
Per il 48enne romano Gianluca Di Gioia, assalito presumibilmente da uno squalo tigre nelle acque della località del Mar Rosso, non c'è stato nulla da fare. Aveva festeggiato da poco il compleanno.
Un cittadino italiano è rimasto ucciso, ieri 29 dicembre, a causa dell’attacco di uno squalo nelle acque della località egiziana di Marsa Alam, nel Mar Rosso. Il suo nome era Gianluca Di Gioia, era nato a Roma ma si era trasferito da tempo in Francia per il suo lavoro di diplomatico in servizio presso l’Unione Europea, e aveva compiuto 48 anni lo scorso 21 dicembre. Proprio per il suo compleanno, aveva deciso di organizzare un periodo di vacanza in Egitto insieme alla moglie francese Laurence e al figlio di 10 anni Nathan, programmando di estenderne la durata fino a Capodanno.
Mentre stava facendo snorkeling a circa una cinquantina di metri dal pontile del resort a 5 stelle dove alloggiava, l’hotel Sataya, un esemplare (probabilmente) di squalo tigre lo ha aggredito non lasciandogli scampo. Un altro cittadino italiano, un odontotecnico di 69 anni di Genivolta (Cr), Peppino Frappani, che stava anch’egli facendo snorkeling, ha udito le sue urla e ha cercato di aiutarlo, rimanendo a sua volta ferito dall’assalto dell’animale, anche se fortunatamente si prevede venga dimesso già nella serata stessa.

Secondo fonti del Ministero dell’Ambiente egiziano, Di Gioia stava facendo snorkeling “in un’area di acque profonde fuori dalla balneazione designata”. Tuttavia le autorità egiziane hanno deciso di sospendere momentaneamente la balneabilità di tutto il tratto di mare interessato, aprendo un’inchiesta.
Gli attacchi di squali nel Mar Rosso sono rari, ma non del tutto inconsueti e già in passato si erano verificati episodi gravi e talvolta letali. Un giovane informatico di nazionalità russa era stato divorato da uno squalo tigre nel 2023 nelle acque di Hurghada, mentre l’anno precedente, sempre nei pressi di Hurghada, una sorte simile era toccata ad altre due turiste.

Secondo gli esperti, ad aumentare la casistica degli attacchi di squali negli ultimi anni potrebbero essere varie concause, dall’aumento della temperatura del mare per le conseguenze dei cambiamenti climatici, che costringono le specie a spostarsi in cerca di cibo, all’abitudine di scaricare in mare, per lo più presso la costa, residui di carcasse e scarti di animali che attraggono gli esemplari di squali: insomma, per abitudine gli squali stanno iniziando ad associare le varie attività umane a una possibile fonte di cibo, avvicinandosi sempre più spesso e pericolosamente alle aree maggiormente battute o popolate da esseri umani.
Anche se un caso all’anno potrebbe sembrare poco, per una delle mete più amate e gettonate del turismo marino mondiale e anche dai turisti italiani, per la bellezza del mare e dei fondali, è comunque un aumento significativo del numero di assalti rilevati rispetto ai decenni precedenti. Non siamo ancora al rischio di una “psicosi” da squalo, ma tutti noi conosciamo qualcuno che almeno una volta nella vita è stato, o magari spera un giorno di trascorrere una o due settimane tra le barriere coralline di Hurghada o Marsa Alam o sulle spiagge di Sharm el Sheikh: e il pensiero che al posto del povero Gianluca Di Gioia saremmo potuti esserci noi, o qualcuno che conosciamo, è insieme inquietante e disarmante.

Intanto, a rimetterci la vita è un padre di famiglia nel pieno degli anni, con l’animo da viaggiatore e la vitalità di un appassionato di cose del mondo, impegnato in un’attività percepita come “innocua, come una banale sessione di snorkeling subacqueo.
A lui e ai familiari va il cordoglio dell’intera Redazione di Mio.
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