
Santa Maria Maggiore, la basilica amata da Papa Francesco
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ToggleLa grande devozione del Pontefice appena scomparso e la circostanza di essere stata scelta da Papa Francesco per accogliere le sue spoglie mortali hanno acceso i riflettori su questa Basilica romana così antica e importante per la cristianità, rendendola meta di pellegrinaggi non solo per via del Giubileo, ma anche per tutti coloro che vogliono rendere omaggio alla tomba del Santo Padre.
«Chiedo che le mie spoglie mortali riposino aspettando il giorno della risurrezione nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore». Così ha lasciato scritto Papa Francesco nel testamento datato 29 giugno 2022, indicando con precisione il luogo in cui desiderava essere sepolto. Sempre nel testamento del Santo Padre, si legge la ragione profonda di questa sua volontà: «Desidero che il mio ultimo viaggio terreno si concluda proprio in questo antichissimo santuario Mariano dove mi recavo per la preghiera all’inizio e al termine di ogni Viaggio Apostolico ad affidare fiduciosamente le mie intenzioni alla Madre Immacolata e ringraziarla per la docile e materna cura».

Papa Francesco era solito, infatti, recarsi a Santa Maria Maggiore prima e dopo ogni viaggio apostolico per affidare alla “Salus Populi Romani” la cura delle popolazioni da lui visitate. Il 15 marzo 2020, in piena pandemia di COVID-19, Bergoglio ha scelto proprio questa icona per implorare la fine della pandemia e pochi giorni dopo, il 27 marzo, ha fatto condurre l’icona in piazza San Pietro per chiedere di nuovo la fine della pandemia.
Una delle visite più recenti del Pontefice risale alla fine di marzo 2025, pochi giorni dopo essere stato dimesso da un lungo ricovero ospedaliero. Pur non potendo scendere dall’auto per problemi di salute, Papa Francesco ha voluto fermarsi davanti all’ingresso della Basilica per pregare e far deporre un mazzo di fiori ai piedi dell’icona. Per il Pontefice argentino, Santa Maria Maggiore ha sempre avuto un significato particolare anche per un altro motivo. Proprio qui, nel XVI secolo, Sant’Ignazio di Loyola fondatore dei Gesuiti, l’ordine a cui apparteneva Bergoglio, ha celebrato la sua prima messa.
Scopriamo insieme allora tutto quello che c’è da sapere su questa splendida Basilica, a partire dall’affascinante leggenda popolare della sua fondazione.
La storia di Santa Maria Maggiore.

La storia di Santa Maria Maggiore è antichissima e affascinante, a partire dalla leggenda della sua fondazione che risale a Papa Liberio (viene chiamata anche, infatti, “Basilica Liberiana”). Tradizione vuole che la notte tra il 4 e il 5 agosto del 358 papa Liberio vide in sogno la Vergine Maria, la quale lo informò che il giorno seguente si sarebbe verificato un evento prodigioso, una nevicata in pieno agosto, nel luogo in cui avrebbe dovuto edificare una chiesa a lei dedicata. In quella stessa notte, lo stesso identico sogno si presentò anche al patrizio Giovanni e sua moglie che tuttavia, nel sole estivo del mattino seguente, diedero poco credito alla premonizione. Ma, secondo la leggenda, “il miracolo della neve” avvenne e Papa Liberio si precipitò sull’Esquilino con il patrizio e sua moglie e, insieme, tracciarono sul colle imbiancato il perimetro di quella che sarebbe stata la basilica di Santa Maria Maggiore, detta perciò “Santa Maria ad Nives”. Ancora oggi il miracolo della nevicata estiva è considerato fra i più rappresentativi della tradizione romana, tanto da venir ricordato ogni anno il 5 agosto con una celebrazione solenne e una spettacolare cascata di petali bianchi all’interno della basilica.
Leggenda a parte, la Basilica storicamente fu fortemente voluta da papa Sisto III ed eretta sull’Esquilino tra il 432 e il 440, per celebrare la figura di Maria come “theotókos”, ossia Madre di Dio a seguito del dogma sancito dal Concilio di Efeso (431), ed è stata la prima chiesa dedicata alla Vergine Maria in tutto l’occidente cristiano.
"Salus Populi Romani", l’icona tanto cara a Papa Francesco

