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Viaggi

I dintorni di Rieti: tra Presepi Viventi e castelli abitati dai fantasmi…

Silvia Santori
Silvia Santori
Novembre 29, 2024

In questo articolo

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  • A Greccio, che conquistò il cuore di San Francesco d'Assisi
  • Il Lago di Tora: dove la magia può specchiarsi
  • Un castello misterioso, ricco di storia e di... presenze

Poco lontano dalla grande (e chiassosa) bellezza di Roma e dai circuiti battuti dal turismo di massa, esiste un mondo autentico e affascinante, tutto da esplorare e respirare. Una realtà scandita dal silenzio, da ritmi lenti e da una quotidianità semplice. Ci troviamo nella provincia di Rieti dove, tra borghi, santuari e percorsi tra i boschi ci si disconnette dalla frenesia e ci si riappropria del tempo, godendo della varietà dei paesaggi circostanti, delle diverse attività all’aria aperta che è possibile svolgere ma anche delle gioie del palato. È questa la destinazione turistica Anima Reatina (www.animareatina.it; info@animareatina.it), un nuovo progetto di sviluppo di quel territorio, dominato dal Massiccio del Terminillo, che sovrasta la città di Rieti, tra la Sabina e i Monti Reatini, la Valle dell’Aniene e i Monti Simbruini. La filosofia che si lega a questa destinazione parla di emozioni, che “bisogna vivere prima che scompaiano per sempre”. L’itinerario nelle emozioni passa attraverso eremi arroccati tra una natura lussureggiante, castelli che si specchiano sul Lago del Turano, siti archeologici carichi di passato. E ancora, entrando a contatto con gli abitanti e la loro disarmante genuinità. È in questa realtà laziale che vive in bilico tra magia, storia e tradizione, che vi vogliamo accompagnare in un viaggio che potrà coinvolgere tutta la famiglia: parchi divertimento, mountain bike, rafting, wakeboard sono solo alcune delle attività offerte da questa destinazione.

i tetti di rieti ph silvia santori
I tetti di Rieti. Ph: Silvia Santori

A Greccio, che conquistò il cuore di San Francesco d'Assisi

Il nostro percorso nell’incanto parte da Greccio, borgo medievale suggestivo e pittoresco che si trova a 705 metri di altitudine e che conquistò il cuore di San Francesco d’Assisi, il quale vi trascorse diverso tempo, definendolo “un paese ricco di povertà”. Fiore all’occhiello di Greccio è senza dubbio il Santuario di San Francesco, dove il Santo – stando a quanto narrano Tommaso da Celano e San Bonaventura da Bagnorea – diede vita, nel 1223, alla prima sacra rappresentazione vivente del Presepe con l’aiuto di Giovanni Velita, signore di Greccio e uomo profondamente religioso.

Un affresco quattrocentesco all’interno del complesso monastico, ricorda tale episodio di cui lo scorso anno è stato festeggiatoe l’ottocentesimo anniversario.

Nell’edificio adiacente, l’antica chiesa di Santa Maria, c’è il Museo Internazionale del Presepe dove si possono ammirare numerosi presepi provenienti da tutto il mondo, che testimoniano diversi stili e culture.

Una volta fuori, vale la pena fermarsi ad ammirare il paesaggio circostante: la bellissima valle vi toglierà il fiato.

 

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Greccio, veduta del Santuario di San Francesco. Ph: Dario Mariantoni

Durante il periodo delle feste natalizie, Greccio (che dal 2016 è parte dei Borghi più Belli d’Italia) ospita un delizioso mercatino di Natale e dell’antica arte del presepe: il Villaggio del Natale(dal 7 dicembre 2024 al 6 gennaio 2025). Immancabile ogni anno, subito dopo la notte della nascita di Gesù, la rappresentazione del Presepe Vivente, in cui gli abitanti del borgo si trasformano in attori e attrici per ricreare le scene più significative della Natività. Andrà in scena nelle seguenti date 7/8 – 14/15 – 21/22 – 26/27/28/29 dicembre e 1/4/5/6 gennaio. Due spettacoli al giorno con inizio 17.20 e 18.20. Una rappresentazione speciale è prevista per la notte di Natale (24 dicembre) alle ore 23.

