
Finale thriller al campionato del mondo di scacchi. Errore fatale per il detentore uscente Ding e lacrime di gioia per il 18enne Gukesh D, indiano di Chennai.
Diciotto… diciotto… Sembra una celebre barzelletta di Gigi Proietti, invece è la strana numerologia legata all’incredibile esito del Campionato del Mondo di scacchi che si è tenuto a Singapore dal 25 novembre al 12 dicembre e ha visto l’indiano Gukesh D, 18 anni compiuti lo scorso 29 maggio, prevalere nell’ultima delle 14 partite previste sul campione uscente, il cinese Ding Liren, e laurearsi campione: il diciottesimo – e soprattutto il più giovane – della storia!
“Gli scacchi sono il gioco più violento che esista”, ebbe a dire una volta il mitico Garry Kasparov, che deteneva il precedente record, essendo diventato campione a 22 anni. E violenta e spettacolarmente drammatica è stata in effetti la conclusione della sfida, con i due giocatori che erano giunti in parità all’ultima partita, sul punteggio di 6.5-6.5, e con un errore incredibile da parte del campione cinese quando ormai la contesa era avviata verso la “patta” (il pareggio degli scacchi) e si stava solo aspettando la stretta di mano che sancisse il mezzo punto a testa, per poi andare ai tie-break a cadenza rapida che avrebbero deciso, all’indomani, l’esito del match.

C’è stato un momento da film metà Tarantino, metà Sorrentino, in cui gli animi si sono “freezati”: subito dopo la mossa sbagliata da Ding, l’indiano, che era momentaneamente assente dalla scacchiera, si è riseduto per analizzare la nuova posizione e sulle prime pareva non essersi reso conto dell’errore del rivale. Il giocatore cinese invece sì, ed è impallidito, cercando di dissimulare il panico mentre dava una rapida occhiata all’avversario, nella disperata speranza che quello non si avvedesse della svista. Ma proprio in quello stesso attimo, in realtà, Gukesh stava realizzando… è sobbalzato sulla sedia, iniziando a protendersi verso la scacchiera, non credendo ai proprio occhi per il “regalo” e a muoversi nervosamente. A un certo punto ha avuto bisogno di bere un sorso d’acqua, mentre si stava rendendo conto di avere l’occasione della vita. Poi ha recuperato la lucidità, un rapido recap mentale, e ha effettuato la mossa che gli consegnava il vantaggio decisivo e che ha portato, dopo poche mosse, l’altro ad abbandonare. Dopo la stretta di mano finale, il giocatore indiano è scoppiato in lacrime.

Un vero e proprio “errore fatale”, dunque. Non il primo, di questo match tesissimo: entrambi i giocatori erano già incorsi nei giorni precedenti in diverse sviste che avevano ribaltato più volte l’esito della sfida o fatto sfumare vantaggi potenziali. Il livello di gioco generale è stato molto criticato nell’ambiente scacchistico, con partite giudicate “soporifere” o non all’altezza di un campionato del mondo e mosse ritenute nel complesso poco brillanti e innovative.
Critiche giunte soprattutto a Ding, il campione uscente, che in più occasioni è sembrato preferire giocare “per pareggiare” piuttosto che provare a vincere, anche quando la situazione sulla scacchiera appariva a lui favorevole, salvo magari tirare fuori dal cilindro mosse geniali e precise quando stava rischiando di perdere, finendo poi per recuperare terreno.
In compenso, l’indiano Gukesh, che aveva ottenuto il diritto di sfidare il campione vincendo un po’ a sorpresa 9 mesi fa il Torneo dei Candidati, ha ripetutamente cercato di forzare il gioco, anche quando era messo peggio, pure a costo di commettere imprecisioni. “Perché non hai accettato la patta che ti offriva Ding mentre eri in una posizione di svantaggio?”, gli hanno chiesto, dopo una delle prime sfide, effettivamente poi terminata comunque in parità. “Perché mi piace giocare a scacchi”, ha risposto il giovane campione indiano, a testimonianza di un atteggiamento sempre propositivo che alla lunga ha pagato, inducendo l’avversario all’errore nell’ultima, decisiva, sfida in una posizione apparentemente pari.

“Non stanno giocando da campioni del mondo”, ha tuonato da Oslo Magnus Carlsen, il “grande assente” da Singapore. Lo scacchista norvegese è infatti il primo assoluto nella classifica ufficiale e unanimemente riconosciuto come il giocatore più forte del mondo, da diversi anni. Ex campione del mondo egli stesso in più occasioni, dopo l’ultima vittoria nel 2021 a Dubai ha annunciato di non voler più competere per il titolo finché il format fosse rimasto legato a partite lunghe e a sfide interminabili della durata di sette ore potenziali ognuna e su un ciclo di più di tre settimane. “Ho di meglio da fare”, il senso delle sue recriminazioni. Ed è vero, tra sponsorizzazioni e partecipazione a tornei, Carlsen guadagna probabilmente anche di più degli 1.3 milioni di dollari garantiti al vincitore, nel periodo da dedicare alla preparazione e poi al match. Ma soprattutto, data la sua superiorità, nelle ultime occasioni è sembrato quasi “annoiarsi” a dover dimostrare di essere il più forte pur sapendo di esserlo. Più l’impresa che la resa, insomma. E questa considerazione lo ha portato a rifiutare di difendere il titolo (quello vinto poi da Ding), nel 2023.

Quella del Campionato del Mondo però è una formula “nostalgica” amata dai fan che ricordano le lunghissime sfide all’ultimo scacco tra Fischer e Spassky o Karpov e Kasparov degli anni ’70 e ’80. Vero è che oggi appare anacronistica, di fronte a un gioco sempre più veloce, anche nei tornei, e non è escluso che anche la FIDE, la Federazione Scacchistica Internazionale, decida di apportare dei cambiamenti in futuro.
Il successo di Gukesh testimonia della crescita generale del movimento scacchistico indiano: sotto la guida del “vecchio leone” Anand, ex Campione del Mondo e per anni secondo solo all’allora inossidabile Kasparov tra gli anni ’90 e ‘2000, una nidiata di giovanissimi giocatori del subcontinente asiatico sta infatti scalando le classifiche mondiali. In generale, come detto, Gukesh arrivava da sfavorito sia al torneo dei candidati sia alla sfida mondiale, ed è solo quinto attualmente nella classifica ELO FIDE, il ranking ufficiale della federazione scacchistica mondiale. E tuttavia bisogna riconoscere al giovane indiano il merito di un gioco magari non sempre brillante, ma tenace. La sua ascesa non apparirà irresistibile e “inevitabile” come quella di altri grandi campioni del passato: pur con la sua verde età, nella considerazione generale è solo “uno dei tanti” forti giocatori che ci sono attualmente. Eppure rimane il fatto che il più giovane campione del mondo di sempre, ora, ha un nuovo nome: il suo, Gukesh D.

La curiosità
Il nome completo di Gukesh è Gukesh Dommaraju, ma fin dagli inizi della carriera è conosciuto come Gukesh D (così è indicato anche nella classifica ufficiale FIDE) e lui stesso ha sempre mostrato di preferire questa versione. Non è solo un vezzo. È infatti una radicata tradizione del suo gruppo etnico, i telugu, che il cognome o il nome del clan siano espressi con la sola iniziale e anzi dovrebbe essere messa prima del nome. Il nome del padre di Gukesh, infatti, ad esempio, è D Rajnikanth (Dommaraju Rainikanth).
A te l'onere del primo commento..