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DeepSeek l'Intelligenza Artificiale cinese
Attualità

L’Italia vieta l’Intelligenza Artificiale cinese, ecco perché

Alessio Sperati
Alessio Sperati
Febbraio 3, 2025

In questo articolo

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  • Sono stati in milioni a scaricare l'app gratuita DeepSeek prima del suo blocco, ma la partita è appena iniziata
  • Momenti concitati a Wall Street
  • I dazi americani hanno fatto il miracolo

Sono stati in milioni a scaricare l'app gratuita DeepSeek prima del suo blocco, ma la partita è appena iniziata

Una nuova guerra fredda si affaccia al mondo contemporaneo, una “cyberguerra” basata su network di dati, intelligenze artificiali e corsa sfrenata all’innovazione tecnologica. Dopo la rivoluzione del web e quella del web 2.0, che ha trasformato l’utenza in utenza attiva, ora si passa allo sviluppo di software in grado di scrivere, cantare, parlarci in altre lingue, correggerci e produrre immagini statiche o in movimento. Quella tra Cina e Stati Uniti non è solo una competizione sul progresso scientifico, lo è anche sotto l’aspetto geopolitico perché per esempio Taiwan, Paese leader nella produzione di chip, fa gola a entrambi i concorrenti. Servono sempre più le terre rare per i chip, ecco l’interesse per paesi non ancora sfruttati come la Groenlandia. Fino a qualche anno fa sembrava non esserci partita ma, troppo impegnati a giocare al Risiko con l’Unione Sovietica, gli Stati Uniti non hanno visto arrivare il treno cinese che dagli anni’80 ha iniziato a investire nell’acquisizione di tecnologie, aziende straniere di settore e nell’innovazione in molti settori strategici.

Gli USA hanno dormito sugli allori pensando di monopolizzare il mercato con giganti come Google, Microsoft, Apple, IBM e i più giovani gruppi industriali Meta e Starlink. Tuttavia, la Cina non aveva alcuna intenzione di fare da spettatore e già nel 2017 aveva dichiarato l’intelligenza artificiale una priorità nazionale con l’obiettivo di diventare leader mondiale nel settore entro il 2030. Da allora Pechino ha investito miliardi di dollari nella ricerca, sviluppo e produzione di semiconduttori e algoritmi avanzati. E il 20 gennaio 2025 arriva DeepSeek, l’IA cinese gratuita, open source (ovvero con il codice sorgente visibile e modificabile da tutti) e più “green” dei concorrenti occidentali perché consuma meno in termini di energia.

BigTech Usa contro Cina
La nuova guerra fredda si basa sull'alta tecnologia.

Momenti concitati a Wall Street

È il panico. Il rivale a basso costo di ChatGPT ha fatto perdere a Nvidia, azienda i cui chip sono alla base dell’IA generativa, quasi 600 miliardi di dollari di capitalizzazione. In una dichiarazione del 27 gennaio scorso, un portavoce di Nvidia ha definito il modello di DeepSeek un «eccellente progresso dell’IA» che è «pienamente conforme» pur richiedendo «numeri significativi» di unità di elaborazione grafica (GPU) di Nvidia. Il che vuol dire che anche il concorrente cinese usa chip Nvidia ma ne usa meno. Il fondatore di DeepSeek si chiama Lian Wenfeng, l’uomo che ha avuto l’intuizione di convertire un fondo di ricerca per l’analisi di dati finanziari in qualcosa di completamente nuovo. E dentro ha messo al lavoro studenti universitari senza dare loro limiti di alcun genere, soprattutto senza obiettivi finanziari a breve termine. Ha offerto loro un sogno; e ti pare poco?

I dazi americani hanno fatto il miracolo

Dal canto suo, fiutando qualcosa di grosso all’orizzonte, il governo americano dall’ottobre 2022 ha iniziato a porre limiti sull’esportazione dei chip più avanzati come quelli di Nvidia o AMD. La scelta politica ha sì messo in difficoltà gli sviluppatori di Wenfeng, ma – di necessità virtù – ha messo gli stessi in condizione di cercare metodi più efficienti e meno dispendiosi per addestrare i modelli informatici. È così che è nato DeepSeek. «Hanno ottimizzato l’architettura dei loro modelli – ha dichiarato l’ingegnere cinese Wendy Chang – utilizzando una serie di trucchi ingegneristici: schemi di comunicazione personalizzati tra i chip, una riduzione delle dimensioni dei campi per risparmiare memoria e un uso innovativo dell’approccio mix-of-models. Molti di questi approcci non sono idee nuove, ma combinarli con successo per produrre un modello all’avanguardia è un’impresa notevole.» E secondo un istituto di ricerca americano l’ultimo modello di DeepSeek è talmente efficace da necessitare di un decimo della potenza di calcolo rispetto a quelli di Meta. Funziona? Insomma. Ma, del resto, anche l’IA di Microsoft dà qualche problema. Io la settimana scorsa l’ho usata per localizzare un paesello in Ciociaria e lui ha mandato un SMS a mia cugina.

La guerra dei microchip tra Usa e Cina
È guerra di microchip tra USA e Cina e Taiwan trema.

Ora il problema cruciale è che, come nel caso di TikTok, anche DeepSeek è controllato da aziende localizzate in Cina, un Paese che non brilla per trasparenza, dove non esistono leggi sulla privacy e dove i nostri dati possono essere condivisi per ragioni si Stato. Il Garante per la protezione dei dati personali ha quindi disposto, in via d’urgenza e con effetto immediato, la limitazione del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti delle società cinesi che forniscono il servizio di chatbot DeepSeek. Il provvedimento di limitazione, adottato a tutela dei dati degli utenti del nostro Paese, fa seguito alla comunicazione delle società il cui contenuto è stato ritenuto del tutto insufficiente a fornire garanzie: «Le società hanno dichiarato di non operare in Italia e che a esse non è applicabile la normativa europea». Il Garante ne ha quindi decretato il blocco.

Applicazioni di IA a confronto, ChatGPT e DeepSeek
Si può accedere alla versione avanzata di DeepSeek senza abbonamento.

C’è da dire che la stessa cosa era successa a ChatGPT, bloccato nel 2023 per un mese intero. È successo a TikTok, app di proprietà della cinese ByteDance, sbloccata all’indomani dell’elezioni di Donald Trump. Intanto milioni di utenti hanno avuto modo di scaricare e provare il nuovissimo DeepSeek. Sam Altman di ChatGPT non sembra molto preoccupato: «Hanno fatto un paio di cose buone, ma nel complesso (l’applicazione) è stata decisamente sopravvalutata. Questo è un modello che ha un livello di capacità che noi avevamo tempo fa». Newsguard, la piattaforma internazionale che monitora la disinformazione online, ha fatto sapere che DeepSeek ha dato risposte inaccurate nell’83% dei casi e ha sfatato affermazioni false solo nel 17%. In più, l’app ha sede in un Paese con una forte censura sull’informazione quindi se gli fate domande, per esempio sulla tragedia di piazza Tienanmen del 1989, DeepSeek vi chiederà di parlare d’altro. Certo, è tutto ancora da perfezionare ma la Cina ha fatto sapere di esserci nella nuova corsa globale verso il futuro e Trump l’ha interpretata come una sonora sveglia per le BigTech a stelle e strisce.

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cinaDeepSeekIntelligenza artificialeStati Uniti

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