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Spiaggia El Golfo. Lanzarote
Viaggi

Lanzarote: l’isola scolpita dal fuoco e dalla visione di un genio

Silvia Santori
Silvia Santori
Marzo 2, 2025

In questo articolo

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  • Un viaggio tra paesaggi lunari, arte e natura selvaggia sulle orme di César Manrique, l’uomo che ha trasformato Lanzarote in un’opera d’arte vivente.
  • Un paesaggio lavico in continua evoluzione
  • Il Parco Nazionale di Timanfaya
  • Le impronte di César Manrique
      • 1) Jameos del Agua
      • 2) Mirador del Rio
      • 3) Casa Museo del Campesino
      • 4) Fondazione César Manrique
      • 5) Jardin de Cactus
  • Visite imperdibili
  • Consigli non richiesti: dove mangiare...
  • ... e dove dormire

Un viaggio tra paesaggi lunari, arte e natura selvaggia sulle orme di César Manrique, l’uomo che ha trasformato Lanzarote in un’opera d’arte vivente.

Terra lunare, di visioni e di visionari. Il viaggio, a Lanzarote, inizia una volta arrivati. Ed è un viaggio che vi sfida ad affinare i sensi e andare oltre l’impatto. Conoscere davvero questa isola dell’arcipelago delle Canarie è spunto per riflessioni complesse, che scendono sotto la superficie. E non è un caso. Sì, perché per acquisire una visione d’insieme di Lanzarote, che ne abbracci le molteplici sfaccettature, bisogna letteralmente scendere sotto la lava che la ricopre, e invertire la prospettiva. Così, si conosce un mondo a volte silenzioso, a volte variopinto ed esuberante, che rispetta la natura, la valorizza e la abita. Tanto da renderla opera d’arte. Il percorso per comprendere a pieno l’anima di questa “isla diferente” passa inevitabilmente per un uomo, artista poliedrico, architetto visionario pur non essendolo mai diventato ufficialmente, pittore, scultore che a Lanzarote deve i suoi natali: César Manrique. La sua impronta di gigante e avanguardista e la sua visione di quest’isola sono ovunque. Non solo nelle sue opere, ma anche nel volto con cui Lanzarote si presenta all’esterno, nel forte senso di orgoglio e appartenenza che hanno i suoi accoglienti abitanti. Basta solo aguzzare lo sguardo.

Un paesaggio lavico in continua evoluzione

Il vulcano de La Corona - Haria
Il vulcano de La Corona - Haria. © Turismo Lanzarote

Situata a 125 Km dalla costa africana e a 1000 dalla penisola iberica, Lanzarote si estende su 840 Km quadrati di superficie di cui il 42 percento sono spazi protetti, per tutelarne bellezza e unicità. Non per niente, dal 1993 l’isola è stata insignita dall’UNESCO del titolo di Riserva della Biosfera. La sua attività vulcanica è iniziata circa 11 milioni di anni fa e, nel corso dei secoli, la terra si è aperta diverse volte, lasciando sgorgare lava incandescente che ha continuato a forgiarne il volto. Furono però le eruzioni del 1730 e del 1824 a dare all’isola l’aspetto lunare con cui si presenta oggi. Soprattutto la prima, che durò circa sei anni (fino al 1736) e seppellì diversi paesini, senza fare nessuna vittima, ricoprendo di lava un terzo dell’isola. Ovunque girerete lo sguardo, scorgerete delle alture: tutte le montagne e le colline che formano l’incredibile skyline di Lanzarote sono dei vulcani (si stima ci siano almeno 140 coni vulcanici di piccole e medie dimensioni). Oggi non più attivi, tranne quello di Timanfaya: profondo 13 metri, ha temperature che variano dai 100 ai 600° C e produce straordinari geyser di vapore. Il primo impatto, dunque, vi farà percepire di essere arrivati in un posto unico, pura geologia, un luogo dal paesaggio lavico in continuo cambiamento per l’erosione dei venti alisei e il terreno vulcanico, ricoperto quasi per intero da lava solidificata che, a seconda della luce, assume colori diversi dal nero al rosa, dal viola all’ocra, circondato da natura desertica (licheni, soprattutto) e dalla trasparente acqua dell’oceano Atlantico che lambisce spiagge per lo più sabbiose e scenografiche scogliere che vi si tuffano a picco. Le onde la rendono il paradiso dei surfisti, ai più esperti dei quali consigliamo la spiaggia La Santa.

