
25 aprile, il giorno della Liberazione durante il lutto nazionale divide la politica
L’invito alla “sobrietà” del ministro Musumeci scatena le opposizioni. Bonelli: “Non è un happy hour, ma l’anniversario della Liberazione dal nazifascismo”. Mattarella conferma i suoi impegni, l’Anpi invita i sindaci a disobbedire.
Un 25 aprile “sobrio”. È questa l’indicazione del governo per i festeggiamenti dedicati al giorno della Liberazione, dopo la morte di Papa Francesco. I funerali di domani e i cinque giorni di lutto nazionale, hanno infatti portato la presidente del Consiglio e i ministri a indicare la strada dei festeggiamenti in forma ridotta per una data storica per l’Italia.
Ma cos’è accaduto il 25 aprile? La data si riferisce al 1945 (ottantesimo anniversario) e segna il giorno in cui l’Italia è stata liberata dal nazifascismo, al termine della Seconda Guerra Mondiale. In questo giorno è stata proclamata l’insurrezione generale in tutti i territori occupati dai soldati nazisti e fascisti, al termine della lunga lotta condotta dai partigiani per la liberazione della penisola italiana.

Il primo a parlare di “sobrietà” è stato il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, subito dopo la morte del Papa, ma le sue affermazioni hanno immediatamente portato allo scontro politico, considerato il significato e i valori della ricorrenza. “Sobrietà? Musumeci rilascia dichiarazioni assurde – risponde Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde – il 25 aprile non è una festa in discoteca o un happy hour ma il giorno in cui si ricorda la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, grazie alla Resistenza che ci ha poi condotti alla democrazia. È proprio grazie a quella Resistenza che oggi celebriamo il 25 aprile. Musumeci ministro del governo Meloni, – continua Bonelli – ha perso un’occasione per tacere. Papa Francesco è stato un Pontefice straordinario e il suo messaggio ha coinvolto credenti e non credenti: evitiamo, per favore, di fare pasticci“.

Il suo pensiero è condiviso dalla gran parte delle opposizioni che, pur rispettando il lutto cittadino, non condivide il ridimensionamento delle manifestazioni voluto dal governo. «Non trovo giustificazione alle parole strampalate sulla sobrietà con cui celebrare il 25 Aprile utilizzate da un Ministro del governo Meloni. – dice Nicola Fratoianni -. Voler sminuire il valore di ciò che rappresenta quel giorno utilizzando peraltro la scomparsa di una straordinaria personalità come papa Francesco, non può passare sotto silenzio“.
Anche l’ANPI, l’Associazione Nazionale Partigiani Italiani, non condivide l’indirizzo e anzi invita tutti alla “disobbedienza” in occasione del 25 aprile. Le dichiarazioni rappresentano un terreno di scontro tra le due fazioni, con la destra che cerca di spegnere il fuoco: “Non hanno senso le polemiche della sinistra sulla sobrietà, dice il vicesegretario della Lega Andrea Crippa – visto che il 25 aprile sarà un giorno di lutto nazionale. Organizzare le piazze è giusto, speriamo che non siano piazze violente verbalmente o fisicamente”.
Intanto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella parteciperà alle celebrazioni del 25 aprile, facendo tappa a Genova, come da programma, dopo la cerimonia dell’alzabandiera all’Altare della Patria a Roma. Nella visita a Genova, Mattarella visiterà Villa Migone, dove il 25 aprile 1945 fu firmata la resa delle truppe naziste in città e successivamente, presenzierà al Teatro Nazionale di Genova per una rappresentazione. La manifestazione di maggiore rilevanza, in un anniversario importante come quello che si festeggia quest’anno, l’ottantesimo, sarà a Milano, con il corteo organizzato da Anpi che partirà alle 14.30 da corso Venezia per concludersi in piazza Duomo.
Alla manifestazione parteciperanno la segretaria del Pd Elly Schlein, il presidente ANPI Gianfranco Pagliarulo e il sindaco di Milano Giuseppe Sala. Altre manifestazioni si terranno in tutta Italia, da Roma fino a Bologna, da Torino a Napoli: il giorno di lutto nazionale non fermerà i festeggiamenti già in programma. Tra i sindaci il fronte è diviso, mentre a Firenze si osserverà un minuto di silenzio prima delle manifestazioni, c’è però chi ha deciso di fermarsi, come il primo cittadino di Cesena che ha annullato il concerto. Tra le decisioni più insolite quella del sindaco di Romano, in provincia di Bergamo, dove è stato vietato di intonare inni e canzoni.

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