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ToggleDocumenti segreti che vanno ai giornali, chat private diffuse, spyware di Stato. Cosa sta succedendo?
Assumono oggi una nuova luce le recenti dimissioni di Elisabetta Belloni da direttrice del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza. Giustificate nell’immediato con un difficile rapporto con l’attuale governo, evidentemente c’erano anche altri elementi, tra cui un differente modo di intendere la propria mansione. La vicenda al-Masri ha provocato un maremoto, un tutti-contro-tutti, politica contro magistratura, procura contro servizi segreti, governo contro Corte Penale Internazionale in uno scontro senza esclusione di colpi da una parte e dall’altra. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo su mezzo governo per favoreggiamento del noto criminale libico e i servizi segreti hanno presentato un esposto contro il procuratore Francesco Lo Voi per aver consegnato agli avvocati carte riservate. Sono quelle dell’informativa di Gaetano Caputi, capo di gabinetto di Giorgia Meloni che è stato spiato dai servizi, carte che sono arrivate in qualche modo al quotidiano Domani. Lo Voi aveva chiesto le ragioni dell’investigazione a carico del sottosegretario e aveva ricevuto in risposta un documento riservato firmato dal direttore dell’AISI Bruno Valensise.

Lo spyware governativo
Poi ci sono le persone spiate grazie al software sofisticato Graphite, di proprietà dell’israeliana Paragon Solutions, 90 in particolare. Le più note in Italia sono il direttore di fanpage.it Francesco Cancellato e Luca Casarini, attivista per i diritti umani e tra i fondatori della ong Mediterranea. «Venerdì 31 gennaio – fa sapere la ong – con una comunicazione ufficiale, Meta, la società proprietaria del servizio di messaggistica Whatsapp, ha informato Luca Casarini, uno dei nostri capomissione che il suo telefono era stato violato da una operazione di “spyware” ad alto livello, attraverso l’uso di un software definito tra i più sofisticati al mondo. Il software utilizzato per effettuare l’infiltrazione spyware è messo a punto dalla società israeliana Paragon Solutions, che ha dichiarato di averlo fornito al governo degli Usa e ad altre agenzie governative di intelligence di Paesi alleati».
Paragon Solutions sospende il contratto
Le cose strane sono parecchie, la prima è che la società di Facebook, Instagram e Whatsapp ha avvisato personalmente chi avrebbe subito l’infiltrazione nel proprio sistema da parte del software di Paragon. La seconda è il motivo per cui la Paragon Solutions avrebbe rescisso il contratto con l’Italia per l’uso “improprio” del software di sicurezza in violazione degli accordi di fornitura. Il sofisticato spyware che s’insinua in un sistema informatico senza traccia e senza ruolo attivo dell’utente, dovrebbe essere usato per ragioni di sicurezza di Stato e non per spiare avversari politici. Cancellato è finito tra i bersagli governativi per i servizi di fanpage.it all’interno dei gruppi neofascisti della “gioventù meloniana”. Il governo ovviamente smentisce di avere avuto un ruolo attivo, ma il software in questione non viene fornito a privati, bensì solo ad agenzie governative. Per il momento Giorgia Meloni ha deciso di riferire al Comitato parlamentare per la sicurezza delle informazioni (Copasir) ma anche in questo caso dovrà risponderne pubblicamente. Non potrà nascondersi in eterno.

Salvini accusa ma poi si corregge
«Tutto questo nasce da regolamenti di conti all’interno dei servizi segreti» si lascia sfuggire Matteo Salvini in conferenza stampa, magari scottato dalle chat pubblicate in settimana che lo riguardano personalmente. Poco dopo ci ripensa ma il guaio è fatto: «La fiducia nei vertici dell’intelligence è totale, la Lega si riferisce solo a ciò che legge sui giornali».
Meta Platforms ha affermato che tutti i tentativi di hacking sono stati scoperti a dicembre, in parte grazie all’aiuto del Citizen Lab presso l’Università di Toronto, che monitora le minacce digitali contro la società civile. Non è chiaro per quanto tempo gli individui siano stati eventualmente sorvegliati. Resta aperta la domanda che ha posto John Scott Railton, ricercatore senior specializzato in spionaggio digitale del Citizen lab all’Università di Toronto: «La storia non finisce con Paragon che cancella il contratto. Il governo italiano era sembrato dire che non sapeva nulla della vicenda. E allora, come si può terminare un contratto che non esiste? Chiaramente, serve un’investigazione sull’intera faccenda».
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