Il Parco Nazionale di Timanfaya

Paesaggio vulcanico a Timanfaya.
Paesaggio vulcanico a Timanfaya. © Turismo Lanzarote
Strade nel paesaggio vulcanico del Parco Nazionale di Timanfaya.
Strade nel paesaggio vulcanico del Parco Nazionale di Timanfaya. © Turismo Lanzarote
Lava a perdita d'occhio, Timanfaya. © Turismo Lanzarote
Lava a perdita d'occhio, Timanfaya. © Turismo Lanzarote

Il primo luogo da visitare per fare amicizia con l’imponenza della natura del luogo è senz’altro il Parco Nazionale di Timanfaya, che si trova nella parte sud occidentale dell’isola ed è il risultato delle eruzioni di appena 300 anni fa. La statua “El Diablo” di César Manrique ne è il simbolo e vi accoglierà per darvi il benvenuto. Una volta all’interno, lo scenario che vi si presenterà è da fantascienza: potrete ammirare le cosiddette Montagne di Fuoco, composte da coni vulcanici, mare di lava e spiagge di sabbia nera. Dopo aver pagato il biglietto, entrerete a bordo di un autobus che vi porterà nel cuore di un paesaggio marziano dominato dalla lava, con colori che vanno dal rosso metallico al bruno scuro. Sarà un’esperienza unica ammirare le diverse forme assunte dal magma nel suo solidificarsi. Potrete anche assistere allo spettacolo e alla potenza della natura con delle dimostrazioni pratiche fatte da chi lavora nel parco: versando acqua in alcuni punti del terreno, infatti, questa si trasformerà immediatamente in geyser. È possibile fare trekking nel parco lungo due diversi percorsi, prenotandosi (con congruo anticipo) sul sito: www.parquesnationales.cnig.es. Gli amanti della tavola, inoltre, avranno l’opportunità di mangiare nel ristorante El Diablo (disegnato da Manrique, così come il parcheggio del parco), dove la carne viene cotta con il calore della terra.

Le impronte di César Manrique

Come dicevamo, la vera e profonda essenza di Lanzarote e la filosofia che si cela dietro il suo aspetto non possono essere comprese senza conoscere l’opera di César Manrique. Nato ad Arrecife, la capitale di Lanzarote, nel 1919, studia architettura spinto dal volere dei suoi genitori, ma ben presto abbandona l’università. Dopo aver vissuto alcuni anni a Madrid e aver amato perdutamente Pepi Gòmez senza poterla sposare (di suo marito, morto prematuramente, infatti non si era mai ritrovato il corpo), in seguito alla scomparsa prematura della donna l’artista decide di partire e viaggiare per entrare in contatto con altre culture. Arriva così negli Stati Uniti, la mecca dell’arte negli anni ’60, dove conosce la Land Art, prima di tornare a Lanzarote nel 1966 su sollecitazione dell’amico Juan Ramirez Cerdà (presidente del Cabildo di Lanzarote) che lo chiama per elaborare strategie finalizzate ad arginare le incalzanti pressioni speculative del turismo globalizzato. È a quel punto che inizia il suo progetto più ambizioso: utilizzare la propria isola come una tela, “essere la mano libera che dona una forma alla geologia”, contribuendo e definirne l’identità inconfondibile. Inizia così a trasformarla, avvalendosi della collaborazione di Jesus Soto e applicando un principio fondamentale: le sue opere devono dialogare con il territorio, armonizzarsi con la natura fino a compenetrarsi, confondendosi. I suoi interventi sul territorio sono orientati alla sostenibilità: in quest’ottica è il luogo stesso che diventa architettura, sono le pietre, i buchi a dettare la forma. Ecco quindi che l’artista entra nel ventre della terra, scende sotto la lava e costruisce all’interno dei jameos (bolle d’aria rimaste intrappolate tra la lava), usa le rocce come pareti e soffitti, non stravolgendo l’ambiente ma mimetizzandosi con esso. Un antesignano ecologista, che sostiene che la natura sia una vera risorsa, che può essere abitata. In un ambiente che sembra ostile all’uomo, Manrique trasforma la natura in un riparo, un guscio che accoglie.

