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ToggleLa Ministra del Turismo ascolta le ragioni dell'opposizione circondata da cinque colleghi di partito. Assenti gli esponenti di governo
Un’aula vuota è quella che ha discusso sulla mozione di sfiducia a Daniela Santanchè, attuale ministro del Turismo con diversi rinvii a giudizio. Presenti solo gli esponenti dell’opposizione, pochissimi del partito della diretta interessata, Fratelli d’Italia, nessuno della Lega né di Forza Italia. «Siamo qui a chiedere che la ministra Santanchè si dimetta per una serie di motivi – è l’intervento di Vittoria Baldino del M5S – e in primo luogo perché è un conflitto di interessi che cammina, non avrebbe nemmeno dovuto essere nominata». «Il vostro motto era “coerenza, coerenza coerenza” e ora è “poltrona, poltrona, poltrona”», ha rincarato la dose Federico Gianassi del PD. Sono seguiti altri interventi tutti sullo stesso tono e centrati sull’invito a dimettersi.
L’attuale Ministro del Turismo è al centro di diverse vicende giudiziarie che riguardano la sua vita imprenditoriale. Non è la prima né l’ultima a venire raggiunta da avvisi di garanzia durante lo svolgimento di una carica pubblica, ma la tipologia delle accuse portano a riflettere sull’opportunità di conciliare funzioni pubbliche e problemi imprenditoriali. Garantismo contro opportunità politica: su questo anche gli alleati stanno vacillando sul sostegno a ogni costo. Ma vediamo le accuse a suo carico.
Il falso in bilancio
Il 17 gennaio 2025 il Tribunale di Milano ha disposto il rinvio a giudizio per Daniela Santanchè con l’accusa di falso in bilancio nella gestione di Visibilia Editore, società da lei fondata e amministrata prima di diventare ministro dell’attuale governo. Secondo l’accusa, tra il 2016 e il 2022, i bilanci aziendali sarebbero stati manipolati per nascondere perdite significative, ingannando così gli investitori. Insieme a Santanchè, altre 15 persone, tra cui il compagno Dimitri Kunz e la sorella Fiorella Garnero, sono state rinviate a giudizio. La prima udienza è fissata per il 20 marzo 2025.

La truffa aggravata
Caso da alcuni ritenuto più grave per chi deve rappresentare lo Stato, c’è la truffa aggravata ai danni dell’INPS in relazione all’uso improprio della cassa integrazione durante la pandemia da COVID-19. Le indagini portano a ipotizzare che Visibilia avrebbe richiesto e ottenuto fondi per la cassa integrazione destinati a 13 dipendenti, i quali, però, avrebbero continuato a lavorare a tempo pieno per l’azienda in modalità smart-working, all’insaputa degli stessi. Questo comportamento avrebbe causato un danno erariale di oltre 126.000 euro. La Corte di Cassazione ha recentemente stabilito che la competenza territoriale per questo caso rimane a Milano, respingendo la richiesta della difesa di trasferire il procedimento a Roma. L’udienza preliminare è fissata per il 26 marzo 2025.
Il fallimento di Ki Group srl
Dulcis in fundo c’è l’accusa di bancarotta fraudolenta legata al fallimento di Ki Group srl, società operante nel settore alimentare biologico, un tempo guidata anch’essa da Santanchè. La Procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati la ministra, l’ex compagno Giovanni Canio Mazzaro e altre persone, sospettati di aver distratto fondi e beni della società a danno dei creditori. Le indagini sono ancora in corso, in virtù di una proroga concessa dal GIP nel novembre 2024.

La ministra si sente forte di amicizie importanti, come quella con l’attuale presidente del Senato Ignazio La Russa. La premier Meloni non si sbilancia, aspetta le valutazioni personali della Santanchè senza pressione alcuna. Le sue dimissioni rappresenterebbero una scelta politicamente opportuna per tutelare l’immagine del governo e garantire un maggiore senso di trasparenza istituzionale. Dimettersi non equivarrebbe a un’ammissione di colpa, ma sarebbe un segnale di responsabilità politica, evitando di trascinare l’esecutivo in un logorante dibattito giudiziario e mediatico. Anche perché lo stesso garantismo non è stato mostrato a parti invertite quando per esempio Josefa Idem, ministro dello Sport del governo Letta è stata indagata nel 2013 per Ici non pagata nella sua palestra, e fu travolta da critiche e insulti di tale livore da suggerirle immediate dimissioni. Tale disponibilità non viene sempre espressa.
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