
Pistoia, l’elegante salotto d’Italia: un gioiello toscano fuori dal turismo di massa
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ToggleAccogliente e ricca di tesori artistici, tra cui le celebri chiese zebrate, Pistoia conquista con le sue autentiche realtà artigianali e la pregevole architettura
Un centro perfettamente conservato, che, a ogni angolo, lascia trapelare la storia, con i suoi tipici vicoli medievali, le piccole botteghe, le piazzette, i meravigliosi palazzi. Un patrimonio artistico che, da solo, vale ben più di una visita e che non vive solo dei pregevoli tesori del passato, ma ha un suo fermento e una vita feconda nella contemporaneità; una ricca tradizione enogastronomica con prodotti tipici di eccellenza, delle realtà artigianali che sono baluardo di autenticità. Ma anche maestrie imprenditoriali che sfruttano tecniche d’avanguardia legate al vivaismo, un festival di musica jazz che attira visitatori da tutto il mondo e uno stretto legame con la religione. Pistoia è tante città. E ognuna merita di essere esplorata. Lontana dal turismo di massa, ma distante da Firenze solo 40 km, è stata influenzata da numerosi popoli: Etruschi, Romani, Ostrogoti, Bizantini, Longobardi. Non vi resta che scegliere quale delle tante anime di questa perla della Toscana vi risuona di più e poi lasciarvi incantare.
Passate sulle… strisce!

Pistoia è nota per le sue chiese zebrate: chiamate così per il colore bianco e nero delle loro facciate derivanti dalla pietra calcarea bianca detta “alberese” e dal marmo verde (serpentinite) proveniente dalla vicina città di Prato. Il bianco e nero, che si ritrova passeggiando per il centro storico anche in altri elementi architettonici e decorativi, sembra essere il filo conduttore della città. Una sorta di tratto distintivo. Ma quali sono le chiese zebrate di Pistoia? Sicuramente la prima, per importanza, è il Duomo dedicato a San Zeno. Ci sono poi Sant’Andrea, San Giovanni Fuorcivitas e San Leone. E tutte, sono scrigno di tesori artistici pregevoli.
Piazza del Duomo e i suoi gioielli





Senza dubbio una delle più belle piazze d’Italia, piccola e armoniosa, racchiude in sé una serie di gioielli rimasti intatti nel tempo e che da secoli sono spettatori della vita cittadina. Il Duomo (cattedrale di San Zeno) è fiancheggiato a sinistra dal Campanile, che presenta tre stili diversi ed è alto 67 metri (si può salire fino in cima attraverso una stretta scaletta a chiocciola di 200 gradini: la fatica sarà ripagata da una vista mozzafiato), e a destra dal Palazzo Vescovile. Proprio di fronte, si erge il Battistero di San Giovanni, splendida struttura in bianco e nero dalla pianta ottagonale. Dall’altro lato della piazza si trovano invece i simboli del potere temporale: il Palazzo del Podestà (oggi tribunale) e il Palazzo Comunale. Ma qui è possibile ammirare anche un vero capolavoro della scultura rinascimentale, il fregio posto sopra il loggiato esterno dello Spedale del Ceppo. La peculiarità di questo fregio di rara bellezza, che raffigura la lunga storia sanitaria e assistenziale del luogo, è che esso fu realizzato in terracotta policroma dalla bottega di Andrea Della Robbia. I Della Robbia idearono la terracotta invetriata: grazie a un rivestimento ceramico policromo e lucente, appariva come fosse marmo e veniva realizzata con una formula segreta, mai rivelata. Quando la famiglia si estinse, dunque, la ricetta andò perduta. Ieri come oggi, la piazza è punto di aggregazione e ospita i principali appuntamenti della città, essendo lo sfondo perfetto per manifestazioni come la Giostra dell’Orso, il Pistoia Blues e i Dialoghi sull’uomo.
Lo stretto legame con il cammino di Santiago
Tra i gioielli più preziosi custoditi nella cattedrale di San Zeno (che risale al 923) c’è di certo l’Altare argenteo: una delle maggiori opere di oreficeria gotica italiana ed europea, che venne completata nell’arco di due secoli, dal 1287 al 1465, e che, su preziose formelle a bassorilievo, raffigura scene del Nuovo e Vecchio Testamento, della vita di Maria e di San Jacopo. Tra gli artisti che hanno messo mano all’Altare, anche un giovane Filippo Brunelleschi. La Cappella che ospita l’Altare argenteo custodisce anche la preziosa reliquia di San Jacopo. La città è legata al culto dell’Apostolo Giacomo il Maggiore (Jacopo) dal 1145, anno in cui il Vescovo Atto, tramite alcuni amici, fece arrivare da Santiago de Compostela un frammento del cranio del Santo, che fu poi proclamato patrono di Pistoia. Da quel momento la città divenne un’importante tappa per i pellegrini che tutt’ora vengono qui a onorare la reliquia del Santo e che, portando soldi e doni, resero possibile in passato la creazione di opere d’arte meravigliose. La reliquia di San Jacopo è conservata nella cappella del Giudizio, all’interno della cattedrale, in uno splendido reliquiario realizzato nel 1407 da Lorenzo Ghiberti. Dal 2019 Pistoia è inserita nella rete internazionale dei Cammini di Pellegrinaggio, ne è testimonianza il cippo, donato dalla città di Santiago di Compostela, su cui sono riportate le distanze di Pistoia dalla città spagnola e da Roma, attraverso i cammini storici.
Piazza della Sala: tracce di Medioevo

