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All the best photos from the first night of the Festival.
Attualità

Sanremo 2025: il “pagellone” della prima serata

Roberto Foti
Roberto Foti
Febbraio 12, 2025

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  • Riviviamo insieme le esibizioni e gli eventi dell'11 febbraio. Ritmi serrati, tante canzoni, poche emozioni. La prima serata del Festival 2025 scorre, con Carlo Conti onnipresente, Clerici disinvolta, Scotti un po' pesce fuor d'acqua. Achille Lauro, Brunori SAS, Giorgia, Lucio Corsi, Simone Cristicchi la cinquina dei top five.
  • IL PAGELLONE DELLA REDAZIONE - 11 febbraio 2025

Riviviamo insieme le esibizioni e gli eventi dell'11 febbraio. Ritmi serrati, tante canzoni, poche emozioni. La prima serata del Festival 2025 scorre, con Carlo Conti onnipresente, Clerici disinvolta, Scotti un po' pesce fuor d'acqua. Achille Lauro, Brunori SAS, Giorgia, Lucio Corsi, Simone Cristicchi la cinquina dei top five.

La prima di “Re Carlo” scorre via veloce. Conti pressa, marca stretto chi si dilunga, addirittura guadagna secondi, poi minuti sulla scaletta, consapevole che 29 cantanti sono un’enormità che può far durare la prima serata un’eternità e far sforare “di brutto brutto brutto” (cit. Aldo, Giovanni e Giacomo), e chiuderà persino in anticipo. Con ritmi così serrati non c’è il tempo di pensare, di sedimentare le note appena sentite, le canzoni si rincorrono, inesorabili, ma l’impressione generale è di un Festival di buon livello musicale ma senza vere eccellenze, con forse, a parere di chi scrive, un’unica eccezione, ma tanti brani “pesanti”, pensati per Sanremo e destinati a darsi battaglia in classifica e, poi, nelle radio.

Antonella Clerici è scesa sul palco dell'Ariston con la disinvoltura di una veterana. Simpatia, presenza di spirito, abiti tra citazioni argento e oro, e un pizzico di pepe che non guasta mai.
Antonella Clerici (61) è scesa sul palco dell'Ariston con la disinvoltura di una veterana. Simpatia, presenza di spirito, abiti tra citazioni argento e oro, e un pizzico di pepe che non guasta mai.

Il connubio Antonellina-Zio Gerry regge anche alla inevitabile frecciatina su The Voice che la conduttrice non risparmia al presentatore sbarcato da Mediaset. Anche loro, però devono cedere il passo a un Carlo Conti onnipresente. Il direttore artistico dirige tutto, tempi, scaletta, a momenti pure l’orchestra.

Si inizia con uno struggente ricordo di Ezio Bosso che era stato ospite cinque anni fa. Momenti di raccoglimento ascoltando le parole del Pontefice: Papa Francesco ha infatti inviato al Festival un videomessaggio a sostegno della pace e dell’iniziativa di far interpretare alla cantante israeliana Noa insieme alla cantante palestinese Mira Awad una versione a doppia voce di Imagine di John Lennon, inno pacifista per antonomasia.

Un momento storico: il videomessaggio del Pontefice ascoltato da Carlo Conti insieme alla cantante israeliana Noa e alla cantante palestinese Mira Awad.
Un momento storico: il videomessaggio del Pontefice ascoltato da Carlo Conti (63) insieme alla cantante israeliana Noa (55) e alla cantante palestinese Mira Awad (49).

