Rivista Mio
  • Categorie
    • Copertina
    • Arte e Spettacolo
    • TV
    • Attualità
    • Cucina
    • Fitness
    • Gossip
    • Interviste
    • Moda e Design
    • Oroscopo
    • Salute
    • Viaggi
  • Edicola Digitale
    • Settimanale Mio
  • Link Utili
    • Termini e Condizioni
    • Dati Personali
  • Contatti
Facebook Twitter Youtube Instagram
Rivista Mio

Come posso aiutarti?

  • Copertina
  • Attualità
  • Interviste
  • Arte e Spettacolo
  • Viaggi
  • Gossip
  • Moda e Design
  • Oroscopo
Rivista Mio
  • Copertina
  • Arte e Spettacolo
  • Attualità
  • Interviste
  • Gossip
  • Viaggi
  • Oroscopo
Referendum: l’8 giugno è alle porte, quanto ne sapete?
Attualità

Referendum: l’8 giugno è alle porte, quanto ne sapete?

Laura Baiocco
Laura Baiocco
Maggio 27, 2025

In realtà, si tratta di cinque referendum che toccano argomenti fondamentali in tema di lavoro e cittadinanza. Conoscerli è importante per esprimere un voto il più possibile consapevole e responsabile, al di là della propaganda politica.

Il problema dei referendum è sempre lo stesso: il cittadino è chiamato a votare su questioni già di per sé complesse, formulate in “legalese” (vale a dire il più astruso possibile) e dalle conseguenze imprevedibili a volte per gli stessi analisti del settore (figuriamoci per la persona “comune”).

Ciò comporta che, al netto della tradizionale pigrizia tutta italiana nel rapporto con le urne, anche chi responsabilmente decide di investire mezz’ora del suo tempo per entrare nella cabina elettorale esprime un voto di pancia, poco consapevole, dettato più dalla fiducia nella posizione del partito politico per cui simpatizza che su un reale convincimento nel merito dei quesiti proposti.

Con riferimento al prossimo referendum dell’8 e 9 giugno in particolare (seggi aperti dalle 7 alle 23 domenica 8 giugno e dalle 7 alle 15 lunedì 9 giugno), a complicare le cose è intervenuta anche la posizione assunta dal governo Meloni, dei suoi alleati e delle sue emanazioni che hanno esplicitamente invitato i cittadini a boicottare la votazione disertando le urne. Il primo a esprimere l’invito all’astensione è stato il ministro degli Esteri Antonio Tajani alla cui dichiarazione si sono poi subito accodati il leader della Lega Matteo Salvini e il presidente del Senato Ignazio La Russa.  Il dibattito, di conseguenza, si è tutto incentrato solo sulla querelle relativa alla legittimità o meno dell’astensione e degli appelli che invitano in questa direzione i cittadini, trascurando il dovere di un’informazione puntuale sul contenuto dei quesiti oggetto della consultazione popolare. Ed è un grosso problema, perché si tratta di tematiche molto importanti e destinate ad avere un forte impatto sul futuro della nostra società: lavoro e cittadinanza.

Cos’è un referendum “abrogativo” e il significato del “quorum”

Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani (71 anni) è stato il primo ad invitare i cittadini a non andare a votare per il referendum dell'8 giugno. @ Shutterstock,
Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani (71 anni) è stato il primo a invitare i cittadini a non andare a votare per il referendum dell'8 giugno. @ Shutterstock,

Il referendum in questione è un referendum abrogativo (anzi, sono 5 referendum abrogativi insieme), uno strumento previsto dall’articolo 75 della Costituzione che consente ai cittadini di abrogare, cioè abolire leggi o parti di legge già approvate dal Parlamento. La prima cosa da capire dunque è che nei referendum abrogativi, votare “sì” significa voler eliminare la norma indicata nel quesito, mentre votare “no” significa volerla mantenere così com’è.

Dei cinque referendum abrogativi in questione, quattro riguardano il lavoro, licenziamenti, contratti a termine, risarcimenti e sicurezza negli appalti, e sono stati promossi dalla Cgil con l’appoggio di decine di associazioni, raccogliendo oltre 4 milioni di firme. Il quinto, proposto da +Europa, concerne invece il tema della cittadinanza italiana e ha superato le 637 mila sottoscrizioni.