La suggestiva piazza della Sala è il cuore pulsante del centro cittadino ed è rimasta come era nel Medioevo. Circondata da botteghe e locali, è a tutti gli effetti il luogo di incontro in ogni ora del giorno: dalla mattina, per il mercato ortofrutticolo, alla sera per l’aperitivo. Durante l’occupazione longobarda, accoglieva il palazzo del Gastaldo, emissario del re che presiedeva l’amministrazione pubblica. E al suo centro campeggia il pozzo del Leoncino. Circolare e marmoreo, è affiancato da due colonne ioniche a fine sia decorativo che funzionale: queste ultime infatti erano anche necessarie a sorreggere un architrave collegato a una carrucola per attingere l’acqua. Nel 1529 fu collocato sull’architrave bicromo un leoncino in pietra, che tiene la zampa sullo stemma di Pistoia a rappresentare il dominio di Firenze sulla città.
La terza cupola più importante d’Italia

Con la sua cupola rinascimentale, la basilica della Madonna dell’Umiltà delinea lo skyline di Pistoia insieme al campanile di piazza Duomo. Questo santuario venne fondato nel 1495 sulle fondamenta della chiesa di Santa Maria Forisportam, punto di riferimento per pellegrini e viaggiatori e situata alle porte della prima cerchia di mura. Il 17 luglio 1490, mentre nella città imperversavano lotte intestine, l’immagine della Madonna dell’Umiltà, raffigurata su un dipinto lì conservato, iniziò a piangere un liquido che lambiva il viso del bambino Gesù che Maria aveva al collo. Oltre al miracolo delle lacrime, dunque, c’era la grazia che queste non cadevano sul bambino. Il pianto durò vari giorni e una delegazione arrivò a Pistoia da Roma per verificare l’accaduto: la Chiesa confermò che si trattava di un miracolo e le autorità locali decisero di creare un tempio grandioso, adatto a ospitare quell’affresco. Secondo l’interpretazione che fu data, la Madonna piangeva perché desiderava che i pistoiesi diventassero umili e smettessero di litigare fra di loro. La cupola (che ha un diametro di 20,5 metri e un’altezza di 59 metri) è opera di Giorgio Vasari, che si ispirò manifestamente alla fiorentina e brunellesca Santa Maria del Fiore.
I treni storici
Tra le tante attrazioni della città, merita una menzione il Deposito officina rotabili storici di Pistoia, una delle infrastrutture ferroviarie più antiche d’Italia e importante centro della Fondazione FS italiane per la riparazione delle locomotive a vapore. Potete arrivarci a piedi, dalla stazione ferroviaria di Pistoia. Vi troverete davanti a un impressionante museo a cielo aperto che, attraverso treni di diverse epoche, narra la storia del nostro Paese. Punto di riferimento per la riparazione delle locomotive a vapore, il Deposito è anche il punto di partenza delle giornate del Porrettana Express, un’esperienza di viaggio su treni storici lungo la storica linea ferrata Appenninica, con un programma di animazione a bordo, visite guidate e laboratori nelle stazioni di sosta e arrivo.
Fondazione Tronci
A Pistoia si trova un signore che è lui stesso “un museo”: Luigi Tronci. Un amante della musica, un sognatore e un grande artigiano, creatore di piatti per percussioni famosi in tutto il mondo. Un’officina meravigliosa la sua (UFIP), una fonderia dove i piatti sono prodotti in modo artigianale con fusione a centrifuga. Tutto il processo di creazione è affidato alle mani esperte degli artigiani per creare un prodotto unico, proprio come lo è ciascun batterista. La cosa strabiliante è che Luigi Tronci, negli anni, ha accumulato un numero imprecisato di strumenti musicali provenienti da tutto il mondo. Pezzi rari, unici e d’epoca che parlano di cultura, storia della musica e delle percussioni, del rapporto tra l’uomo e il suono e che sono conservati nella Fondazione Luigi Tronci, in Corso Gramsci 37.

