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Perché “Sanremo” è Sanremo… ma Torino ci prova lo stesso!

Sonia Russo
Sonia Russo
Marzo 13, 2025

In questo articolo

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  • “Sanremo” a Torino? Il sindaco Lo Russo sogna il colpaccio
  • Dal mare ai portici: il Teatro Regio batte l'Ariston?
  • "Sanremo" è (e resta) Sanremo
  • E se la Rai perdesse il Festival? Il paradosso Sanremo su Mediaset o Nove
  • Sanremo senza Rai? Una rivoluzione troppo grande

“Sanremo” a Torino? Il sindaco Lo Russo sogna il colpaccio

Chi l’avrebbe mai detto che il Festival della Canzone Italiana, sinonimo di fiori, mare e Ariston, potesse finire sotto la Mole Antonelliana? Eppure, dopo la sentenza del Tar Liguria che obbliga il Comune di Sanremo a mettere a gara il marchio del Festival, Torino si è subito fatta avanti. Il sindaco Stefano Lo Russo, con la cautela di chi non vuole sembrare troppo impaziente, ha dichiarato: «Siamo a disposizione. Se la Rai decide di venire a Torino, la accogliamo a braccia aperte».

Insomma, la partita è aperta: ma davvero possiamo immaginare la kermesse più nazionalpopolare d’Italia lontana dalla Riviera dei Fiori?

Dal mare ai portici: il Teatro Regio batte l'Ariston?

Inaugurato nel 1740, il teatro Regio di Torino è uno dei teatri lirici più grandi e importanti d’Italia e d’Europa.
Inaugurato nel 1740, il teatro Regio di Torino è uno dei teatri lirici più grandi e importanti d’Italia e d’Europa.

Torino non è certo nuova ai grandi eventi: l’Eurovision 2022 è stato un successo, e la città ha un curriculum musicale di tutto rispetto, dal Traffic Festival agli U2 all’Olimpico. «Il Teatro Regio sarebbe una location perfetta», dice Lo Russo. Certo, manca il profumo di salsedine, le palme, la brezza marina e il casino municipale, ma volete mettere la magia barocca e il fascino sabaudo?

D’altronde, viviamo in tempi strani: il Giro d’Italia parte dall’Ungheria, la Supercoppa si gioca in Arabia, la Parigi-Dakar non tocca né Parigi né Dakar e il Tour de France finisce a Nizza. Quindi perché non spostare Sanremo a Torino? In fondo, la città ha già rubato il Salone del Libro a Milano… perché fermarsi?

Ma davvero il Festival “di Sanremo” potrebbe vivere anche senza Sanremo?

"Sanremo" è (e resta) Sanremo

Il Festival è più di un semplice evento musicale: è tradizione, è storia, è l’eco delle onde liguri che si mescola alle polemiche sui look di Achille Lauro. Cambiare città significherebbe snaturare un brand consolidato, che ha resistito a decenni di cambiamenti, rimanendo sempre il punto fermo della televisione italiana.

E poi, immaginiamo il conduttore di turno che annuncia: «Buonasera, Torino, benvenuti a Sanremo!». Suona strano, no?

Torino fa bene a lanciarsi: la città ha dimostrato di saper organizzare eventi internazionali e il Regio è un gioiello che potrebbe brillare anche in prima serata. Ma la verità è che Sanremo non è solo un luogo fisico: è un’istituzione culturale che vive in simbiosi con la Rai e con la sua storia. Nel cuore degli italiani, il Festival rimarrà sempre legato a quella piccola città che per una settimana all’anno si trasforma nel centro del mondo. Ma qui nasce una nuova problematica…

E se la Rai perdesse il Festival? Il paradosso Sanremo su Mediaset o Nove

Il brand è fortissimo, certo, ma senza la macchina Rai che lo sostiene, il "Festival" rischierebbe di perdere quell’alchimia perfetta che lo rende unico.
Il brand è fortissimo, certo, ma senza la macchina Rai che lo sostiene, il "Festival" rischierebbe di perdere quell’alchimia perfetta che lo rende unico.

Il vero rischio, infatti, è che Rai stessa perda il Festival. La sentenza del Tar ha aperto la porta ad altre emittenti, ma chi avrebbe davvero il coraggio di prendersi Sanremo? Mediaset, a quanto pare, no. Pier Silvio Berlusconi ha già detto che non vuole toccare la “sacralità” dell’evento. Portare Sanremo su Canale 5 sarebbe come spostare… il Natale su Italia 1: semplicemente impensabile.

E Discovery? Forse ci pensa, ma è un salto nel vuoto. Dopo il trasferimento di Amadeus su Nove, gli ascolti sono stati tiepidi, e Sanremo sarebbe un rischio enorme. Un flop del Festival potrebbe affondare l’intera rete, quindi il “colpaccio” potrebbe trasformarsi in un boomerang devastante.

Sanremo senza Rai? Una rivoluzione troppo grande

E poi, diciamoci la verità: il pubblico non osa nemmeno ipotizzare Sanremo senza Rai. Immaginate: il Festival trasmesso su Mediaset, con la pubblicità che interrompe ogni due canzoni, o su Nove, con il rischio di una platea dimezzata. No: Sanremo non è solo musica: è una liturgia collettiva, un rito televisivo che tiene incollati milioni di spettatori per cinque serate, con Rai1 che orchestra tutto alla perfezione (o quasi: ma in fondo la perfezione è noiosa, no?).

Il brand è fortissimo, certo, ma senza la macchina Rai che lo sostiene, il Festival rischierebbe di perdere quell’alchimia perfetta che lo rende unico. Per non parlare dell’effetto nostalgia: ci immaginiamo davvero un Sanremo senza i picchi d’ascolto in prima serata su Rai1?

La verità è che, alla fine, secondo noi, tutto questo caos si risolverà in un nulla di fatto: Rai parteciperà alla gara, la vincerà e Sanremo resterà al suo posto. Con buona pace di Torino, di Lo Russo e delle eventuali ambizioni delle altre reti.

Ma intanto, lasciamoli sognare: in fondo, anche questo è spettacolo.

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