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Pompei
AttualitàArte e Spettacolo

Pompei: due scoperte eccezionali per una città che non smette di stupire!

Laura Baiocco
Laura Baiocco
Marzo 23, 2025

In questo articolo

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  • La città sepolta dal Vesuvio nel 79. d.C ci ha regalato una nuova “Villa dei Misteri”, mentre nel Santuario della Madonna di Pompei è stato rinvenuto un inedito Mantegna, dal 20 marzo in mostra ai Musei Vaticani
  • La "Casa del Tiaso" , è la nuova "Villa dei Misteri"
  • Baccanti, satiri e iniziande...
  • Una meraviglia che si può già visitare
  • Il "miracolo" della Madonna di Pompei: il Mantegna ritrovato
  • Ma come è avvenuta questa straordinaria scoperta?

La città sepolta dal Vesuvio nel 79. d.C ci ha regalato una nuova “Villa dei Misteri”, mentre nel Santuario della Madonna di Pompei è stato rinvenuto un inedito Mantegna, dal 20 marzo in mostra ai Musei Vaticani

Pompei, un nome che evoca immediate e potenti fascinazioni.

Un nome che ci catapulta indietro nel tempo, in quel 79 d.C. quando l’eruzione del Vesuvio seppellì un’intera città, colta di sorpresa nel bel mezzo delle sue brulicanti attività quotidiane, regalandoci un fermo immagine sul passato unico e irripetibile nonché meta di pellegrinaggi da tutto il mondo.

Ma il nome di Pompei è anche indissolubilmente legato a un altro tipo di pellegrinaggio, non archeologico bensì spirituale, quello verso il Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario, consacrato nel 1901 al culto della Madonna, e che attira ogni anno un numero imponente di fedeli.

Ma cosa hanno in comune gli scavi archeologici dell’antica città romana con il Santuario della Madonna, a parte la circostanza di trovarsi entrambi a Pompei? Ebbene, il fatto che da questi due scrigni di storia e cultura dal valore inestimabile recentemente siano emerse due scoperte epocali.

Nella Regio IX della zona archeologica di Pompei, infatti, è stata rivenuta una megalografia che rivaleggia con quella scoperta più di 100 anni fa nella c.d. Villa dei Misteri, mentre è di questi giorni la notizia che i restauri nel Santuario della Madonna hanno portato alla luce un capolavoro inedito del Mantegna, esposto per la prima volta al pubblico nei Musei Vaticani a partire dal 20 marzo scorso.

La "Casa del Tiaso" , è la nuova "Villa dei Misteri"

La megalografia della Casa del Tìaso a Pompei
La megalografia della Casa del Tìaso a Pompei
La megalografia della Villa dei Misteri, Pompei.
La megalografia della Villa dei Misteri, Pompei.

Gli intensi scavi archeologici nella zona centrale di Pompei, denominata Regio IX, hanno portato alla luce una delle ville più sontuose dell’antica città, con una grande sala per banchetti di cui le tre pareti che non danno sul giardino sono affrescate con una megalografia, ovvero un fregio di dimensioni quasi reali, dove il mito di Dioniso prende vita attraverso cortei bacchici e riti di iniziazione.

Gli archeologi hanno battezzato la domus “Casa del Tìaso” proprio in ragione di questo fregio (il tìaso è appunto il corteo del dio) il cui soggetto, ovvero il culto di Dioniso, rappresenta una rarità assoluta nella zona vesuviana. C’è solo un altro affresco (anch’esso una megalografia sui tre lati di una sala) che raffigura il rito di iniziazione ai misteri dionisiaci ed è quello rivenuto, ormai più di cento anni or sono, nella c.d. “Villa dei Misteri” (anche se, a onore del vero, non tutti gli studiosi sono concordi con questa interpretazione).

Baccanti, satiri e iniziande...

Megalografia della Casa del Tìaso, particolare della Menade cacciatrice.
Megalografia della Casa del Tìaso, particolare della Menade cacciatrice.

Il ciclo decorativo della “Casa del Tìaso” vede susseguirsi il corteo sacro del dio Dioniso, con baccanti rappresentate come danzatrici oppure come feroci cacciatrici con un capretto sgozzato sulle spalle o con una spada e le interiora di animali nelle mani, ma anche giovani satiri dalle orecchie a punta che suonano il doppio flauto o compiono libagioni. Al centro della composizione spicca una donna in compagnia di un vecchio sileno che impugna una torcia: si tratta di un’inizianda, ovvero una donna umana che si appresta a partecipare a un rito di iniziazione notturno ai misteri del dio Dioniso, il dio che muore e rinasce promettendo una nuova nascita dopo la morte anche ai suoi seguaci.

