così, è il pianoforte: non diventerò mai un grande pianista, ma mi gratifica studiare e imparare. È una passione che mi arricchisce ogni giorno».
I cantanti oggi sono “personaggi”

A proposito di Lorenzo, non c’è nella rosa di Sanremo…
«È un grande dispiacere, non lo nego. Ci avevamo creduto, sarebbe ipocrita dire il contrario. È stato un brutto colpo perché il brano era davvero valido. La verità, però, è che questi non sono tempi facili per una vocalità come quella di Lorenzo. È assurdo: ha battuto i Måneskin a X Factor, ma nonostante il talento, in Italia sembra mancare lo spazio giusto per lui. Paradossalmente, all’estero riscuote un enorme successo. Fa parte del gioco, però. Non serve piangersi addosso, bisogna rimboccarsi le maniche e migliorarsi. Anche Annalisa, prima di arrivare al successo di oggi, ha lavorato tanto, e questo ci dà speranza».
In Italia, vanno avanti sempre gli stessi nomi?
«No, non credo sia del tutto vero. Prendiamo Giorgia: per anni era scomparsa dai radar e ora è tornata con forza. Artisti come lei o Laura Pausini hanno avuto la fortuna di vivere un’epoca in cui il talento era il criterio dominante. Oggi, però, c’è lo stigma della musica trap, che ha oscurato il tipo di musica italiana a cui eravamo abituati. Ben venga l’innovazione, ben venga l’autotune: non lo critico a prescindere. Ma, forse perché sono un po’ “boomer”, penso che ci siano artisti che, a mio avviso, non hanno molto da dire. Un tempo a Sanremo si andava per cantare e lo spettacolo lo facevano gli ospiti. Oggi, invece, ci si aspetta spettacolo dai cantanti. Se parliamo di personaggi come Tony Effe o Fedez, è chiaro che dietro le quinte ci si aspetta che succeda qualcosa. Fedez, si sa, è un provocatore e questo dà prestigio al suo personaggio, non solo alla sua musica. Nulla da dire sulle sue qualità, ci mancherebbe. Lo stesso Fedez ha fatto vincere Lorenzo a X Factor, perché lo ha riconosciuto come un talento. È solo che vorrei ascoltarlo di più, ma sembra che oggi, per emergere, si debba ricorrere a un’immagine più spinta, fatta di tatuaggi e parole non sempre eleganti. Lorenzo è un bravo ragazzo e forse proprio per questo fatica a trovare spazio».
L'amore al primo posto

È molto innamorato di lui?
«Moltissimo. Lorenzo è un’anima pura, una persona di una bontà disarmante. La prima sensazione che ti trasmette è quella di volerlo supportare, perché non ha quella natura combattiva e competitiva che oggi, purtroppo, sembra essere indispensabile».
Quanto pensa che le nostre scelte relazionali definiscano chi siamo?
«“Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”: questo proverbio dice molto. Le relazioni che scegliamo influenzano le opportunità che ci concediamo e tracciano il nostro percorso. Sono convinto che le persone che ci circondano siano specchi che ci aiutano a capire chi siamo davvero».
Se guarda indietro, c’è una scelta che non rifarebbe?
«Con il senno di poi, alcune scelte le avrei gestite diversamente, ma senza pentimenti. Ogni esperienza mi ha insegnato qualcosa e oggi affronto tutto con più saggezza».
E in fatto di relazioni amorose, cambierebbe qualcosa?
«No, ho sempre avuto storie lunghe. La relazione, per me, ha senso di esistere finché ci si avvalora a vicenda. Se questo viene a mancare, è meglio restare amici».
Con Gabriel Garko è rimasto amico?
«Sì, ci sentiamo. Non ci vediamo per rispetto delle persone che abbiamo vicino, ma so che se lo chiamo lui c’è e allo stesso modo io ci sono per lui. Sono pezzi di vita… ».
A te l'onere del primo commento..