César Manrique (1919 - 1992), ha plasmato l'immagine di Lanzarote, rendendola perfetto laboratorio di Land Art, con la sua visione di artista, pittore e architetto ("senza portafoglio").
César Manrique (1919 - 1992), ha plasmato l'immagine di Lanzarote, rendendola perfetto laboratorio di Land Art, con la sua visione di artista, pittore e architetto ("senza portafoglio").

Diverse sono le sue opere nel territorio dell’isola, così come il suo contributo a mantenere di Lanzarote il volto autentico, impedendo che questo venga stravolto dal turismo di massa. Ecco allora che decide che non ci saranno cartelloni pubblicitari per strada, perché potrebbero distrarre il viaggiatore dallo spettacolo naturale; le case, tutte rigorosamente bianche calce, dovranno restare basse, avendo al massimo 2, 3 piani. Gli alberghi potranno contare fino a 7 piani, di cui 3 o 4, però, sotto il livello della strada. L’unica eccezione si trova nella capitale Arrecife, dove c’è un albergo a 17 piani sul livello della strada. I colori permessi, oltre al bianco, sono il giallo messicano e il verde chiaro, ma solo ad Arrecife e previo permesso. Manrique in qualche modo si pone come educatore dello sguardo, ma anche come baluardo dell’autenticità di un territorio che non deve vendere l’anima al consumismo, bensì considerare l’architettura rurale come identitaria. Con lui le rocce, il vento, i licheni e i cactus acquisiscono un valore e una dignità mai avute prima. Muore nel 1992 in seguito a un incidente stradale, avvenuto poco lontano da casa sua. Lasciando in eredità alla sua isola l’orgoglio e l’appartenenza a una realtà che lui ha interpretato tra sogno e design.

Tra le sue opere sulla isla diferente consigliamo di visitare:

1) Jameos del Agua

Jameos del Agua, la prima opera di César Manrique a Lanzarote. © Shutterstock
Jameos del Agua, prima opera di César Manrique a Lanzarote. © Shutterstock

È forse l’opera più conosciuta di Manrique a Lanzarote, oltre che la prima. Jameos de l’Agua fa parte, insieme alla Cueva de Los Verdes, di un tunnel vulcanico lungo più di 6 km e formatosi durante l’eruzione del vulcano Monte Corona. È un’opera di riqualificazione di uno spazio naturale diventato centro artistico, un giardino dell’Eden atipico ricavato nel centro della terra. Vi si accede scendendo una scalinata di legno che porta a un ristorante panoramico con dei riferimenti omaggio ai pescatori dell’isola: si trovano qui infatti vele di barche, un’ancora, delle sedie create con il legno preso dalle imbarcazioni. Dal ristorante l’occhio è catturato da un tunnel vulcanico con una grande vasca di acqua marina al suo interno. In questa piccolo specchio d’acqua è possibile vedere i Jameitos, piccoli granchietti albini, non vedenti e specie protetta poiché vivono solo qui. Seguendo il percorso e superando il laghetto si arriva in un giardino con vegetazione lussureggiante e una grande piscina, c’è poi un suggestivo auditorium naturale ricavato all’interno della lava.

2) Mirador del Rio

Affaccio su La Graciosa da El Mirador. © Turismo Lanzarote
Affaccio su La Graciosa da El Mirador. © Turismo Lanzarote
El Mirador, di César Manrique
El Mirador, di César Manrique. © Turismo Lanzarote

Situato sul punto più alto dell’isola nei pressi dei resti di un vecchio complesso militare della fine del XIX secolo, il Mirador è una torre di avvistamento che si nasconde nella roccia e offre una vista straordinaria sulla striscia di mare che separa Lanzarote da La Graciosa. Se l’edificio è appena percettibile dall’esterno, una volta entrati sarete colpiti dalla sua spettacolarità. Vi sono infatti due vetrate impressionanti in quanto a forma e dimensione, che hanno la forma di due occhi, quelli del Mirador.