I confetti pistoiesi
La prima testimonianza storica del confetto di Pistoia si ha nel 1372, quando si narra che questi deliziosi dolcetti vennero utilizzati per festeggiare il 25 luglio, festa del Patrono. Quelli dell’antica tradizione artigianale di Pistoia sono i confetti a riccio, o “brignoccoluti”, come li chiamano i pistoiesi: le sue increspature fanno da corazza al morbido interno, è di colore bianco e ha un retrogusto di vaniglia, mentre il suo ripieno è di semi di anice o di coriandolo. Un’eccellenza nella produzione di questi confetti è rappresentata dalla famiglia Corsini (attiva a Pistoia dal 1918) che, seguendo una tradizione familiare, li produce con grande maestria. Presso la Ditta Corsini, nel centro storico, si possono degustare, insieme al più antico anacino o coriandolo, anche i famosi “confetti avvelenati”, oltre che la nocciola, la mandorla, il candito, il cioccolato, la nocellina e la bacca di cacao. Per poterli assaggiare e assistere alla lavorazione artigianale nelle “bassine di rame”, potete recarvi nel negozio – laboratorio di piazza San Francesco 42. Una volta lì, non trascurate di assaggiare il Panforte di Pistoia Glacé, creato da Bruno Corsini, figlio del Cav. Umberto, fondatore della ditta. La ricetta di questa specialità di cioccolateria artigiana è rigorosamente segreta e tramandata in famiglia.
I vivai
Pistoia è la Capitale europea dei vivai, che rappresentano la più importante attività commerciale della città. Si tratta di una tradizione nata a metà dell’Ottocento e rapidamente sviluppata grazie alla posizione favorevole e al clima temperato della città. Queste realtà imprenditoriali, prettamente a conduzione familiare, riforniscono tutta l’Italia ma soprattutto il mercato estero. Noi abbiamo visitato Mati 1909, che si trova oggi alla quarta generazione: il verde è un affare di famiglia. Andrea, Francesco e Paolo sono i tre fratelli che amministrano 5 aziende dinamiche e innovative. Vi consigliamo di visitare Mati, che vi accoglie con tante proposte. Qui, infatti, in un’ambientazione magica si organizzano cene, aperitivi circondati dal verde (il giovedì c’è l’aperitivo nell’orto), matrimoni, convegni. Ampio spazio è dedicato all’orto: hanno ortaggi molto particolari, circa 30 tipologie di pomodori, una quindicina di melanzane, una decina di zucchine, utilizzati sia per il loro ristorante che per fare cultura. Grande attenzione, viene dedicata alla progettazione di giardini personalizzati, tra cui quelli terapeutici (per malati Alzheimer, per persone affette da sindrome di down, da autismo… ).
Dove dormire...
Un ottimo indirizzo nel centro è Palazzo 42, boutique hotel in un palazzo storico.
... e dove mangiare
- Toscana Fair, ristorante agrituristico con proposte di menù semplici e tradizionali composti da materie prime accuratamente scelte. Si trova nel vivaio Mati, leggermente fuori dal centro.
- Taverna Gargantuà. Per pranzi, spuntini, aperitivi, cene e drink. La protagonista del menù? La bistecca del Garga!
- Stilnovo. In un prestigioso palazzo duecentesco, tradizione e innovazione si incontrano.
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