
Il Movimento Cinquestelle congeda il suo garante e fondatore Beppe Grillo con l’assemblea costituente di sabato 23 e domenica 24 novembre. Il voto dell’assemblea (si parla di 50 mila iscritti) ha espresso la volontà del superamento dei due mandati e si schiera verso alleanze funzionali con altre forze politiche. «Un momento storico» secondo alcuni, un tradimento secondo altri, certo si è rivelato necessario un giro di boa per tentare di non scomparire dal panorama politico nazionale visti gli ultimi risultati. Gianni Cuperlo si esprime così: «È finita la politica del doppio forno con la destra» e Fratoianni apre subito un’alleanza. Calenda è forse quello che più di tutti apprezza il lavoro di Giuseppe Conte verso una «positiva normalizzazione».

Sembra effettivamente passata un’eternità dai meet-up di Grillo nei teatri e nelle piazze; dai dirompenti vaffa-day che annunciavano un soggetto apartitico che avrebbe “rottamato” la politica tradizionale, fino ai primi consensi nelle prime tornate elettorali nei comuni. Gli spot populisti di Beppe Grillo e le efficaci bersagliate social della Casaleggio Associati hanno portato il Movimento a diventare il primo partito italiano con il 32% dei consensi. Nel suo momento apicale molti sono stati i traguardi portati a casa, di maggiore o minore successo: dal reddito di cittadinanza alla riduzione delle Camere, dai banchi a rotelle allo sblocco dei fondi per il Pnrr. 15 anni di partecipazione al governo, tre esecutivi e due sindaci in città fondamentali come Roma e Torino. In qualunque modo la si pensi il fenomeno Cinquestelle resterà negli annali, soprattutto nei libri di teoria e tecnica della comunicazione di massa.

Per la sua discesa molto ha comportato l’improvviso decesso del co-fondatore Gianroberto Casaleggio, visto che con i figli si è passati a una lotta per la gestione del simbolo e della piattaforma di voto online. Più che i problemi interni hanno poi contato le ambiguità programmatiche su temi fondamentali trattati nelle Camere di governo, dai migranti alla Nato, dalle guerre alle politiche economiche e sociali. L’ “uno vale uno di Grillo” del resto non aveva mai convinto del tutto, specialmente quando ci si rendeva conto che a decidere le candidature regionali, le espulsioni e il “mandato zero” nessuno valeva più di quell’uno che si chiamava Beppe Grillo. Nell’assemblea di Palazzo dei Congressi di Roma mancano proprio i grillini della prima ora come Virginia Raggi e Danilo Toninelli mentre gli altri applaudono all’esclusione finale del padre padrone; il più diplomatico è l’ex presidente della Camera Roberto Fico che riconosce comunque meriti a Grillo quale fondatore sia amministrativo che nei valori del Movimento.
«Questo è solo l’inizio», commentano gli altri, lasciando intendere che il lavoro vero comincia adesso. Tra questi, quello che riguarda il limite del doppio mandato. Sarà superato, certo. «Ne terremo presente per formulare una proposta che voi voterete», annuncia Conte. Voltando pagina si cerca nello stesso momento di tornare a quella democrazia partecipata che si annunciava alle origini. Grillo va comunque superato e già lo era stato nel momento della decisione di non rinnovare il suo contratto di consulenza a 300 mila euro annui. «Lui è entrato a gamba tesa, ma non c’è mai stato uno scontro», afferma Conte. Lo sguardo del presidente è piuttosto rivolto al futuro del Movimento, quello del posizionamento nello scacchiere politico. «I quesiti confermano che siamo progressisti», dichiara. Poi staremo a vedere quanto questo campo largo possa allargarsi, verso chi e a quali condizioni.

E la risposta di Beppe Grillo non si è fatta attendere: il fondatore e garante del Movimento Cinquestelle ha richiesto una nuova votazione online dal 5 all’8 dicembre dichiarando parziale quello dell’assemblea riunita e promossa da Giuseppe Conte lo scorso finesettimana. Risposta che è però arrivata solo attraverso carte bollate, per avvalersi di un diritto che gli è concesso dal regolamento, quello cioè di ripetere il voto sulle questioni fondanti come sullo statuto stesso del Movimento. «Sono certo che la comunità saprà rispondere – sentenzia Conte -; ha già dimostrato volontà di partecipazione. Anzi, forse si aggiungerà qualcun altro. Questa comunità risponderà a tono a Grillo.» «Grillo ha già perso – commenta Pier Luigi Bersani -, potrà fare ancora qualche danno ma non può indicare la strada perché siamo in tutt’altra fase. Grillo ha interpretato alla grande una fase post Berlusconi, che sommariamente possiamo definire dell’antipolitica e che veniva non solo dal basso: c’era anche un po’ di ‘sovversivismo delle classi dirigenti’, come disse Gramsci». Vedremo se il futuro del M5S sarà solo uno scontro giudiziario o se ci sarà posto nell’emiciclo parlamentare e per un progetto politico allargato.
A te l'onere del primo commento..