Ricordiamo che Greccio è una delle tappe del Cammino di Francesco (www.camminodifrancesco.it).

Il Lago di Tora: dove la magia può specchiarsi

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Castel di Tora, Lago del Turano. © Shutterstock

Ci spostiamo sul Lago del Turano, specchio d’acqua artificiale nel quale si riflettono Castel di Tora, Colle di Tora (prima Colle Piccolo) e Monte Antuni (dove si trova uno dei paesi abbandonati più affascinanti della penisola), oltre alla natura rigogliosa, che in questo periodo si tinge di tutte le sfumature del rosso, lasciando davvero a bocca aperta. Non stupitevi di incontrare alcuni vip sulle sponde di questo lago: alcuni hanno qui una seconda casa. L’antico borgo medievale Castel di Tora (inserito tra i più belli d’Italia) fino al 1864 era chiamato Castel Vecchio, per poi riprendere successivamente il nome dal suo passato di antica città sabino-romana: Thiora. Il bellissimo castello, che domina la rocca a picco sul lago, non può essere visitato al suo interno, da vedere invece la chiesa di San Giovanni Battista in parte romanica, costruita su un tempio romano, in parte barocca. Bella la piazzetta, con la fontana del Tritone della fine del 1800. Dopo aver ammirato il panorama, perdetevi nel sali-scendi dei vicoletti acciottolati, disseminati di simbolismi, archetti, parti di mura, rocche di colonna murati davanti ai portoni. Degne di nota anche le decorazioni con forme di animali, realizzate da un’artista locale con la madreperla delle cozze di lago. La prima domenica di Quaresima qui si svolge la sagra del polentone: viene fatta la polenta in un grosso paiolo e condita con sugo di pesce di lago. La prima domenica d’ottobre c’è invece la sagra degli strigliozzi, pasta fatta a mano con acqua e farina e condita con sugo al pomodoro. Un “unicum” di questa zona sono anche i “fagioli a pisello”, piccolini e di più facile digestione rispetto a quelli più grandi (per questo si dice che siano “gentili”), si mangiano conditi con olio, aceto e sale. Un viaggio, questo, che tocca pure Ascrea, Paganico Sabino, Collegiove, Nespolo, tutti paesi dalla storia millenaria, che hanno saputo conservare la loro anima più intima e silenziosa e culmina nell’antico borgo di Collalto Sabino (anch’esso si fregia del titolo di “più bello d’Italia”, con il centro storico chiuso al traffico), con l’elegante profilo merlato del castello e le sue mura illuminate. Nel periodo natalizio, le Botteghe di Collalto Sabino ospitano artisti, artigiani e produttori di cibi e bevande, mentre nella sua casa Babbo Natale è pronto ad ascoltare i desideri di grandi e bambini e a dispensare doni. Truccabimbi, maghi, elfi, musicisti e cantastorie si trovano in ogni strada (ingresso e parcheggio gratuito). www.ilpaesedibabbonatale.info

Un castello misterioso, ricco di storia e di... presenze

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Il castello di Rocca Sinibalda

Imperdibile una visita al suggestivo borgo di Rocca Sinibalda, che sorge su uno sperone roccioso che sbarra la valle del Turano, alle spalle della valle del Salto. Lì si erge imponente il castello cinquecentesco, monumento nazionale dal 1928 e parte delle Dimore Storiche del Lazio. La struttura attuale della fortezza si deve al cardinale Alessandro Cesarini che, nella prima metà del ‘500, affidò il progetto di realizzare una dimora di stampo rinascimentale all’architetto Baldassarre Peruzzi (i disegni del rinnovo si trovano agli Uffizi di Firenze). Quest’ultimo diede al castello la forma di uno scorpione, non solo perché questo era il suo segno zodiacale, ma anche perché la punta della costruzione si trova sulla costellazione dello Scorpione. Il concept seguito da Peruzzi era la realizzazione di una villa fortificata: erano tempi cupi, in cui le famiglie si uccidevano tra loro. Le case dovevano essere fortificate, ma al tempo spesso palazzi che coltivassero il bel vivere del cortigiano. Uno degli spazi più belli è la cisterna, serviva per raccogliere l’acqua piovana da usare durante gli assedi, i soffitti sono alti sei metri ad arcate. Il maniero è conosciuto come Castello delle Metamorfosi (nonostante il suo nome istituzionale sia Castello di Rocca Sinibalda o Castello Sforza Cesarini), perché all’interno vi sono opere che riprendono le Metamorfosi di Ovidio. Bellissima la sala di Nettuno con affreschi che lo ritraggono in tutte le fasi della sua vita, con i corpi in trasformazione. Vi sono poi conservate installazioni artistiche, come quella di Vincenzo Padiglione, le Tre Parche di Marcos Cei e le maschere dei nativi americani.