Per mezz’ora, il palco dell’Ariston viene appaltato a Jovanotti, primo Superospite di questa edizione 2025, ispiratosi forse a Mahmood, ma con giacca e completo gold al posto della tuta. Gli anni si fanno sentire, la voce già strascinata di suo da sempre inizia a tremolare un po’ troppo. Tra una scatenata “Ombelico del mondo” che fa ballare tutta la città di Sanremo e un’ “A te” poetica e struggente, Lorenzo Cherubini filosofeggia, dà testimonianze di vita, parla del suo corpo e di come si sia dovuto adattare alla nuova condizione dopo l’incidente in bici dello scorso anno, con una placca in titanio nella gamba. Insomma, la trasfigurazione in “Anzianotti” potrebbe essere iniziata, ma lo spirito da casinista irrefrenabile c’è sempre. Per introdurre l’ingresso sul palco di Gianmarco Tamberi, con cui legge un testo del filosofo Franco Bolelli, parla di “alzare l’asticella”. Un’espressione che, come “iconico” (questo lo dirà Carlo Conti nel prosieguo) sta diventando inflazionata, ed è confortante che di entrambe le cose siano il cantante e il conduttore a rendersi conto per primi, veicolando il messaggio in diretta nazionale.

Nel frattempo, ad alzare l’asticella Tamberi ci proverà davvero, alle prossime Olimpiadi del 2028 a Los Angeles, e speriamo il più in alto possibile.

Jovanotti sul palco con Gianmarco Tamberi.
Jovanotti (58) e Gianmarco Tamberi (32) sul palco dell'Ariston.

La serata prosegue senza intoppi, tranne Gerry Scotti che in qualche occasione sembra voler strafare, con qualche battuta spiritosa ma fuori scaletta che i cantanti destinatari di turno però ignorano perché hanno altro cui pensare, e continuando a canticchiare uno dei brani appena terminati mentre le votazioni sono ancora in corso, con Conti costretto a “distrarlo” e stopparlo. Ci sono anche gli auricolari non indossati per tempo da una emozionata Francesca Michielin costretta per questo motivo a fermare la musica e ripartire, come piccolo brivido proprio quasi in finale di serata. E poi c’è Jovanotti che comunica a Re Carlo che ha il beneplacito di Amadeus e Fiorello, come se ci fosse sul palco ancora la loro ombra, tipo lo spirito di Obi Wan Kenobi e quello di Yoda che vegliano su Luke.

Lui, Conti, imperturbabile, pare comunque reggere il confronto con i cinque Festival amadeussiani: tanto quello era ieratico, rispettoso della sacralità del Festival, tanto lui è ecumenico (anche per necessità di scaletta): lascia dire, “volemosebbene”, tutti amici, tanti abbracci che fanno punti Fantasanremo e va avanti, gettando continuamente l’occhio all’orario. Ansia. Spiccioli di gaffe. Niente tempi morti. Nessuno spazio neanche per una rissetta di straforo tra Fedez e Tony Effe come spererebbero tutti (forse anche Fedez e Tony Effe). Tutto liscio e lineare. Troppo? Lo dirà l’auditel. Nel frattempo, si conoscono i 5 cantanti più votati (in ordine alfabetico e non di voti) dopo la prima serata: Achille Lauro, Brunori SAS, Giorgia, Lucio Corsi e Simone Cristicchi. Il toto-Festival è cominciato. Qualche polemica pure. Tutto fa brodo. Purché Sanremo sia Sanremo.

Conti ha dovuto "contenere" le intemperanze di Zio Gerry. Tutto preparato o l'emozione dell'Ariston ha scalfito anche un presentatore provetto come Scotti?
Conti ha dovuto "contenere" le intemperanze di Zio Gerry (68). Tutto preparato o l'emozione dell'Ariston ha scalfito anche un presentatore provetto come Scotti?

N.B. Segue il pagellone con i giudizi SEMISERI e assolutamente ARBITRARI e INDIPENDENTI della redazione. Siete d’accordo? Non siete d’accordo? Ditecelo sui nostri social!

IL PAGELLONE DELLA REDAZIONE - 11 febbraio 2025

Rkomi, tra i primi a esibirsi. Dimentica la "maglietta della salute" sotto la giacca bianca su panta bianco e Gerry Scotti lo fa notare.
Rkomi (30) canta "Il ritmo delle cose".

