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TogglePapa Francesco lascia il Policlinico Gemelli dopo 38 giorni di ricovero per polmonite dopo aver salutato i fedeli. Col ritorno in Vaticano (con l'ossigeno) inizia ufficialmente la convalescenza.
E dunque i corvi del malaugurio, chi la sapeva lunga, chi percorreva i corridoi vuoti del piano del ricovero per mostrare come non ci fosse nessuno, chi diffondeva notizie di prima mano sapute da un cardinale, da un infermiere, da una guardia svizzera, chi già profetizzava complotti orditi ai danni dei fedeli per nascondere una ipotetica dipartita del Papa tenuta nascosta per loschi motivi e aveva pronta la Corona (…) di fiori, è stato smentito da un’immagine. Una singola immagine. In mondovisione.
Non quella, diffusa pochi giorni fa, di spalle in preghiera in cappella. No, quella aveva, anzi, fomentato: “Non si vede il volto”: “Ha la mano finta, si vede lontano un miglio che è una foto creata dall’IA”; e “Dove l’ha presa l’abbronzatura, ai Caraibi”?
Non bastava, ovviamente. Il popolo voleva vederlo, dal vivo, “in movimento”.

Il saluto ai fedeli dal balcone
Esterno giorno. Sole a picco. Fedeli riuniti nel piazzale sottostante. Una finestra aperta. Qualcuno spinge una carrozzina con un uomo vestito di bianco che sorride alla folla e indica su in alto sollevando gli occhi al cielo. Lì, tutte le congetture e la coltre di diffidenza, ma anche le preoccupazioni, si sono dissolte al sole timido ma luminoso della terza domenica di Quaresima.
Come era stato annunciato il giorno prima, nella tarda mattinata di Domenica 23 marzo Papa Francesco ha lasciato il Policlinico Gemelli, dove era ricoverato da 38 giorni per l’aggravarsi di una polmonite bilaterale, per tornare a Casa Santa Marta, sua residenza abituale in Vaticano, dove potrà trascorrere le prossime settimane di convalescenza. Non prima di essere apparso brevemente a un balconcino del secondo piano del plesso del Policlinico antistante il piazzale d’ingresso, per salutare i tanti fedeli giunti lì proprio con la speranza di vederlo, di riversargli tutto il proprio affetto, di rivolgergli un augurio.
Papa Francesco ha anche interagito brevemente con la folla, parlando in un microfono con voce flebile, ma ferma, più ferma di quanto era lecito aspettarsi dopo i commenti dell’entourage vaticano, che parlavano di un Pontefice che avrebbe dovuto riabituarsi a parlare, e congratulandosi anche, tra la folla, con la signora Carmela Mancuso, una devota 77enne, per aver portato dei fiori gialli come aveva fatto anche in precedenti occasioni.
La sosta a S.Maria Maggiore e il rientro a S.Marta

Proprio quei fiori si è fatto poi consegnare da un addetto della gendarmeria vaticana, per portarli, in una sosta non prevista (quantomeno, non annunciata) alla basilica di Santa Maria Maggiore – la stessa che aveva visitato il giorno dopo l’elezione, a testimoniare la sua devozione mariana – una volta lasciato l’ospedale romano alla volta del Vaticano, dove dovrà osservare riposo assoluto ancora per diversi giorni.
Le telecamere, come sempre impietose e inopportune quando si racconta la sofferenza, hanno colto dietro i vetri semi-oscurati dell’auto, il dettaglio delle cannule di ossigeno – inserite nelle narici – che Papa Bergoglio sarà evidentemente costretto a portare ancora per qualche tempo.

L'incertezza sul futuro
Il ricovero dello scorso 14 febbraio – quando un’insufficienza respiratoria acuta provocata da un’infezione polimicrobica lo aveva costretto a un intervento medico urgente – e poi le notizie dei giorni successivi avevano tenuto il mondo col fiato sospeso e suscitato le ipotesi più disparate sulle reali condizioni del Pontefice, tanto da indurre qualcuno a postulare – se non peggio, come detto – quantomeno possibili imminenti dimissioni dal soglio papale per ragioni di salute e vecchiaia come era avvenuto per il suo predecessore Papa Ratzinger.
Un’eventualità, di per sé, che non si può ancora escludere in futuro. Quando un’ipotesi del genere viene formulata, il vaso di Pandora è ormai aperto ed è difficile farla rientrare. Sicuramente, sulla carta, il Pontefice che già doveva affrontare una fronda interna serpeggiante sia nella Curia sia in alcune correnti di fedeli, torna a casa politicamente più debole di prima che fosse costretto a ricoverarsi.

"Un altro modo di guidare la Chiesa”
Lui, Papa Francesco, dal canto suo, nell’affacciarsi dal balconcino del Gemelli, mostrava di recare sul volto, nello sguardo, nei movimenti ancora impacciati e, come detto, nella voce sussurrata e leggera la sofferenza di queste cinque settimane e mezzo di degenza, in cui, per ammissione degli stessi dottori che lo hanno avuto in cura, almeno in un paio di occasioni si è trovato in condizioni davvero critiche. Però lo spirito visto in quei pochi frangenti tutto racconta tranne l’intenzione di dimettersi. Le uniche dimissioni sopraggiunte sono, appunto, quelle dal Policlinico.
È chiaro che, come dichiarato anche dai cardinali che gli sono rimasti vicino in questi giorni come il Cardinale Anders Arborelius, Papa Francesco nei prossimi mesi dovrà “trovare un altro modo di guidare la Chiesa”. Il prof. Sergio Alfieri, direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche del Gemelli e a capo dell’equipe che ha avuto in cura il Pontefice in tutti questi giorni, gli ha prescritto almeno due mesi di riposo. Una prescrizione che non sarà facile osservare, dal momento che già tra qualche settimana incalzeranno le liturgie Pasquali, al pari della visita in Vaticano di Re Carlo III d’Inghilterra insieme alla Consorte Camilla, prevista per l’8 aprile, con un’udienza già accordata.
E, conoscendo Francesco, tenerlo “a riposo” sarà un’impresa.

Una tempra da combattente
Tuttavia, le dimissioni dalla degenza sono figlie di una situazione di salute quantomeno stabilizzatasi nelle ultime due settimane. I medici sono moderatamente ottimisti sul suo recupero.
Restano, di questi 38 giorni, una gestione della sofferenza cui il popolo della Chiesa non era forse più abituato. Un pudore privato che ha spinto Bergoglio a non condividere la propria debolezza fisica con i fedeli come aveva, per esempio, fatto Papa Giovanni Paolo II negli ultimi anni di vita, mescolato con la tempra di colui che non si arrende né si farà mettere facilmente da parte, come ai primi segni di senescenza ritenne invece di fare il suo predecessore Benedetto XVI.
Di certo, per il prosieguo del suo pontificato, Papa Francesco avrà ancora più bisogno delle preghiere e dell’affetto dei fedeli. Se “Pregate per me” era la conclusione bonaria dei suoi Angelus domenicali e dei suoi discorsi, adesso, davvero, quelle preghiere acquisteranno maggior valore…
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