Il primo quesito. Il reintegro nei licenziamenti illegittimi, tornare all’art. 18 della Costituzione

Il primo quesito mira ad abrogare il decreto legislativo 23 del 2015, uno dei decreti attuativi del Jobs Act. Con questa riforma il governo Renzi ha introdotto il cosiddetto “contratto a tutele crescenti” (che si applica ai dipendenti assunti dopo il 7 marzo 2015); si tratta di un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato sottoposto alla seguente disciplina in fatto di licenziamento: oggi un lavoratore assunto in un’impresa con più di 15 dipendenti dopo il 7 marzo 2015, se licenziato illegittimamente, ha diritto soltanto a un indennizzo economico e non al reintegro nel posto di lavoro come era previsto dall’art. 18 della Costituzione (norma ancora in vigore che si applica agli assunti prima del 7 marzo 2015, ma che è destinata a essere abolita di fatto per “esaurimento” con il passare del tempo). Il referendum punta dunque ad abrogare questa norma inserita nel Jobs Act, ripristinando la possibilità di tornare in azienda nei casi in cui un giudice dichiari il licenziamento illegittimo.

Secondo quesito. Le piccole imprese e gli indennizzi: togliere il tetto massimo

Il secondo quesito si concentra, invece, sulle tutele per i lavoratori delle imprese con meno di 16 dipendenti. La norma da abrogare (parzialmente) in questo caso è l’art. 8 della legge 604 del 1966. Attualmente, infatti, in caso di licenziamento illegittimo l’indennità riconosciuta dal giudice parte da un minimo di 2,5 fino a un massimo di 6 mensilità. Se vincesse il sì, questa soglia massima verrebbe eliminata, dando ai giudici la possibilità di stabilire risarcimenti più alti, proporzionati al danno subito.

Terzo quesito. Per tutti i contratti a termine potrebbero tornare le causali

Referendum: l’8 giugno è alle porte, quanto ne sapete?

La materia dei contratti a termine è stata oggetto di numerosi interventi legislativi nel corso negli anni aventi a oggetto, in particolare, la questione della necessità o meno di dichiarare da parte del datore di lavoro la “causa” della scelta di questo tipo di contratto in luogo di un contratto a tempo indeterminato. Il contratto a termine, infatti, si estingue automaticamente alla scadenza, consentendo al datore di lavoro di non rinnovare il contratto senza alcuna giustificazione (anche per ragioni arbitrarie o discriminatorie, aggirando di fatto il sistema delle tutele contro il licenziamento illegittimo). Fin dall’inizio il legislatore ha cercato di limitare gli abusi vincolando il contratto a termine alla presenza di esigenze specifiche e temporanee. Di contro, la necessità rendere il mercato del lavoro più flessibile ha portato a diversi interventi in materia che si sono susseguiti nel corso degli anni. A oggi i contratti a termine possono essere stipulati per un periodo massimo di 12 mesi senza dover specificare precise causali che lo giustifichino. L’obbligo di causali per i contratti a termine fino a 12 mesi era stato eliminato nel 2015 in attuazione del Jobs Act del governo Renzi e poi reintrodotto in forma diversa nel 2018 con il Decreto Dignità del governo Conte. L’ultima modifica è arrivata nel 2023 con il governo Meloni, quando il Decreto Lavoro ha escluso l’obbligo di causali per i rinnovi e per le proroghe di contratti fino a 12 mesi e ha introdotto nuove causali per esigenze specifiche per i contratti con durata compresa tra i 12 e i 24 mesi.

Il quesito, dunque, punta a limitare il precariato rendendo obbligatorio indicare specifiche causali, come ad esempio per lavoro stagionale o sostituzione, per il ricorso al contratto a tempo determinato anche per i primi 12 mesi e non solo per il rinnovo fino a 24.

Questo da un lato comporta una possibile limitazione della flessibilità per le imprese, dall’altro dovrebbe garantire una maggiore tutela per i lavoratori.

Il Quarto quesito. La sicurezza sul lavoro: più responsabilità negli appalti

Il quarto quesito riguarda il sistema degli appalti e mira ad abrogare la parte dell’art.26 del decreto legislativo 81/2008 che a oggi esclude la responsabilità del committente per i danni derivati da “rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici e sub appaltatrici”. Si tratta di un’espressione vaga, priva di una definizione normativa e affidata all’interpretazione della giurisprudenza che fa sì che attualmente solo l’azienda che esegue direttamente il lavoro risponde dell’eventuale infortunio sul lavoro. Il quesito propone di abrogare questa limitazione e di estendere invece la responsabilità anche all’impresa committente, cioè a chi ha affidato l’appalto, rafforzando così la tutela dei lavoratori coinvolti in catene di appalto e subappalto, superando la frammentazione delle responsabilità tipiche di queste realtà imprenditoriali.