Gaia: Chiamo io chiami tu. Voce “tremolante”, effetto guanto da androide, testo semplice, ballerini in scena, brano da radio. Si inizia con un ritmo ballabile latin-trap, con un refrain ossessivo che finisce per annullare il resto della canzone e forse farà fischiare le orecchie a Renzo Arbore e al compianto Arnaldo Santoro, autori di un celebre sketch ai tempi di Indietro tutta: “Chiamo io o chiama lei”? Nell’attesa, voto Sei (scritto a lettere per fare rima).

Francesco Gabbani: il tentativo di associare testi impegnati e orecchiabilità riesce una volta sola, forse due nella carriera di un artista. Siamo lontani da Occidentali’s Karma: quella performance faceva ridere, ma anche riflettere, qui la scelta è di far soprattutto riflettere, ma Viva la vita è un brano che pecca un po’ di incisività.,. Manca qualcosa. Voto 6

Rkomi: neanche è arrivato sul palco che deve sorbirsi le battute sul condominio di autori del suo brano e il consiglio di mettere la maglietta della salute. Chiunque ne uscirebbe destabilizzato, ma lui non fa una piega. Il Ritmo delle cose di Rkomi però è alquanto spezzato, un po’ “ritmo sincopato” in stile Alberto Sordi, un po’ vocalizzi stile Madame, un po’ dittonghi con vocali aperte stile Milanese Imbruttito. Sembra che anche il testo della canzone sia stato composto ricalcando il suo nome d’arte, cioè con le sillabe invertite. Forse il vero titolo pensato da Mirko è “Le Cose del Ritmo” e lo capiremo all’ultima serata. Nel frattempo, tutto troppo cervellotico: voto 5 (e mezzo per non essersi fatto destabilizzare da Zio Gerry).

Noemi: Se t’innamori muori. Fasciata in quella stola bianca che esce dal decolleté e avvolge, con effetto strascico (che persino il compassato Carlo Conti ha per un attimo la tentazione di calpestare) l’abito nero con vitina da vespa e gonna che si apre a coda di sirena, sembra Galadriel del Signore degli Anelli… Questa nuova versione ci piace, la voce è possente, il brano una sorta di ballad con un testo che si segue e un andamento che avanza e cresce lentamente, ma non dà mai veramente la tentazione di “spaccare”. Occasione perduta? Voto: 7 e mezzo

Irama: signori, abbiamo sul palco Napoleone con tanto di mostrine e palandrana! La sua è una canzone che avvolge, piena, di voci del coro, di parole che evocano, di epiteti, ed essenziale nel ritmo, scandito da una chitarra acustica. L’ingresso di basso e batteria, poi, alza l’asticella. Lo strip della suddetta palandrana con sfoggio della canotta smanicata fa però crollare tutto… Voto 6

Coma Cose: mise tra reminiscenze new romantic e atmosfere alla Tim Burton. Per la terza partecipazione scelgono un ritmo ballabile (senza rinunciare ai consueti calembour). Forse è la scelta giusta: portare sul palco le dinamiche di coppia per la terza volta sarebbe apparso ripetitivo, ma ancora una volta si ha l’impressione che arrivi all’Ariston il momento che Lama e California vivono nella vita reale, ossia, appunto, dopo il matrimonio, Cuoricini e tanto love. Non li giudicate male male. Almeno un kiss, please. Voto 6 e mezzo

Brunori SAS: momento poetico, apprezzato dal pubblico e dalla critica, che infatno.i lo vota.
Brunori Sas (47) convince con "L'albero delle noci".

