
Oggi è la Giornata Mondiale della Felicità: 4 strategie per ritrovare il buonumore!
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ToggleSi celebra in tutto il mondo il 20 marzo, ma ci si può “allenare alla felicità”? Sì, è una questione di ormoni e attivarli ci fa sentire molto meglio. Tutti possiamo adottare accorgimenti per favorirne la produzione e sono tante le situazioni in grado di portarci gioia, ma cosa accade a livello chimico?
Dal 2013, il 20 marzo si celebra la Giornata Mondiale della Felicità, istituita dall’ONU per sottolineare l’importanza della gioia e del benessere come obiettivi universali per tutte le persone. Sebbene spesso pensiamo che la felicità sia una sensazione soggettiva, è importante riconoscere che diversi fattori possono influenzare il nostro stato d’animo. Tra questi, la produzione ormonale, che a sua volta si attiva a seguito di reazioni biochimiche indotte dal nostro cervello. Tutte le emozioni sono il prodotto dei neurotrasmettitori e degli ormoni. Studi e sondaggi, tra cui uno commissionato da Intimina, marchio svedese di prodotti per il benessere intimo delle donne, hanno confermato quanto, pur essendo noi ben consapevoli dell’esistenza di tali “messaggeri chimici”, interagiamo davvero poco per stimolarli adeguatamente.

Il sondaggio (svolto su oltre 500 partecipanti di età compresa tra 18 e 50 anni) ha svelato che l’87 percento degli intervistati sa identificare correttamente i 4 ormoni responsabili della felicità (serotonina, ossitocina, endorfine e dopamina), ma solamente il 45 percento è solito dedicare 30 o più minuti al giorno ad attività che li aiuta a sentirsi meglio. Inoltre, quasi due terzi degli intervistati ha notato un aumento del benessere psicofisico, quando si sentiva felice e soddisfatto, mentre il 90 percento concorda sul fatto che l’isolamento sociale può portare a un aumento della depressione e dell’ansia, evidenziando l’importanza di sentirsi amati, accettati e vicini agli altri.
Orientare il pensiero verso la positività

Si possono adottare degli accorgimenti: «Per aiutare il corpo a produrre gli ormoni della felicità è importante dormire, fare esercizio regolarmente ed essere socialmente attivi. Ma non basta. Ci si può “allenare alla felicità”. Durante il ciclo mestruale, gli ormoni influenzano l’umore – spiega Alessandra Bitelli, WEC per Intimina – ma si può imparare a riconoscerne i segnali e attuare delle strategie/“antidoto” che permettano di contrastare gli effetti. Una di queste è esercitare e stimolare il pensiero a spostare l’attenzione dalla negatività e orientarlo verso una maggiore fiducia negli altri e verso se stessi o nelle possibilità che la vita offre. Pochi minuti al giorno e magicamente l’attitudine a pensare negativo si trasformerà in una fabbrica di felicità».
Come si distinguono gli ormoni dai neurotrasmettitori?

La principale differenza è che gli ormoni viaggiano attraverso il flusso sanguigno, mentre i neurotrasmettitori lavorano principalmente nel cervello e nel sistema nervoso centrale. Gli ormoni prodotti dalle ghiandole endocrine circolano nel sangue e raggiungono cellule e organi specifici, regolando molte funzioni corporee come la crescita, il metabolismo e i processi riproduttivi. Svolgono anche un ruolo nelle nostre emozioni, influenzando l’umore in positivo o in negativo. I neurotrasmettitori, invece, aiutano il sistema nervoso a comunicare, influenzando le funzioni corporee e i processi mentali e controllando le nostre emozioni.
1) Serotonina: umore più equilibrato

La serotonina è un messaggero chimico (neurotrasmettitore) che svolge un ruolo chiave nella regolazione dell’umore, al punto che quando i livelli sono alti nel cervello, sono associati a stati di benessere, felicità e soddisfazione. È coinvolta in molti processi fisiologici come la regolazione del sonno, dell’appetito e della temperatura corporea. Svolge un ruolo nella regolazione del comportamento sociale e dell’aggressività, aiutando il controllo degli impulsi, le decisioni e la cognizione sociale. Inoltre, la serotonina modula la percezione del dolore e la risposta allo stress. La serotonina è ottenuta dal triptofano (presente nelle uova, nel pesce, nella carne e nelle noci). È prodotta dalle cellule intestinali e si stima che circa il 90 percento della serotonina totale del corpo si trovi nell’intestino.
2) Ossitocina: l’ormone che promuove i legami

L’ossitocina viene spesso definita “l’ormone dell’amore” perché viene rilasciata in grandi quantità durante i legami sociali, il sesso, il parto e l’allattamento. È anche coinvolta nei processi legati alla fiducia e nella regolazione delle risposte allo stress. Oltre al suo ruolo nel comportamento sociale, ha dimostrato di avere effetti positivi sulla salute mentale, compresa la riduzione dell’ansia e della depressione.
3) Endorfina: cavalca l’onda della felicità

Le endorfine sono un gruppo di neurotrasmettitori prodotti dal corpo e agiscono come antidolorifici naturali. Come la serotonina, a volte vengono definiti “ormoni del benessere” perché possono creare sensazioni di euforia e benessere. Il rilascio di endorfine può anche portare a una diminuzione dello stress e dell’ansia e a un aumento del legame sociale. Le attività fisiche, come l’esercizio, lo yoga, il sesso e persino le risate, possono stimolare il rilascio di endorfine, motivo per cui possono essere associate al “runner’s high” o alla sensazione di “benessere” che segue l’intensa attività fisica. Le endorfine hanno anche alcuni benefici per la salute, come abbassare la pressione sanguigna, migliorare il sistema immunitario e ridurre il rischio di malattie cardiache.
4) Dopamina: regola le emozioni, l’apprendimento e lo stress

La dopamina è un neurotrasmettitore prodotto in diverse aree del cervello che viene secreto come reazione a “stimolanti” piacevoli come il cibo e il sesso. La dopamina oltre ad aiutare l’equilibrio emotivo, è utile per l’attenzione, la memoria e l’apprendimento. Contribuisce a regolare il flusso di informazioni nel cervello, permettendoci di conservare nuove informazioni. Fattori come lo stress, il sonno e la dieta possono influenzarne i livelli, come anche alcuni farmaci come gli antidepressivi.
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