Come da sua volontà, dallo scorso 26 aprile, giorno in cui si sono svolti i solenni funerali, il corpo di Jorge Mario Bergoglio riposa nella navata laterale di Santa Maria Maggiore, tra la Cappella Paolina, che custodisce la “Salus Populi Romani”, e la Cappella Sforza.
Ed è proprio davanti alla Salus Populi Romani che Papa Francesco si è inginocchiato tante volte in preghiera.
Ma di cosa si tratta?
“Salus populi romani” (ovvero «salvezza del popolo romano», nell’accezione di «protettrice») è il nome dato all’icona bizantina raffigurante la Madonna col Bambino che si trova nella cappella Paolina della basilica di Santa Maria Maggiore.
Un tempo dea pagana raffigurata come una giovane donna in trono con serpente, a partire da Teodosio I (che abolì i culti pagani), la “Salus Populi Romani” divenne un attributo proprio della Madonna.
A lungo ritenuta un’icona del primo millennio cristiano e dipinta, secondo la tradizione, da San Luca, oggi lo studio del carbonio-14 effettuato su campioni del supporto di legno di cedro ha permesso di datarla all’XI secolo.
Prima di trovare la sua collocazione sopra l’altare della Cappella Paolina (costruita appositamente) a partire dal 1613, l’immagine fu posta per secoli sopra la porta del battistero della basilica; in seguito fu spostata nella navata e dal XII secolo fu conservata in un tabernacolo di marmo. Nel 1240 le venne attribuito il titolo di “Regina Coeli”.
Storicamente la “Salus Populi Romani” è la più importante icona mariana di Roma e, almeno dal XV secolo, è stata venerata come immagine miracolosa.
Fu Papa Pio XII a promuoverne la venerazione. L’immagine è stata infatti protagonista di molte celebrazioni, in particolare in occasione della proclamazione del dogma dell’Assunzione di Maria nel 1950. Nel 1953, alla vigilia primo anno mariano nella storia della Chiesa (si celebrava il centenario del dogma dell’Immacolata Concezione), venne portata solennemente in processione per le vie di Roma. Nel 1954 l’icona fu incoronata dallo stesso pontefice come “Regina del Mondo” presso la basilica di San Pietro anche se attualmente i gioielli, la collana e le preziose corone apposte in tale occasione sono stati rimossi.
Quasi come fosse una calamita, l’icona ha sempre catalizzato su di sé l’attenzione dei Pontefici che nei secoli l’hanno resa oggetto di una devozione particolare: nel 593 Papa Gregorio I portò in processione l’icona mariana per far cessare la peste che in quel tempo imperversava su Roma. Nel 1571 Papa Pio V pregò l’icona per implorare la vittoria nella battaglia di Lepanto. Nel 1837 Papa Gregorio XVI l’ha pregata per chiedere la fine di una epidemia di colera. Fino ad arrivare alla contemporaneità con Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, che ha venerato la “Salus populi romani” in diverse occasioni, e infine a Papa Francesco, che si è recato a pregare innanzi a lei in occasione della prima visita da Pontefice a Santa Maria Maggiore e poi durante tutto il corso del suo pontificato.
Alcuni altri tesori inestimabili

All’interno di Santa Maria Maggiore non troviamo solo la Salus Populi Romani.
La Basilica è nella sua interezza un’opera d’arte che attraversa i secoli, straordinaria testimonianza di come stili diversi possano coesistere in perfetta armonia. Tanto per cominciare è l’unica basilica a Roma ad aver conservato la sua struttura paleocristiana originale, nonostante le numerose modifiche e restauri.
Entrando, i visitatori sono immediatamente colpiti dai meravigliosi mosaici che rivestono la parte superiore della navata centrale. Questi mosaici, risalenti al V secolo, raffigurano scene della vita della Vergine Maria e di Gesù Cristo, offrendo uno sguardo sull’iconografia paleocristiana. La navata centrale, inoltre, è sorretta da splendide colonne in stile corinzio provenienti da edifici antichi e conserva il pavimento originale. Alzando gli occhi al cielo si rimane a bocca aperta di fronte ai soffitti dorati, realizzati con il primo oro proveniente dalle Americhe dopo la loro scoperta e donato da Isabella di Castiglia a Papa Alessandro VI.
Non tutti sanno, inoltre, che a Santa Maria Maggiore c’è la Cappella Sistina (da non confondersi con l’omonima e più famosa Cappella Sistina a San Pietro) commissionata da Papa Sisto tra il 1585 e il 1587 a Domenico Fontana e decorata da affreschi del Pinturicchio, forse meno sbalorditivi di quelli di Michelangelo ma altrettanto preziosi.
La Cappella Paolina è decorata fino alla zona della cupola con preziosi marmi colorati, la cui ricercatezza aumenta a mano a mano che ci si avvicina al tabernacolo-reliquiario per la “Salus Populi Romani”. Quest’ultimo, disegnato da Girolamo Rainaldi e realizzato da Pompeo Targone, è composto da quattro colonne di diaspro di Barga. Il suo rivestimento uniforme di lapislazzuli ricorda un cielo nuvoloso ed evoca una porta celeste.
La "Sacra Culla" e il "Panniculum"

