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Stevie Wonder e Lionel Richie danno inizio alle prime strofe del brano.
Arte e Spettacolo

We are the world compie oggi 40 anni. Ecco come nacque

Giovanni Ledda
Giovanni Ledda
Marzo 7, 2025

Il 7 marzo 1985 veniva lanciata in tutto il mondo la canzone corale “We are the world”, che riunì 46 tra i più famosi musicisti USA. Ripercorriamo la genesi e gli aneddoti di quel brano destinato a fare storia.

“Check you ego at the door”: lasciate il vostro ego fuori dalla porta.

Questa frase, scritta da Quincy Jones, campeggiava all’entrata degli A&M studios di Los Angeles la notte del 28 gennaio 1985, dove si stava riunendo la quasi totalità della musica statunitense in un progetto chiamato “Usa for Africa”.

Due mesi prima, nel novembre ’84, Bob Geldof leader della band irlandese The Boomtown Rats e Midge Ure, anch’esso leader della band degli Ultravox, avevano coinvolto i maggiori artisti britannici in un supergruppo denominatosi Band Aid e incisero il singolo Do They know it’s Christmas? a scopo di beneficenza per combattere la carestia in Africa, che negli anni precedenti aveva ucciso più di 1 milione di persone. Le vendite del singolo furono travolgenti e si raccolsero milioni di sterline.

A questo punto il cantante afroamericano Harry Belafonte dichiarò che era impossibile che negli Stati Uniti nessun artista avesse pensato a effettuare un’operazione simile, soprattutto per il popolo Etiope che era quello maggiormente colpito dal cataclisma alimentare.

Quincy Jones e Harry Belafonte presentano l'iniziativa "Usa for Africa" alla stampa.
Quincy Jones e Harry Belafonte presentano l'iniziativa "Usa for Africa" alla stampa.

Il primo artista a essere contattato fu Lionel Richie, che accettò la proposta e coinvolse nella realizzazione del brano il produttore Quincy Jones, il quale a sua volta chiamò Michael Jackson, con cui aveva lavorato realizzando gli album Off the Wall e il successivo Thriller (in seguito i due lavorarono insieme anche nel monumentale album Bad).

I tre artisti si riunirono a “Villa Jackson” a Encino, in California, e in tre giorni composero una nuova canzone.

Stava nascendo “We Are the World”.

Nella più totale segretezza furono “convocati” 46 cantanti tra i più grandi del pop rock statunitense e tutti si riunirono segretamente quella notte al termine degli America Music Awards, da cui la maggior parte di loro venne direttamente.

Di quei 46 artisti, 21 furono scelti per le parti soliste. Tra di loro, oltre ai citati Ritchie e Jackson, c’erano Paul Simon, Tina Turner, Billy Joel, Dionne Warwick, Cindy Lauper, Huey Lewis, Kim Carnes, Diana Ross, Willie Nelson, Stevie Wonder (mettiamoci in ginocchio), Bruce Springsteen (mettiamoci in ginocchio e uniamo le mani in preghiera), Bob Dylan (in ginocchio e in preghiera iniziamo a ringraziare una entità a vostra scelta) e Ray Charles (in ginocchio, in preghiera e dopo aver ringraziato l’entità chiediamo perdono per la musica di oggi).

Stevie Wonder e Lionel Richie danno inizio alle prime strofe del brano.
Stevie Wonder e Lionel Richie danno inizio alle prime strofe del brano.

Il testo, diciamolo francamente, non è proprio da premio pulitzer, ecco… Lo stesso ritornello “We are the world, we are the children” (Dylan e Springsteen hanno scritto testi molto più efficaci sugli ultimi della terra) risulta essere tra il retorico e il lezioso. Ma tra il coro, le voci che si alternano, il successivo video che mostra la registrazione della canzone, e anche solo per un fatto di orecchiabilità, il pezzo entra nelle radio, nelle case e nella testa di tutto il mondo.

La canzone vive, a parere di chi scrive, su alcuni scambi vocali leggendari e su alcune parti soliste che, anche se imperfette, risultano indimenticabili. Quincy Jones lavorò benissimo e unì voci completamente differenti e lontane tra loro: la stupenda voce pulita, limpida di Dionne Warwick, per esempio, si mischiò alla ruvidezza di Willie Nelson, unendo due galassie vocali, il country di Willie e la voce soul di Dionne, all’apparenza lontanissime.