Una curiosa caratteristica di tutte le figure del fregio consiste nel loro posizionamento su piedistalli, come se si trattasse di statue, mentre, al contrario, il loro movimento, la loro carnagione e i loro vestiti gli conferiscono un’estrema vitalità.

Centrale e particolarmente potente è la raffigurazione delle “Baccanti”. La Baccante, come spiega il direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel, “esprimeva per gli antichi il lato selvaggio e indomabile della donna; l’opposto della donna ‘carina’, che emula Venere, dea dell’amore e delle nozze, la donna che si guarda nello specchio, che si ‘fa bella’. Sia il fregio della Casa del Tìaso sia quello dei Misteri mostrano la donna come sospesa, come oscillante tra questi due estremi, due modalità dell’essere femminile a quei tempi”.

Rispetto al fregio della Villa dei Misteri, la nuova megalografia aggiunge un altro tema importante all’immaginario dei rituali iniziatici di Dioniso: la caccia, evocata dalle baccanti, ma anche da un secondo e più piccolo fregio che corre al di sopra di quello principale e nel quale sono raffigurati animali vivi e morti, tra cui un cerbiatto e un cinghiale appena sventrato, galli, uccelli di varie specie, ma anche pesci e molluschi.

Una meraviglia che si può già visitare

Megalografia della Casa del Tìaso, particolare della inizianda con Sileno che tiene una torcia in mano.
Megalografia della Casa del Tìaso, particolare della inizianda con Sileno che tiene una torcia in mano.

La Casa del Tìaso è già accessibile al pubblico, con visite guidate al cantiere, previa prenotazione telefonica al numero al 327 2716666. Gli scavi nella Regio IX, iniziati nel 2023, hanno riportato alla luce oltre 50 ambienti, tra cui due case ad atrio trasformate in botteghe e una grande domus con un salone nero, un sacrario e un quartiere termale. Ma gli scavi continuano…

Il "miracolo" della Madonna di Pompei: il Mantegna ritrovato

La "Deposizione di Cristo", di Andrea Mantegna.
La "Deposizione di Cristo", di Andrea Mantegna.

Era il luglio del 2020 quando nel Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei venne ritrovata la Deposizione di Cristo di Andrea Mantegna, un’opera inedita. Il segreto però è stato mantenuto fino a pochi giorni fa, quando è arrivato l’annuncio che l’opera verrà esposta, nell’ambito della mostra “Il Mantegna di Pompei. Un capolavoro ritrovato”  a partire dal 20 marzo presso i Musei Vaticani, dove nel frattempo è stata restaurata.

“Abbiamo immediatamente compreso che sotto gli strati di ridipinture si celava una materia pittorica straordinaria. Il restauro ha rivelato dettagli iconografici e tecnici che confermano l’autografia di Mantegna, restituendo alla storia dell’arte un capolavoro che si pensava perduto”, ha detto Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani.

Le analisi tecniche e documentarie non hanno lasciato spazio a dubbi, chiarendo che l’opera non è una copia, ma un dipinto originale di Andrea Mantegna, il grande pittore rinascimentale nato a Isola di Carturo (Padova) nel 1431 e morto a Mantova il 13 settembre del 1506.

“La sua iconografia si ricollega a modelli rinascimentali e al classicismo tipico dell’artista, con richiami all’antichità che ne fanno un unicum nella produzione mantegnesca”, ha dichiarato Fabrizio Biferali, curatore delle Arti del Rinascimento dei Musei Vaticani.

Ma come è avvenuta questa straordinaria scoperta?

Il Santuario della Beata Vergine del Rosario a Pompei.
Il Santuario della Beata Vergine del Rosario a Pompei.
ll sontuoso interno del Santuario della Madonna di Pompei.
ll sontuoso interno del Santuario della Madonna di Pompei.

L’opera era già documentata nel XVI secolo nella Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli, ma poi era sparita dai radar delle fonti storiche, tanto che addirittura si sollevarono dubbi sulla sua reale esistenza. Quando il Santuario di Pompei inserì la tela sul sito della Conferenza Episcopale Italiana che cataloga tutti i beni culturali delle varie diocesi, la foto dell’opera finì online e Stefano De Mieri, dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, ebbe l’intuizione di collegarla al dipinto scomparso di Mantegna. Da questa intuizione è partito lo studio dei Musei Vaticani che hanno sottoposto la tela a indagini diagnostiche, ricerche e restauro, fino all’attribuzione definitiva al Mantegna.

La scoperta è stata annunciata proprio nell’anno in cui a Pompei si celebrano i centocinquant’anni dell’arrivo del quadro della Madonna di Pompei, a sottolineare l’aspetto spirituale di questo rinvenimento artistico. E al Santuario della Madonna di Pompei la tela del Mantegna farà ritorno nei prossimi mesi, per trovare la sua collocazione definitiva in una sezione del Museo diocesano.

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