Ma forse una delle caratteristiche più affascinanti della Basilica è che qui è custodita una reliquia venerata per secoli: la “Sacra Culla”. In un prezioso reliquiario realizzato da Giuseppe Valadier nei primi anni del 1802 (in sostituzione del precedente del 1600 trafugato dalle truppe napoleoniche) sono custoditi i resti del “cunabulum” o “mangiatoia” dove, secondo i Vangeli, fu posto il Bambino Gesù alla sua nascita.
Nel 432, Papa Sisto III decise di costruire all’interno della primitiva Basilica di Santa Maria Maggiore una “grotta della Natività” simile a quella di Betlemme. Questo fece sì che la chiesa fosse conosciuta come “Santa Maria ad praesepem“, che in latino significa “alla mangiatoia”.
La devozione popolare verso questa grotta crebbe rapidamente, tanto che molti pellegrini, di ritorno dalla Terra Santa, portarono in dono quelli che si credeva fossero frammenti in legno della famosa mangiatoia.
Oltre alla culla, nella Basilica di Santa Maria Maggiore è custodita un’altra preziosa reliquia legata alla nascita di Gesù: il “panniculum“, un piccolo pezzo di stoffa conservato in un cofanetto donato da Pio IX. Secondo la tradizione, si tratta di una striscia di tessuto con cui Maria avvolse il Bambino Gesù.
Papa Francesco è l’ottavo Papa a essere seppellito a Santa Maria Maggiore. Chi sono i sette papi che riposano lì?

Accanto alla tomba di Papa Francesco si trova quella del primo papa che scelse di essere seppellito a Santa Maria Maggiore, Papa Onorio III (pontificato: 1216-1227): fu il pontefice della regola bollata ai Francescani. San Francesco gli si rivolse per l’approvazione della regola e per chiedergli l’indulgenza della Porziuncola.
Oltre a Papa Onorio III e a Papa Francesco, gli altri Pontefici che riposano nella basilica mariana sono:
Papa Nicolò IV (pontificato: 1288-1292): fu il primo papa francescano, e commissionò i mosaici dell’abside della basilica di Santa Maria Maggiore a Jacopo Torriti.
Papa Pio V (pontificato: 1566-1572): con San Carlo Borromeo e Sant’Ignazio di Loyola è considerato tra i principali promotori della Controriforma.
Papa Sisto V (pontificato 1585-1590): la leggenda vuole che questo papa spaccò un crocefisso che si diceva sanguinasse con una scure affermando: “Come Cristo ti adoro, come legno ti spacco”. Dentro il crocefisso pare ci fossero spugne intrise di sangue.
Papa Clemente VIII (pontificato: 1592-1605): sostenne la Controriforma in risposta alla Riforma protestante e ordinò la revisione della “Vulgata”, la traduzione latina della Bibbia, approvandola come testo ufficiale.
Papa Paolo V Borghese (pontificato: 1605-1621): fece realizzare la Cappella Paolina accanto alla quale riposano le spoglie mortali di Bergoglio e fu uno dei papi legati all’artista Caravaggio che lo ha immortalato in un celebre ritratto.
Papa Clemente IX (pontificato: 1667-1669): fu il papa che diffuse la liturgia dell’Immacolata e nel 1667 stabilì che la festa dovesse essere celebrata per gli otto giorni seguenti l’8 dicembre.
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