
L’uomo al centro dell’era digitale, intervista a Marco Calzolari
Cyberumanesimo: l'AI al servizio dell'uomo
Intelligenza artificiale, etica, democrazie a rischio e lavori rubati dai robot. Cosa fare per tenere sempre l’uomo al centro? Se lo è chiesto il digital philosopher e esperto di tecnologia di Striscia la Notizia Marco Camisani Calzolari, e ha provato a rispondere nel suo libro Cyberumanesimo, che coniuga umanesimo e tecnologie digitali. «Cyberumanesimo – ci ha detto – esplora come l’Intelligenza Artificiale stia trasformando la vita quotidiana, il lavoro e le interazioni interpersonali, rivoluzionando sia il panorama tecnologico che le dinamiche sociali, economiche e culturali. Questa nuova filosofia mette l’uomo al centro dell’innovazione tecnologica; è quest’ultima che deve servire l’umanità, e non il contrario».

In che modo le tecnologie digitali hanno trasformato le interazioni quotidiane e il mondo del lavoro?
«L’AI ha automatizzato molte attività ripetitive, permettendo di dedicare più tempo a compiti complessi e creativi. Nella manifattura, i robot con AI assemblano prodotti con maggiore precisione e velocità, migliorando produttività e qualità. Inoltre, l’AI sta rivoluzionando l’apprendimento e la formazione dei dipendenti, potenziando le capacità dei professionisti e trasformando le modalità di lavoro».
In che modo, allora, si può mantenere centrale la dimensione umana, nell’era digitale?
«La conoscenza e la consapevolezza dei temi legati alla tecnologia e all’intelligenza artificiale sono fondamentali per capire come riuscirci. Comprendere in modo approfondito i rischi e le opportunità aiuta a evitare che le macchine intelligenti prendano il sopravvento».

Quali sono questi rischi? E quali le opportunità?
«Tra i rischi ci sono sicuramente la violazione della privacy, la disoccupazione, il bias decisionale (ovvero le scelte dell’IA derivate da una percezione distorta della realtà, ndr), gli attacchi informatici e l’emergere di una società del controllo, con una perdita di autonomia umana dovuta alla dipendenza dalle macchine. Le potenzialità son tante: migliora la sanità e i trasporti, aumenta l’efficienza industriale e supporta la ricerca scientifica. È utilizzata in assistenti virtuali, diagnosi mediche, veicoli autonomi e servizi digitali, migliorando l’efficienza dei processi, l’accesso rapido a informazioni e servizi e il supporto nella risoluzione di problemi complessi».
Chi deve essere ritenuto responsabile quando un algoritmo prende una decisione sbagliata?
«Sono gli sviluppatori e i gestori degli algoritmi che devono garantire la trasparenza del processo decisionale e mitigare eventuali bias».
Quali misure dovrebbero essere adottate a livello istituzionale?
«Sono necessarie regolamentazioni specifiche per garantire trasparenza e responsabilità nell’uso degli algoritmi, valutare l’impatto etico delle decisioni algoritmiche, proteggere i dati personali e prevenire bias e discriminazioni. Devono essere chiarite le responsabilità civili e penali per gli errori dell’IA e istituiti organismi di supervisione per monitorarne l’uso etico e responsabile».
In che modo chi sta dietro agli algoritmi può influenzarli?
«Dietro agli algoritmi ci sono ingegneri, sviluppatori e ricercatori che li progettano e li addestrano. Possono influenzarli attraverso le loro decisioni sui dati di addestramento, le ipotesi incorporate nel codice e gli obiettivi da raggiungere. Le loro scelte, consce o inconsce, riflettono i loro pregiudizi, valori e interessi economici, il che può portare a risultati distorti o discriminatori».
Afferma che la tecnologia deve rimanere uno strumento nelle nostre mani e non il contrario. Quali possono essere le conseguenze se questa relazione si inverte?
«La perdita di autonomia è un rischio principale, con gli esseri umani che potrebbero diventare troppo dipendenti dalle macchine, riducendo la propria capacità decisionale. Ci sono anche rischi etici: le decisioni prese dagli algoritmi potrebbero ignorare le implicazioni morali, creando disuguaglianze e ingiustizie. Privacy e sicurezza sono altre aree vulnerabili: un uso incontrollato della tecnologia può esporre le informazioni personali a violazioni e aumentare i rischi di cyber-attacchi. Infine, la delega delle decisioni critiche ai sistemi automatizzati può minare i processi democratici, limitando la libertà personale e collettiva».
Fino a che punto possiamo allora affidarci all’IA per prendere decisioni importanti?
«Possiamo farlo per molte decisioni importanti, ma con cautela».
L’intelligenza artificiale ha reso più facili le truffe online?
«Sì. Le tecniche di phishing utilizzano e-mail e testi realistici generati dall’IA per imitare comunicazioni ufficiali e rubare informazioni sensibili. I deepfake, che sono video e audio falsificati, rendono più difficile riconoscere frodi e diffamazioni. Le truffe sui social utilizzano profili falsi creati con l’IA per adescare persone e manipolare l’opinione pubblica. I ransomware sfruttano l’IA per individuare vulnerabilità nei sistemi di sicurezza, aumentando l’efficacia degli attacchi informatici. Inoltre, l’IA viene usata per creare annunci di prodotti inesistenti con descrizioni e recensioni false, ingannando i consumatori».

Quali misure possono adottare le persone comuni per proteggersi dalle truffe che sfruttano l’intelligenza artificiale?
«Non cliccare su link sospetti e non fornire informazioni personali su siti non verificati; utilizzare software di sicurezza aggiornato e abilitare l’autenticazione a due fattori su tutti gli account online; verificare sempre l’identità delle persone con cui si interagisce online, specialmente in transazioni finanziarie o scambi di informazioni sensibili».
Tecnologia e genitorialità: quali suggerimenti può dare ai genitori sull’utilizzo del telefono e di internet da parte dei propri figli.
«I genitori possono stabilire regole chiare per l’uso della tecnologia limitando il tempo di utilizzo in orari specifici; possono inoltre posizionare i dispositivi in aree comuni per monitorare l’attività online, educare sui pericoli di internet attraverso un dialogo aperto e utilizzare strumenti di controllo parentale. La supervisione diretta e l’interazione sono essenziali, così come dare l’esempio con un uso responsabile della tecnologia».
Lei è padre: utilizza questi accorgimenti con suo figlio e quali sono le difficoltà che nota e i pericoli che teme di più?
«Non gli vieto nulla. Lo informo su tutto, pericoli e opportunità. Gli insegno a usare il mezzo correttamente e verifico che lo faccia».
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