Simone Cristicchi: Quando sarai piccola. Inizio rappato, abito elaborato, approccio un po’ ingessato, arrangiamento un po’ stereotipato (ma con scorci di genio musicale e letterario). Il brano dà l’impressione di essere costruito per stupire l’Ariston. Ci riesce, ma forse non davvero quanto ci si aspettava dai rumor. La voce è potente e irreprensibile. Il brano è un’aria poetica, lirica ed evocativa, Musicalmente forse, in qualche modo, è qualcosa di già ascoltato. Però colpisce al cuore. Voto 9+

Marcella Bella: Per il ritorno sul palco dell’Ariston Marcella sceglie un brano pieno di grinta, cucito addosso a lei, con un arrangiamento quasi “disco dance”. E infatti lei si presenta in scena con quattro ballerine. Classe e cuore sotto una cascata di ricci. Pelle diamante è una mina vagante. Risuona più volte la parola “combattente”, che anche Fiorella Mannoia aveva portato al Festival. E a noi queste donne combattenti che non mollano e si mettono in gioco e rilanciano piacciono tanto. Forte, tosta e sorprendente (per non dire altro di quello che dice lei). Voto 7 e mezzo

Achille Lauro. Marsina, guanti bianchi, come il papillon, fiore all’occhiello, camicia candida sotto il gilet. Il Tom Cruise di Intervista col vampiro gli fa un baffo. Sorprende con un incipit da romanza. Citazioni romane, viaggi in autogrill, amori cercati: c’è tutto il mondo di incosciente giovane di Achille Lauro, che parla e canta (bene, nonostante il solito strascico di voce) alla sua generazione. C’è anche spazio per un mini assolo di sax. Siamo a Las Vegas? Forse sì e potrebbe essere uscito il Re di Fiori. Il voto però è 7 e mezzo: non ha alzato l’asticella.

Giorgia: Mise sexy con trasparenze velate di nero, col guizzo di un cinturino inutile alla vita, che sono quei dettagli che fanno stile. Il brano va che è un piacere, lei interpreta da par suo, pienamente “dentro” la musica, e modula la voce con la consueta maestria: ritornello incisivo, occhi da tigre anche un po’ ironica. Una Giorgia versione “aggressive”, senza troppe smancerie, ma senza rinunciare agli svolazzi della voce che la rendono unica. Pienamente se stessa. Il brano forse non è memorabile a un primo ascolto, ma magari lo si pensava anche di Come Saprei. Come si fa a darle meno di 8? Ci proviamo noi: 7 e mezzo

Willie Peyote: Pezzo metà bossa nova metà funky. Titolo-refrain che rimane, testo intelligente, andamento orecchiabile. Performance impeccabile. Pure una fugace citazione dei Jalisse. Grazie, ma sì grazie. Una sorpresa. Voto 8+

Rose Villain: la sua apparizione sul palco è “Fuorilegge“: un’onda blu fasciata di conturbante rosso, il suo brano porta in scena tutte le caratteristiche dello stile trap: momenti melodici e ritmici alternati a sincopi, note terzinate, tutto molto prevedibile, ma il brano, di buon livello, resta. Metà del pubblico che la ascolta vorrebbe essere al posto di Bonnie nei sogni rubati citati dal testo. E l’altra metà al posto di Clyde. Voto 6 e mezzo

Olly: canotta smanicata e jeans d’ordinanza, Olly entra in scena dopo la mezz’ora di Festival appaltata a Jovanotti e si dimostra ragazzo, oltre che fortunato, anche educato, salutando tutti. Una ballata con un testo particolare, con signore che si affacciano dal quarto piano, tiritere… L’impatto del brano è possente, il terzinato trap rammenta qualche sprazzo di Brividi mahmoodiani, ma non ne ha la stessa forza. Balorda nostalgia! Voto 7 e mezzo, ma punta all’8.

Interpretazione possente di Olly, che non a caso era indicato come uno dei favoriti della vigilia. Non entra nei top five, ma la canzone c'è.
Interpretazione possente di Olly (23), che non a caso era indicato come uno dei favoriti della vigilia. Non entra nei top five, ma la canzone c'è.

