
Giallo Liliana Resinovich, un video incastrerebbe il marito Sebastiano Visintin
Il filmato, girato il giorno della scomparsa, immortala Visintin con un maglione giallo. I cui frammenti sarebbero stati trovati sul corpo della donna.
Potrebbero essere gli abiti, unitamente a un video, a incastrare Sebastiano Visintin, il marito di Liliana Resinovich (63 anni al momento del decesso), unico indagato per l’omicidio della donna. Visintin aveva consegnato agli inquirenti un video registrato con una telecamera GoPro, proprio la mattina della scomparsa della moglie, avvenuta il 14 dicembre 2021, che lo ritrae in bici durante un’escursione, intento a girare per boschi nelle ore della sparizione.
Proprio quel video, che fino a oggi costituiva un alibi per Visintin, potrebbe ritorcersi contro l’uomo perché, secondo la Scientifica, sul cadavere della donna (riesumato nel febbraio del 2024) sarebbero state trovate tracce di abiti compatibili con quelli che il marito indossava in quell’escursione documentata dal video. Gli indumenti di quel giorno sono stati oggetto di sequestro da parte dagli inquirenti che, lo scorso martedì 8 aprile, hanno perquisito l’abitazione dell’uomo, e potrebbero oggi costituire una prova. Il video mostra un maglione giallo e, proprio sul polsino sinistro della maglia indossata da Liliana al momento della morte, è stato trovato – si legge sulla perizia – un «pelo/fibra di colore chiaro, giallo, di lunghezza di circa due centimetri, con estremi assottigliati».

Anche i guanti arancioni indossati da Sebastiano nel video sono sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti, perché su uno dei due sacchi neri in cui è stato trovato il corpo di Liliana Resinovich, è stata rilevata una impronta che potrebbe condurre proprio a un guanto. Sarà compito dei consulenti stabilire adesso se le tracce siano riconducibili agli indumenti di Visintin.
L’uomo intanto, oggi indagato a piede libero, si dice sereno e continua la sua vacanza in Austria, a Villacco, dove si trova dopo la notizia delle indagini a suo carico e la perquisizione nella sua abitazione di Trieste. Quest’ultima, durata sette ore, oltre agli abiti, ha permesso di prelevare circa 700 utensili da taglio presenti in casa di Visintin, molti dei quali utilizzati per lavoro (l’uomo, ex fotoreporter in pensione, arrota coltelli per dei ristoranti della zona).
La super-perizia ha accertato che Liliana, per cui le prime indagini avevano indicato la pista del suicidio, avrebbe invece subito violenze, e sarebbe stata picchiata prima di essere uccisa ed essere messa, in posizione fetale, in due sacchi neri con la testa infilata in due sacchetti per la conservazione degli alimenti, legati, questi ultimi, da un laccio di corda proveniente da casa della vittima. L’omicidio, secondo la perizia, sarebbe avvenuto lo stesso giorno della scomparsa, così come indica l’autopsia che ha rilevato la presenza, nello stomaco di Liliana, di resti della colazione fatta la mattina del 14 dicembre 2021.

Il marito vuole tenersi lontano dalle telecamere ma continua a interloquire con i programmi televisivi «Mi aspettavo questo avviso di garanzia – ha detto Sebastiano via messaggio durante la trasmissione Ore14 su Rai2 – ma sono sereno e tranquillo». In allegato un selfie in cui appare sorridente tra le montagne. I suoi avvocati Paolo Bevilacqua e Alice Bevilacqua, gli hanno consigliato di non esporsi e lui potrebbe rimanere fuori sede fino alla possibile disposizione di un nuovo interrogatorio.
Se Visintin si tiene lontano dalle telecamere, negli ultimi giorni chi si è fatto vedere è il fratello di Liliana Resinovich, Sergio, che non è mai stato convinto sull’innocenza dell’uomo e ha dato indicazioni agli inquirenti circa il movente per il quale Visintin avrebbe ucciso la moglie, ovvero quello economico.
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