
Per più di 12 ore 170 milioni di utenti d'Oltreoceano non hanno potuto accedere ai loro profili e contenuti ma Trump arriva in soccorso dell'app social cinese
Mentre in Italia infiamma il dibattito sull’opportunità, in un prossimo futuro, di affidare una parte importante dei sistemi destinati a integrare la sicurezza nazionale a Starlink di Elon Musk, gli Stati Uniti non vanno troppo per il sottile sulla questione, quando è la loro sicurezza nazionale a essere in gioco: per più di 12 ore oggi la piattaforma social TikTok è risultata oscurata negli U.S.A.
Il provvedimento è stato la conseguenza di una legge del Congresso approvata lo scorso anno, denominata “Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act” (H.R. 7521) e controfirmata dal Presidente Joe Biden, nella quale si obbligava la società cinese ByteDance, che detiene la proprietà di TikTok (e ne controlla ovviamente tutti i dati) a vendere la piattaforma a una società con sede negli U.S.A. entro il 19 gennaio 2025, pena la disattivazione degli accessi su tutto il territorio degli Stati Uniti. TikTok aveva fatto ricorso contro il provvedimento, sostenendo la tesi che esso violasse le garanzie alla libertà di parola sancite nel Primo emendamento della Costituzione americana, ma pochi giorni fa la Corte Suprema degli Stati Uniti ha riconfermato la sentenza della Corte d’Appello, che aveva respinto il ricorso.
La preoccupazione principale riguarda il fatto che le leggi cinesi obbligano le aziende a collaborare con il governo, se richiesto e dunque, che attraverso TikTok, il governo cinese potesse avere automaticamente accesso a milioni di dati di utenti americani o manipolare l’opinione pubblica in modo diretto. Di qui l’iniziativa di porre un blocco all’app nata in Cina.
E dunque, dalla mezzanotte di oggi, l’accesso alla piattaforma negli USA era illegale e gli stessi vertici di TikTok USA avevano anticipato di un paio d’ore la scadenza prevista, ottemperando al divieto indicato nella sentenza e sospendendo il servizio per tutti gli utenti collegati dagli Stati Uniti.

Lo “shutdown” di TikTok ha in parte diviso gli americani: se da un lato c’è stato chi ha ritenuto il provvedimento inevitabile e necessario per la sicurezza nazionale, dall’altro c’è chi ha protestato per la limitazione alla libertà di espressione, con milioni di creator, alcuni dei quali con milioni di follower in tutto il mondo, privati, da un giorno all’altro, del loro strumento creativo per eccellenza.
In questi anni, in effetti, TikTok si è saputo imporre come il social più versatile e anche per certi versi innovativo, mostrando una crescita esponenziale sia in termini di utenti che per quanto riguarda i ricavi pubblicitari o attraverso funzionalità di e-commerce e monetizzazione per i creatori di contenuti. La piattaforma ha oltre 1,2 miliardi di utenti attivi mensili a livello globale, con una forte presenza in Asia, Nord America e Europa. Nei soli Stati Uniti ha 170 milioni di iscritti, ma soprattutto ha soppiantando progressivamente Facebook come social network di riferimento per le generazioni più giovani, che lo prediligono a Instagram per le maggiori possibilità espressive. A maggior ragione considerando il fatto che da pochi giorni quest’ultimo social, per decisione di Mark Zuckerberg ha disabilitato i filtri che modificavano, migliorandole o alterandole le fisionomie riprese dalla fotocamera.
In pochi giorni i creator americani si sono ritrovati dunque non solo a dover fare a meno di orecchie e nasi da cucciolo, lentiggini artificiali e pelli levigate che hanno fatto la fortuna di tanti e tante influencer (e qualche volta la sfortuna di maldestri utenti che li hanno attivati nel momento sbagliato in riunioni di lavoro o dirette di funzioni religiose), ma anche a perdere i profili e i contenuti costruiti in tutti questi anni. Alcuni di essi hanno deciso di emigrare in massa su un altro social, Red Note. Anch’esso appartenente però a una società cinese.

Le reazioni non si sono fatte attendere. Se le tiktoker più famose hanno fatto un ultimo post di saluto per i loro utenti, come è stato per Addison Rae, una influencer con 88M di follower che ha pubblicato poche righe su sfondo nero per ringraziare chi l’ha seguita in questi anni, la protesta più plateale finora risulta quella della tennista Coco Gauff che, al termine dell’ottavo di finale degli Australian Open di tennis che si stanno svolgendo in questi giorni a Melbourne, vinto contro la svizzera Bencic, ha scritto con un pennarello sulla superficie di vetro di una delle telecamere che riprendevano la sua partita “Rip Tik Tok Usa”.
In tutto questo, non si sono fatte attendere le mosse del neo Presidente in pectore Donald Trump, che a partire da domani 20 gennaio dopo il giuramento, sostituirà ufficialmente Joe Biden alla Casa Bianca. Il magnate newyorkese ha sentito telefonicamente Xi JinpIng ed è più volte intervenuto pubblicamente con appelli alla Corte Suprema perché accordasse una proroga di 90 giorni al provvedimento per trovare una soluzione. Nei giorni scorsi si era parlato della possibilità che fosse Elon Musk ad acquistare TikTok Usa (ipotesi poi smentita). Una eventualità non semplice, in virtù del fatto che il valore stimato della divisione americana di TikTok possa variare tra i 40 e i 50 miliardi di dollari.
Il tycoon ha comunque annunciato in un primo momento che sarebbe intervenuto con un decreto ad hoc non appena ufficialmente in carica. Una intenzione che i vertici di TikTok hanno preso in parola dicendosi “fortunati” che il neo Presidente Trump abbia già dichiarato che lavorerà per trovare una soluzione e salvare il social network.
Anche se il messaggio ha ricevuto critiche dagli utenti democrat, che vedono questa come un perfetto esempio di utilizzo politico del social network.
Trump è poi intervenuto sul suo social “Truth” chiedendo “alle aziende di non lasciare che TikTok sia oscurato”. In seguito a queste determinazioni e alla certezza che la massima autorità USA si prodighi nei prossimi giorni per trovare una soluzione di oungo termine, in serata i vertici di Tik Tok Usa stanno riattivando il servizio.
Se riuscisse definitivamente a “salvare” TikTok senza mettere a rischio la sicurezza interna, Trump marchierebbe di certo fin da subito in positivo agli occhi dei suoi elettori l’inizio della sua Presidenza. Una conclusione paradossale, se si pensa che il primo firmatario della legge H.R. 7521 che ha dato inizio a tutta la questione è un deputato repubblicano, il rappresentante del Wisconsin Mike Gallagher.

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