Il "duetto" Springsteen-Wonder, uno dei momenti più iconici della registrazione del brano e del video promozionale.
Il "duetto" Springsteen-Wonder, uno dei momenti più iconici della registrazione del brano e del video promozionale.

La parte solista di Dylan invece è incerta: cantò quasi tremolante, come fosse alle prime armi… e come possiamo vedere nello splendido docufilm We are the world : la notte che ha cambiato il pop, prodotto da Netflix, solamente con l’aiuto di Stevie Wonder riesce a trovare il bandolo della matassa per l’interpretazione. Ray Charles interviene verso la fine della canzone e, con la sua interpretazione da profeta biblico, ci conduce verso un mondo dove tutto sarà più bello e giusto.

La parte però a nostro parere veramente incredibile è il duetto tra Wonder e Springsteen. Qui si vola verso vette altissime. I due sembrano due tennisti dalle caratteristiche completamente diverse, che stanno giocando una partita incredibile: Wonder usa la sua voce tecnicamente in modo magistrale, nessuna sbavatura, nessun calo, porta la canzone dove vuole lui… impeccabile, Springsteen gioca di potenza, come si dice in gergo (tennistico) “mangia il campo”, “serve” a 200 all’ora e non molla mai… insomma Federer contro Nadal. O, se preferite, Sinner contro Alcaraz.

Anche gli altri artisti si esprimono in maniera notevole, a partire chiaramente da Jackson, Richie, fino ad arrivare a una bravissima Cindy Lauper, che chiude la sua parte con un acuto incredibile.

L' "urlo" di Cindy Lauper durante la registrazione.
L' "urlo" di Cindy Lauper durante la registrazione.

Nei mesi successivi vennero alla luce anche alcuni problemi che sorsero quella notte.

Nelle ore precedenti alla registrazione del brano, Lionel Richie e Quincy Jones cercarono in tutti i modi di convincere Prince, che era all’apice del successo, a unirsi al supergruppo.

Prince non amava la canzone per nulla ed era poco propenso a unirsi ad altri artisti, propose quindi di registrare a parte un assolo di chitarra per il brano. La proposta fu scartata da Quincy Jones, affermando che il brano non avesse bisogno di assoli di chitarra.

Aspettarono comunque Prince tutta la notte, ma il folletto di Minneapolis non si presentò. Scrisse però una splendida canzone 4 the Tears in Your Eyes inclusa poi nell’album celebrativo uscito da lì a poco. Altra mancanza, ma questa volta per scelta, fu la non chiamata di Madonna all’evento. C’è da dire che la pop star era all’inizio della sua carriera e in quel momento Cindy Lauper le era superiore in termini musicali e di popolarità verso il pubblico. Lionel Ritchie, anni dopo affermò che non chiamare Madonna fu uno dei suoi più grandi errori.

Il singolo "We are The World" fu pubblicato in tutto il mondo dalla Columbia Records il 7 marzo 1985. Le prime 800.000 copie andarono a ruba nel giro di poche ore.
Il singolo "We are The World" fu pubblicato in tutto il mondo dalla Columbia Records il 7 marzo 1985. Le prime 800.000 copie andarono a ruba nel giro di poche ore.

Il 7 marzo 1985 il singolo uscì il tutto il mondo. E, pochi giorni dopo, vedendo il video della canzone su Dee Jay Television, un ragazzetto di quasi 12 anni entrò in un negozio di dischi e si comprò con i suoi risparmi il 45 giri, entrando definitivamente nel mondo della musica… e non uscendone più.

Il successo della canzone continua ancora oggi e We are the World è universalmente riconosciuta come una delle canzoni più famose di tutta la storia della musica.

Visto il successo di We are the world e della sua battistrada Do They know It’s Christmas?, pochi mesi dopo, il 13 Luglio 1985, Bob Geldof e Midge Ure organizzarono un doppio concerto di beneficenza per la popolazione etiope, in contemporanea tra Londra, al Wembley Stadium, e Philadelphia, al John Fitzgerald Kennedy Stadium.

Era il “Live Aid”.

Ma questa è un’altra storia…

Le firme di tutti gli artisti che presero parte all'iniziativa benefica "Usa for Africa".
Le firme di tutti gli artisti che presero parte all'iniziativa benefica "Usa for Africa".

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