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La cisterna del castello di Rocca Sinibalda. Ph: Silvia Santori

Come ogni castello che si rispetti, poi, anche quello di Rocca Sinibalda ha il proprio fantasma. Si narra infatti che tra le stanze del maniero si aggiri lo spettro della dama bianca, una bellissima donna bionda che viveva nella fortezza alla fine del ‘700 e che si chiamava Belfiore. Era arrivata alla Rocca insieme al proprietario del momento, Antonio Menafoglio. Sua moglie non era voluta andare insieme a lui e lui scelse di portare con sé questa ragazza, di cui era innamorato. Ma lei non lo ricambiava, era fidanzata e scriveva lunghe lettere al suo amato. All’improvviso Belfiore si ammala, il fidanzato la raggiunge appena in tempo per vederla morire; non si sa che fine abbia fatto l’uomo. Menafoglio torna invece nelle sue terre diventando pazzo. Da allora, nelle notti di Luna piena la dama bianca vaga per il castello alla ricerca del suo amore perduto. Si dice che l’americana Caresse Crosby, giornalista, scrittrice, pittrice e mecenate (cui, tra l’altro, va anche il merito di aver brevettato il reggiseno), l’abbia vista e sia svenuta per lo spavento. Crosby visse al castello dagli inizi degli anni ’50 fino alle fine degli anni ’60 del 1900 e qui fece nascere l’Associazione del Cittadino Libero, un’associazione di sole donne per la pace nel mondo, era il periodo della beat generation, dei figli dei fiori, e lei si circondò di artisti: furono al castello, tra gli altri, Salvador Dalì, Peggy Guggenheim, Ezra Pound. Tante donne sono vissute in questo maniero, come Giulia Colonna, Clelia Farnese, Margherita d’Austria, oltre a uomini di spicco e potere. Tutt’ora artisti e personaggi importanti vi soggiornano, magari in incognito. Il castello è di proprietà privata ed è visitabile su prenotazione. Per info: www.castelloroccasinibalda.it.

Dove mangiare:

  • Ottima, ricercata e a base di prodotti del territorio, la cucina di Dudas Epicuroteca, a Rieti (Tel. 366 722 9017).
  • Consigliatissima una visita guidata alla Cantina Le Macchie, a Castelfranco, (cantinalemacchie.it) dove fare una degustazione del rosso Cesenese Nero, da vitigno autoctono del quale sono gli unici produttori al mondo. 11 etichette prodotte in tutto. Dopo la visita guidata, potrete spostarvi al vicino ristorante La Foresta, per una cena a base di prodotti tipici e vini della cantina (www.ristorantelaforesta.it).
  • Assolutamente imperdibile un’esperienza da Ferrari Farm, azienda agricola certificata biologica, nata dagli sforzi e dalla visione di due sorelle: Giorgia (ingegnere elettronico e astronautico, ideatrice di tutto) e Valentina (avvocato ed esperta di marketing) Pontetti. L’agriturismo ha un frutteto e un orto biologici con spezie e piante aromatiche, un impianto hi-tech di coltivazione idroponica in serre sterili ed ermetiche.(ferrarifarm.com; info@ferrarifarm.com).
  • Dal lago al piatto: il ristorante L’Angoletto, a Castel di Tora, si trova proprio sulle acque del Lago del Turano. È davvero suggestivo e il pesce di lago che prepara è delizioso (www.ristorantelangoletto.it).

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