L’abrogazione proposta mira a riaffermare la logica della responsabilità del committente anche per quanto riguarda l’affidabilità delle imprese a cui affida la realizzazione del lavoro.

Il quinto quesito. La cittadinanza italiana: da dieci a cinque anni

Referendum: l’8 giugno è alle porte, quanto ne sapete?

Il quinto quesito tocca un altro importante tema, molto spesso al centro del dibattito pubblico: la cittadinanza. Oggi, uno straniero maggiorenne deve risiedere legalmente in Italia per almeno dieci anni prima di poter fare domanda per ottenere la cittadinanza italiana. Il referendum propone di dimezzare questo requisito, portandolo a cinque anni di residenza ininterrotta. Un cambiamento che potrebbe accelerare così l’integrazione di migliaia di persone.

La cittadinanza italiana, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni 

Secondo le stime, la modifica dei termini per richiedere la cittadinanza italiana riguarderebbe 2,5 milioni di persone.

È importante sottolineare che oltre alla residenza ininterrotta in Italia (che il Referendum propone di ridurre a 5 anni) tutti gli altri requisiti già stabiliti dalla normativa vigente e dalla giurisprudenza resterebbero invariati, ovvero: la conoscenza della lingua italiana, il possesso negli ultimi anni di un consistente reddito, l’assenza di precedenti penali, l’ottemperanza agli obblighi tributari, l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica.

Il referendum cittadinanza allineerebbe l’Italia alla maggioranza delle normative europee. La Germania all’inizio del 2024 ha approvato una legge che coincide con le richieste di questo referendum e che ha stabilito il termine di 5 anni di residenza per l’ottenimento della cittadinanza.

Chi può votare e cosa serve perché il voto sia valido

Referendum: l’8 giugno è alle porte, quanto ne sapete?

Al voto potranno partecipare tutti i cittadini italiani maggiorenni, sia residenti in Italia sia all’estero. È prevista anche la possibilità di votare fuori sede per chi, come studenti o lavoratori, vive temporaneamente in un comune diverso da quello di residenza, a patto che vi sia domiciliato da almeno tre mesi. Perché i risultati siano validi, è necessario raggiungere il quorum: deve recarsi alle urne almeno il 50% più uno degli elettori aventi diritto. In caso contrario, anche una netta vittoria del “sì” non produrrà effetti giuridici e tutto si risolverà in un nulla di fatto.

Tags:

Antonio TajaniIgnazio La RussaJobs actMatteo RenziMatteo SalviniReferendum abrogativo

Condividi articolo

A te l'onere del primo commento..

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Mio in edicola

Settimanale mio - rivista digitale online

Leggi anche

Aldo Palmeri e Alessia Cammarota

Aldo Palmeri e Alessia Cammarota: la pace è vicina?

3
Aspettando il "Premio Strega 2025": ecco i cinque finalisti!

Aspettando il “Premio Strega 2025”: ecco i cinque finalisti!

6
stefano de martino

Stefano De Martino, troppo gossip per la Rai? Lui risponde così!

3

Potrebbe interessarti

Fiction da non perdere dal 15 al 21 giugno 2025
7

Fiction da non perdere dal 15 al 21 giugno 2025

Giugno 14, 2025
stefano de martino
3

Stefano De Martino, troppo gossip per la Rai? Lui risponde così!

Giugno 16, 2025
Oroscopo della settimana dal 17 al 23 giugno 2025 © Shutterstock
5

Oroscopo della settimana dal 17 al 23 giugno 2025

Giugno 17, 2025
Garlasco, oggi il maxi incidente probatorio sui reperti presi in esame nella nuova indagine
3

Garlasco, oggi il maxi incidente probatorio sui reperti presi in esame nella nuova indagine

Giugno 17, 2025
Carica altri

Mio in edicola

Seguici

Facebook
Twitter
Instagram
Pinterest
Telegram
YouTube

Link Utili

  • Termini e Condizioni
  • Privacy Policy
  • Dati Personali
  • Contatti

Menu

  • Categorie
    • Copertina
    • Attualità
    • Arte e Spettacolo
    • Interviste
    • Viaggi
    • Beauty
    • Gossip
    • TV
    • Moda e Design
    • Oroscopo
  • La redazione
  • Edicola digitale
  • Acquista pubblicità
Rivista Mio

Vivere, condividere, scoprire:
ogni storia conta e noi siamo qui per raccontarla

RivistaMio @ Copyright - Edizioni Empire S.r.l. - P.I. 11687510963​