3) Casa Museo del Campesino

Casa museo El Campesino.
Casa museo El Campesino. © Shutterstock

Nel cuore dell’isola, a San Bartolomé, si erge il complesso architettonico della Casa Museo del Campesino (contadino), una delle opere di Manrique più cariche di riferimenti simbolici, dove l’arte e la tradizione si uniscono. L’artista ha dedicato questa creazione agli uomini e alle donne della campagna, che ogni giorno lavorano per portare avanti i valori, i prodotti e le tradizioni dell’isola. È costruita con l’architettura tipica di Lanzarote, con le sue pareti bianche e brillanti. Il Monumento alla Fecondità, che omaggia la natura, attira lo sguardo con i suoi 15 metri di altezza che sfidano il vento. Entrando nel museo potrete scoprire i segreti dell’artigianato locale, le tradizioni e lo stile di vita degli agricoltori dell’isola.

4) Fondazione César Manrique

Il piano inferiore della casa di César Manrique, in stile Pop Art.
Il piano inferiore della casa di César Manrique, in stile Pop Art. © Silvia Santori

Creata da César Manrique con un gruppo di amici nel 1982 e inaugurata nel 1992, la César Manrique è una fondazione culturale privata, autofinanziata senza scopo di lucro con l’intento di contribuire a incentivare e diffondere l’attività artistica, ambientale e culturale. La sua sede è all’interno della spettacolare dimora dell’artista, negli alloggi dei domestici e nel garage. La dimora, nella quale l’artista ha vissuto per diversi anni ospitando anche artisti e celebrità di fama mondiale, è stata costruita in una proprietà che si stende su una colata lavica riconducibile alle eruzioni avvenute tra il 1730 e il 1736. Sorge su cinque bolle vulcaniche naturali (jameos) di grandi dimensioni e si articola su due livelli. Il piano superiore ricalca lo stile architettonico tradizionale con l’aggiunta di elementi moderni, come delle spettacolari vetrate sulla corrente di lava che rendono il magma panorama ed elemento di attrazione dello sgurado; il piano inferiore, invece, è ricavato nei jameos, collegati tra loro tramite stretti corridoi bianchi. L’arredamento è sempre diverso e in contatto con la natura, il mobilio è degli anni ’60/’70 e rispetta i dettami della Pop Art. Visitare questa casa è il modo migliore per avvicinarsi alla mente e al talento dell’artista. Per capire i suoi sogni e il suo modo di vedere il mondo.

5) Jardin de Cactus

Jardin de Cactus, inaugurato nel 1991, è l'ultima opera di Manrique.
Jardin de Cactus, inaugurato nel 1991, è l'ultima opera di Manrique. © Turismo Lanzarote

Realizzato in un’antica cava è stato aperto nel 1991 ed è l’ultima opera dell’artista. Ospita circa 4500 esemplari di 450 specie di cactus e piante grasse. In questo spazio, magnifico esempio di intervento integrato nel paesaggio, si scorge anche un omaggio ai contadini dell’isola, rappresentato dai terrazzamenti laterali.

Visite imperdibili

La vostra esplorazione dell’isola non è finita qui. Da visitare, la Salina de Janubio, una delle più grandi delle isole Canarie, attiva dal 1895: la storia di Lanzarote è infatti legata al sale (“l’oro bianco” dell’isola), che rappresenta l’industria più antica del luogo, con una produzione di tutto rispetto.

Non perdete il Charco de los Clicos, situato vicino al villaggio di pescatori El Golfo: la vista di questo cratere, parzialmente sprofondato nel mare e della laguna verde smeraldo che nasconde, è uno spettacolo emozionante. Il contrasto di colori ribadisce la magnificenza della natura, che qui sembra sorridere.

Esempio di ingegno e resilienza, è poi La Geria, la zona del vino. Il paesaggio qui offre un colpo d’occhio unico al mondo. Dopo le ultime eruzioni vulcaniche, infatti, i contadini dell’isola ebbero la necessità di adattare il tipo di coltivazione all’ambiente, che era drammaticamente cambiato. E così si ingegnarono scavando delle buche a forma di cono rovesciato per cercare il terreno fertile rimasto coperto da circa 2 metri di lava. Lì in fondo, hanno iniziato a piantare la vite, con le radici che affondano nel terreno fertile. Hanno poi aggiunto i picon, sassolini neri di pietra lavica porosa che sono in grado di trattenere l’umidità portata dal vento e dalla notte per rilasciarla nel terreno durante il giorno. Tutto intorno, sulla superficie, hanno costruito gli zocos, muretti di pietre laviche disposti a mezza luna per riparare le piante di vite dai forti Alisei che spirano tutto l’anno. Il panorama nero di La Geria si è dunque puntellato di muretti disposti in file perfette. Al centro, le viti, il cui verde contrasta con il terreno scuro: sembrano quasi pupille verdi di occhi disegnati dagli zocos. Il vitigno dominante a Lanzarote è la malvasia vulcanica, ne risulta un vino molto minerale che regala un’esplosione di sapori in bocca.