Elodie: Dimenticarsi alle 7. C’è un filo rosso che lega i testi di alcune canzoni di quest’ultimo periodo, che si focalizzano sul dimenticarsi dopo essersi amati, ed Elodie lo ricalca pienamente. Brano melodico, con interpretazione intensa, l’uso stiloso delle mani e delle braccia cita (consapevolmente?) Patty Pravo, il ritmo scandisce i vocalizzi e restituisce energia, a cui il pubblico risponde subito battendo le mani a tempo fin dalle prima battute. Coinvolgente. Eppure manca qualcosa. Voto 7 (come il 7 del titolo, ma giusto per quello).

Shablo. La mia parola. Brano corale, in tutti i sensi, anche per come inizia: gospel, che poi vira sul rap, un po’ trap, un po’ flop, ma con molto groove, con molto sprint di tutta la crew, con un rincorrersi di word e un po’ di smog che avvolge la street song. Very cool. Voto 7

Massimo Ranieri: Elegantissimo in giacca bianca su gilet e pantalone nero, Ranieri incanta e lascia il segno. Musica con echi tra jazz e swing in qualche momento e una voce inconfondibile. Cosa volere di più? Se hai tra le mani un cuore, lo affidi a Massimo Ranieri e sei certo che non lo tradirà. Voto 8

Tony Effe. c’è tutto quello che fa “Roma”: atmosfera da stornello rap, chitarra “scordata”, Califano, i sampietrini, il dialetto, l’aria sfrontata. “Lando Buzzanca 2.0” fa il suo, con questa serenata del 2025 a cui chiede “Damme ‘na mano“, ovviamente “a faje di’ de sì”, da cantare rigorosamente sotto la finestra, come da tradizione. La domanda è: la finestra di chi? Giulia, Taylor o Chiara? A Roma c’è una quarta risposta che verrebbe spontanea, ma non la diremo perché, parafrasando qualcun altro, senza fare nomi, il gossip meglio lasciarlo a chi non sa fare arte. E lui l’ha saputa fare. A dispetto delle polemiche, voto 8

Serena Brancale: finalmente un’artista che fa almeno il gesto di suonare uno strumento sul palco per 3 secondi. Percussioni, battito di mani, melodia ballabile, ritmo latino, dialetto pugliese, voce potente e fluttuante. Serena, “Anema e core“, ci mette del suo con una mise rossa fiammeggiante con spacco vertiginoso e pancia scoperta. Una scarica d’energia per una performance che rimane impressa. Voto 7 e mezzo, ma anche qualcosa in più.

Brunori SAS: Ballata con approccio cantautorale e chitarra suonata non per 3 secondi, ma per tutto il pezzo. L’albero delle noci è una storia in musica, che accompagna l’ascolto con sapiente alternanza di solo e orchestra. La Stella polare di Brunori SAS lo porterà lontano. Per lo meno nella nostra classifica. Voto 9+

Modà: Non ti dimentico. L’intro al piano è sempre un’arma a doppio taglio. Ci si aspetta poesia. “Alza l’asticella”. E qui non tradisce: la voce di Kekko arriva come una lama e le parole fanno pensare tutti coloro che hanno amato col rimpianto. Ritornello incalzante. Non si dimentica, effettivamente. Voto 8

Clara: Febbre. I “sei brava” e “sei bellissima” che partono dalla platea stemperano la tensione e forse danno quello sprint in più per esaltare la performance sul palco. Brano atipico che inizia in levare, con molti momenti differenti tra loro ma ben amalgamati. Pezzo molto orecchiabile ma anche complesso, destinato a diventare tormentone primaverile, e per di più consolatorio per chi ha 38 e mezzo in questa stagione influenzale in corso. Conclude col fiatone, segno che ha dato tutto. Voto 7

Lucio Corsi. Da vita da Carlo all'Ariston il passo non è comunque breve. Lui stupisce ed emoziona con un brano semplice ma non banale. E la classifica della serata lo premia.
Lucio Corsi (31). Da "Vita da Carlo" all'Ariston il passo non è comunque breve. Lui stupisce ed emoziona con un brano semplice ma non banale. E la classifica della serata lo premia.