Che siate amanti del surf, dello snorkeling, di immersioni o del dolce far niente, qui troverete spiagge per ogni gusto. Tra le più apprezzate quelle di: Famara, Reducto, Las Conchas, Charco del Palo, Papagayo, Mujeres, Charco de Los Clicos, Caleta del Mojon Blanco, La Canteria, El Jablillo, Las Cucharas, Bastián, Flamingo, Playa Dorada, Chica.

La Salina de Janubio.
La Salina de Janubio. ©Turismo Lanzarote
Charco de los Clicos.
Charco de los Clicos. ©Turismo Lanzarote
La Geria, zona dei vini.
La Geria, zona dei vini. ©Turismo Lanzarote
La vecchia capitale, Teguise.
La vecchia capitale, Teguise. ©Turismo Lanzarote
La spiaggia di Papagayo è una delle più conosciute di Lanzarote.
La spiaggia di Papagayo è una delle più conosciute di Lanzarote. ©Turismo Lanzarote
Spiaggia La Conchas, isola La Graciosa
Spiaggia La Conchas, isola La Graciosa. ©Turismo Lanzarote

Infine, non potete assolutamente partire da Lanzarote senza aver fatto una visita a La Graciosa, l’isola più singolare delle Canarie, parte della Riserva Marina dell’Arcipelago Chinijo, con soli 600 abitanti e circondata da spiagge da sogno. Da qualche anno ufficialmente l’“ottava” isola delle Canarie, e un luogo idilliaco dove ogni cosa è calma e serenità. Le strade sono tutte di sabbia e l’isola può essere esplorata a piedi, in bicicletta o su auto guidate da autisti locali che svolgono servizio di trasferimento. La natura qui è incontaminata e le spiagge sono paradisiache, con acque turchesi e sabbia bianca. La Graciosa è collegata a Lanzarote da traghetti (8 in inverno, 10 in estate) la cui traversata dura circa mezz’ora. Una curiosità: gli abitanti del posto sono chiamati “italiani” da chi vive a Lanzarote per il modo in cui parlano.

Vale una visita la vecchia capitale Teguise. Oggi comune più grande dell’isola, conserva una serie di edifici di grande valore storico e artistico.

Consigli non richiesti: dove mangiare...

Dalla cucina tradizionale alle creazioni culinarie più innovative, a Lanzarote gusterete gastronomia di alta qualità. Spiccano pesce e crostacei, legumi, carne di capra e maiale nero canario, formaggio di capra. A novembre si tiene qui il Festival Enogastronomico Saborea Lanzarote.

  • Ristorante Brisa Marina a Playa Blanca per cucina di pesce fresco, soprattutto;
  • Ristorante della Casa Museo del Campesino per degustare piatti tradizionali;
  • La Bodega de Santiago, piatti alla griglia e cevice tipici regionali in una casa del XIX secolo (prenotate!);
  • Ristorante Coentro, serve anche piatti vegeteriani e sperimentazione d’autore;
  • Ristorante El Veril a La Graciosa, per mangiare con i piedi tuffati nella sabbia ottima cucina locale a base di pesce (Viale Virgen del Mar 93, 35540 Caleta del Sebo).

... e dove dormire

  • Princesa Yaiza Suite Hotel & Resort;
  • Secrets Lanzarote Resort & Spa.

Un paio di dritte:

  • I mezzi pubblici hanno poche linee, conviene affittare una macchina una volta atterrati a Lanzarote.
  • Tra i diversi mercatini con artigianato locale, segnaliamo quello di Harìa, che si tiene ogni sabato dalle 9:00 alle 14:00 in Piazza Léon y Castillo.

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