Lucio Corsi. Gerry Scotti lo definisce “Menestrello dei nostri giorni”. Volto scarno ed emaciato alla Renato Zero, ricordato anche nel look con spalline “a farfalla”, e dalle movenze e dal trucco che evocano molto anche David Bowie, “voleva essere un duro” e lo dimostra con scariche di chitarra elettrica possenti. Momento di riflessione e, a suo modo, emozione. Voto 8 e un’ala di farfalla

Fedez. Ha tutti gli occhi addosso. E lui ricambia con uno sguardo con pupilla nera da alieno. Ma poi canta per il primo minuto a occhi chiusi. Rap di alta scuola con ritmo incalzante e arrangiamento avvolgente. Serotonina, veleno, schegge, cielo nero, Battito accelerato. Dentro i suoi occhi guerra dei mondi. L’espressione tradisce emozione, malinconia, inquietudine, anche un po’ disperazione, forse. Arriva tutto, Federico, eccome se arriva. Voto 7 e mezzo (non 8 per aver scelto come confessore Corona… imperdonabile).

Bresh. Giubbino di pelle, collana girocollo, maglietta nera, aspetto da fico con espressione da bravo ragazzo. Il brano si ascolta, con una chitarra ritmica coinvolgente e anche se lui stesso “non si dà due lire” ha del potenziale. Voto 6 e mezzo

Sarah Toscano. Una treccia da far invidia a quella di Giulietta dal balcone, aria un po’ sperduta, pezzo ballabile con frammenti orecchiabili, tappeto di violini su base dance, ma senza veri guizzi. Tra l’Amarcord e il deja-vu a volte la differenza è minima. Voto 6

Joan Thiele. Anche lei porta in scena una chitarra e, solo per questo, mezzo punto in più. Non si capisce se “Eco” sia riferito alla voce o al tessuto della candida giacca-mini short (con velo da sposa). Ha il difetto di tanti cantanti delle ultime generazioni: per voler amplificare l’effetto eco canta nel microfono non scandendo sempre a sufficienza le parole. Presenza scenica e interpretazione però colgono nel segno e il brano, orecchiabile, ha momenti di complessità apprezzabili. Voto 7 e mezzo (ma il mezzo punto in più è per la chitarra, come detto).

Rocco Hunt. Mille vote ancora. Mandolini di base, dialetto, rap, scugnizzi dei quartieri, mare. C’è Napoli contemporanea sul palco con Rocco Hunt, che interpreta il brano con ritmo pressante, che, addirittura – e ciò è raro per un rapper – sembra quasi perdere, per quante sillabe vuole inserire in una singola misura. Ha tanto da dire e il brano scorre lieve. Forse troppo. Manca la cazzimma. Voto 7

Francesca Michielin. Toppino blu di strass incrociato sul seno, sorriso a trentadue denti, panico da auricolari non indossati prima di iniziare e si parte. Canzone “diesel”, che inizia un po’ moscia e poi cresce, rime che a volte arrivano un po’ forzate, voce talvolta non pienamente a registro. Performance non impeccabile, ma il pezzo può solo migliorare nelle prossime serate. Voto 6 sulla fiducia.

The Kolors. Tu con chi fai l’amore. Tentano anche quest’anno la canzone furbetta orecchiabile non da classifica del Festival ma da classifica delle radio, col refrain che entra nella testa tipo Italo Disco o Un ragazzo incontra una ragazza… Scommettiamo che “Tu con chi fai l’amore… stasera e domani” diverrà la domanda d’acchiappo nelle discoteche estive e “sale come l’ascensore” il doppio senso del 2025? Nel frattempo, però, voto 6 e mezzo

Fedez "vede nero": non entra nei top five.
Fedez (35) "vede nero": non entra nei top five.

Tutte le foto di questo articolo sono © Kikapress

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